sabato 21 maggio 2016

Corriere 21.5.16
I cuori solitari sono 11 milioni, il problema dell’Iran
di Antonella Baccaro

Diciannove divorzi ogni ora: un matrimonio su quattro che va in frantumi. Un tasso di natalità crollato da sette figli per donna a 1,5. Metà della popolazione tra i 18 e i 35 anni single, per un totale di 11 milioni di cuori solitari. Benvenuti nella Repubblica islamica dell’Iran, uno dei Paesi più giovani al mondo con una popolazione di 80 milioni di persone e un’età media di 28 anni, dove evidentemente nemmeno la religione e le regole sociali fanno più da argine alla disgregazione del modello di famiglia tradizionale.
Secondo quanto racconta il quotidiano Arman , l’appello rivolto due anni fa dall’ayatollah Ali Khamanei agli iraniani affinché si sposino e facciano figli, fino a diventare una popolazione di 150 milioni di persone nel 2050, è caduto nel vuoto. Al primo posto tra le cause del fenomeno c’è la crisi economica: l’alto livello di disoccupazione, l’inflazione e il caro-affitti scoraggiano la formazione delle coppie. Anche a Teheran i giovani restano a casa con i genitori.
Ma tutto questo non basterebbe a spiegare un fenomeno così diffuso destinato a spopolare il Paese e a produrre, a causa della crescita-zero, la scomparsa di 30 mila villaggi. Anche in Iran, malgrado le leggi islamiche, si sta diffondendo la convivenza, i rapporti tra uomini e donne si sono fatti sempre più possibili, liberi e labili. Al punto che il giornale Arman commenta che tra i giovani «manca il senso di responsabilità», considerati anche fenomeni come l’alcolismo e l’assunzione di droghe che stanno dilagando.
Come il governo cinese, alle prese con lo stesso problema, anche quello iraniano è preoccupato per la sorte della famiglia. Il viceministro degli Affari sociali Mohammad Hadi Ayazi ha una ricetta: corsi per preparare i giovani al matrimonio. Mentre Mahmoud Golzari, dirigente del ministero della Gioventù, propone di migliorare «l’atteggiamento della società verso il matrimonio, usando tutti i mezzi culturali a nostra disposizione, come film, libri, stampa e persino musica». Perché non hanno ancora sperimentato i miracoli della televisione.