domenica 15 maggio 2016

Corriere 15.5.16
Il mercato del lavoro sconfitto dall’innovazione
di Danilo Taino

Va bene: abbiano stabilito che robot e intelligenza artificiale possono battere i campioni del mondo, umani, di scacchi e di go. Un turbamento forse maggiore, però, lo stanno provocando nel mercato del lavoro, anch’esso umano. Ci sono due grafici tratti dalle statistiche del Department of Labor degli Stati Uniti che creano un dubbio e la conseguente discussione fondamentali per cercare di capire il nostro futuro. Il primo mette a confronto la produttività e la media dei salari manifatturieri e crea un indice stabilito per entrambe uguale a cento nel 1970 . Si nota che dalla fine della seconda guerra mondiale la produttività e i salari crescono perfettamente in parallelo, da 50 a 110 nel 1973 . Poi, iniziano a divergere drasticamente. La produttività nei maggiori settori dell’economia supera 210 nel 2010 . Dal 1973 in poi, invece, i salari dei produttori di beni rimangono praticamente costanti e nel 2010 l’indice li pone a 105 .
Il secondo grafico riguarda il tasso di partecipazione alla forza lavoro manifatturiera. Nel 1948 era del 58,6% ed era allo stesso livello alla fine del 1964 . Poi ha iniziato a salire, fino a un massimo del 67,3% nell’aprile 2000 . Da allora è calata fino al 62,9% dello scorso febbraio. Succede cioè che la produzione di beni americana è al massimo storico di circa 2.100 miliardi di dollari (dato 2014 ). L’occupazione, sempre tra i produttori di beni, è invece crollata, soprattutto dal 2000 ma già dagli anni Ottanta: siamo attorno ai 12,5 milioni di lavoratori contro gli oltre 19 milioni di fine anni Settanta, un numero inferiore ai 13 milioni del 1948 quando la produzione era di soli 400 miliardi di dollari. Da oltre 30 anni, alla crescita della ricchezza prodotta corrisponde cioè una caduta degli occupati.
Le due statistiche sollevano il dubbio che oggi le innovazioni distruggano, come è sempre successo, i vecchi lavori ma che, a differenza che nelle rivoluzioni tecnologiche del passato, non li sostituiscano più, o comunque molto meno, con la creazione di nuovi. Potremmo essere arrivati a una cosiddetta fase di transizione, come quella dell’acqua che, riscaldata, aumenta la temperatura (crea lavoro) fino a cento gradi ma poi si trasforma in vapore (e i posti volano via) — ha notato di recente Moshe Vardi, un docente di Scienza dei computer. Non è detto che sia così. Ma questo è uno dei grandi interrogativi del futuro. Per gli umani.