mercoledì 11 maggio 2016

Corriere 11.5.16
Indagine sulla regista assassinata nella Sarajevo occupata dai nazisti
di Ranieri Polese

Sarajevo, estate 1943. Mentre si prepara un’operazione militare contro i partigiani che accerchiano la città (è l’operazione Schwarz, cui partecipano l’esercito tedesco, l’esercito croato e bande sanguinarie di ustascia), un duplice delitto rischia di sconvolgere i piani dell’alto comando. Nuda, distesa sul letto nella sua villa sulle colline, viene trovata morta Maria Vukic, giornalista fotografa regista di cinema, una bellissima donna che i croati chiamano «la nostra Leni Riefenstahl». In una stanza accanto giace il cadavere di un ufficiale tedesco. Le indagini vengono spartite fra la polizia locale e i servizi di controspionaggio del Reich. I poliziotti di Sarajevo vogliono subito chiudere il caso, addossando le colpe a un sospetto comunista. Ma il capitano Gregor Reinhardt, incaricato delle indagini, non ci sta. La donna, fanaticamente devota al dittatore Ante Pavelic, intratteneva relazioni con generali tedeschi: forse il movente e l’esecutore del delitto vanno ricercati fra loro, anche se questo comporterà troppi rischi.
L’uomo di Berlino di Luke McCallin (Baldini & Castoldi) racconta la pericolosa indagine di Reinhardt, la prima, visto che ormai, in Inghilterra, è uscito il seguito ( The Pale House , 2014) ed è già annunziato per dicembre prossimo il terzo titolo.
Ex combattente pluridecorato nella guerra del 1914, dopo la sconfitta Gregor Reinhardt si è arruolato nella polizia di Berlino. Poi, quando Hitler ha preso il potere e ha imposto a tutti i suoi metodi e i suoi uomini, Reinhardt ha preferito tornare all’esercito come ufficiale del servizio informazioni, confidando nella parziale indipendenza della Wehrmacht dall’oppressivo controllo nazista. Così ha seguito l’avanzata tedesca sui vari fronti. Da poco ha perso la moglie, morta di tumore, e del figlio, che combatteva a Stalingrado, non ha più notizie. Lui, Gregor, non ha più speranze né voglia di vivere. Eppure non si sottrae al dovere di scoprire la verità, qualunque essa sia e qualunque sia il prezzo che costerà scoprirla. A Sarajevo, dove lo impiegano negli interrogatori dei partigiani catturati, vive male, si sente addosso lo sguardo di odio della gente del posto, è il tedesco, il nemico, anche se lui si rifiuta di usare i metodi delle SS e non tortura i prigionieri. Ma questo lo rende sospetto, gli ustascia e le guardie croate lo disprezzano, le SS non si fidano di lui.
Anche la città, soffocata dalla calura, ha un aspetto ostile. Fra i ricordi della Prima guerra — si riconosce ancora il punto vicino al ponte dove Gavrilo Princip sparò contro l’arciduca d’Austria — e il clima pesante dell’occupazione, Sarajevo assomiglia a un incubo. Solo il senso del dovere del bravo poliziotto permette al capitano Reinhardt di portare in fondo la sua indagine. Ma il viaggio verso un futuro meno orrendo per lui è solo agli inizi.
Sarajevo nel lugubre anno 1943 è la scelta originale dello scrittore Luke McCallin che con bravura racconta una città sull’orlo della catastrofe (dispiace che la traduzione italiana, pur buona, ci proponga una toponomastica al limite del ridicolo, facendoci passare per Kvaternik Street o King Alexander Street, decisamente irreali in Bosnia). Con la percezione di un crollo imminente — Stalingrado è perduta, inglesi e americani sono sbarcati in Sicilia e Mussolini è stato arrestato —, il malinconico Reinhardt comincia a pensare che forse solo accelerando la fine del regime l’incubo potrà finire. Appartiene, Reinhardt, alla famiglia dei tedeschi buoni, personaggi di un sottofilone del noir, quello ambientato negli anni di Hitler. Sono ufficiali dell’esercito, come il maggiore Grau de La notte dei generali , il bestseller del tedesco Hans Hellmut Kirst, 1962 (cinque anni dopo divenne un film con Omar Sharif e Peter O’Toole), o il capitano Martin Bora dei romanzi dell’italoamericana Ben Pastor. C’è poi il detective privato Bernhard Gunther, protagonista dei libri dell’inglese Philip Kerr (ma anche il poliziotto Xavier March del fantapolitico Fatherland di Robert Harris).
Disgustati tutti dalla bestialità nazista, a un certo punto si incontreranno con gli ufficiali della Wehrmacht che animano un movimento di opposizione a Hitler. Quello che sfocerà nel fallito attentato del 20 luglio 1944. Le tenebre del Terzo Reich riprenderanno il sopravvento, e per quelli come Gregor Reinhardt tutto sarà ancora più difficile.