Corriere 15.5.16
Clericali e anticlericali, due nemici invecchiati
risponde Sergio Romano
Di
fronte alla continua crescente ondata religiosa e buonista che — a mio
modesto avviso — contribuisce all’agonia dell’Occidente, mi piacerebbe
sapere dove è andato a finire l’anticlericalismo che, sia pure in
piccola parte, contribuì al nostro Risorgimento e all’Unità d’Italia.
Franco Federici barbutibenny@yahoo.com
Caro Federici,
Q
uello che lei chiama «buonismo» non ha necessariamente radici
religiose. In molti casi è un fenomeno sociale legato all’importanza che
i diritti umani hanno progressivamente assunto nelle società
contemporanee. I suoi volti sono numerosi. Esistono gruppi pacifisti,
anticolonialisti, antirazzisti, terzomondisti, ambientalisti, spesso
legati da una comune diffidenza per le grandi istituzioni tradizionali,
fra cui anche le Chiese. L’anticlericalismo, invece, è una corrente
sociale e politica dell’Ottocento radicale, molto presente allora in
ambienti repubblicani, socialisti e massonici. Il suo nume tutelare è
anzitutto Voltaire, ma anche Giordano Bruno, celebrato dalla massoneria
italiana con un monumento nella piazza romana di Campo dei Fiori in cui
il volto imbronciato e incappucciato del frate filosofo è rivolto verso
San Pietro. Il monumento fu inaugurato nel 1889. Otto anni prima, nel
luglio del 1881, quando la salma di Pio IX, morto nel 1878, fu traslata
nottetempo nella basilica di San Lorenzo, gruppi di anticlericali
dettero l’assalto al corteo funebre e cercarono di impadronirsi del
feretro per gettarlo nel Tevere.
Tutto questo, caro Federici, mi
sembra essere storia di altri tempi. Durante la Grande Guerra il
generale Capello era massone e il Comandante Supremo, Luigi Cadorna, era
figlio di Raffaele, il generale che comandò i bersaglieri a Porta Pia,
nel settembre del 1870. Ma fra le persone del suo seguito, a Udine, vi
era spesso padre Semeria, un sacerdote in odore di modernismo con cui il
comandante supremo aveva una particolare familiarità. Un duro colpo
all’anticlericalismo italiano fu inferto dalla Conciliazione del 1929,
quando Mussolini divenne, secondo una famosa definizione di Pio XI,
l’uomo «inviato dalla Provvidenza». E ancora più decisivo fu il colpo
dato all’anticlericalismo dal «Vaticano II», il Concilio voluto da
Giovanni XXIII che fu un tardivo riconoscimento della rivoluzione
modernista, condannata da Pio X, cinquantacinque anni prima, con
l’Enciclica «Pascendi dominici gregis».
Da allora la Chiesa è
molto cambiata. Questo non le ha impedito di assumere posizioni
fortemente criticate e contestate dalla società laica, soprattutto in
questioni che attengono al diritto di famiglia. Ma il vecchio
clericalismo e il vecchio anticlericalismo appartengono egualmente al
passato.