Corriere 18.5.16
«Difetto di notifica» Slitta il maxi-processo a Vendola e ai Riva
di Michelangelo Borrillo
Più
di sei anni di indagini, 47 imputati, un migliaio di parti civili,
oltre 100 avvocati e un’intera città che aspetta di sapere se chi ha
inquinato dal 1996 al 2013 (gestione Riva) sarà condannato insieme a chi
avrebbe fatto poco o nulla per evitarlo, dai dirigenti d’azienda ai
politici. Ma dopo il repla y di parte dell’udienza preliminare a causa
di un vizio procedurale, il processo «ambiente svenduto» sull’Ilva è
stato aggiornato al 14 giugno prossimo per un difetto di notifica. Lo ha
deciso ieri la Corte di Assise di Taranto, presieduta dal giudice
Michele Petrangelo, dopo una camera di consiglio di oltre tre ore. A
presentare l’eccezione è stato l’avvocato Vincenzo Vozza per conto di
Cesare Corti, funzionario dell’Ilva: le notifiche erano arrivate al
vecchio difensore dell’imputato, che aveva invece eletto domicilio
presso Riva Fire. C’è ancora da attendere, quindi, per il più grande
maxi-processo italiano in tema ambientale dopo il rinvio a giudizio
disposto il 23 luglio 2015. Per «ambiente svenduto» dell’Ilva sono 44 le
persone fisiche e 3 le società (Ilva spa, Riva Fire e Riva Forni
Elettrici) alla sbarra. Ed è lunga la lista dei reati contestati,
dall’associazione per delinquere finalizzata al disastro ambientale fino
all’omissione di cautele sui luoghi di lavoro. Della famiglia Riva
saranno processati Nicola e Fabio, tra i politici anche l’ex presidente
della Regione Puglia Nichi Vendola. E il suo successore, Michele
Emiliano, si è presentato ieri a Taranto per ribadire la costituzione di
parte civile della Regione Puglia. «Bisogna sanare un’apparente
incongruità: l’impianto continua a funzionare, nonostante la
magistratura accusi i precedenti gestori di reati così gravi, grazie ai
decreti del governo che hanno “sospeso” le possibilità di tutelare la
salute dei tarantini. Ma fino a quando?».