martedì 10 maggio 2016

Corriere 10.5.16
«Effetto trivelle» Nei sondaggi crescono i no alla consultazione
di Virginia Piccolillo

ROMA Ne sanno poco. Ma sono sempre più sensibili alle ragioni del «no». Gli italiani sono ancora indecisi se confermare o bocciare la riforma costituzionale di Matteo Renzi. E i sondaggisti cauti. Troppe le incognite capaci di influenzare il voto. «L’elettorato è ancora troppo distratto», secondo Nando Pagnoncelli di Ipsos. «Ogni stima è prematura», secondo Fabrizio Masia di Emg, spesso su La7 . Chi si lancia, individua una tendenza: sono aumentati i contrari. Secondo Roberto Weber, di Swg, «mentre all’inizio i sì erano superiori di 8-10 punti, in questo mese c’è stato il sorpasso dei no». Conferma l’Ixè che dà i sì al 48% e i no al 52%. Una «crescita che sembra risultare» anche ad Alessandra Ghisleri di Euromedia research: «È troppo presto per dirlo. Ma nell’ultima rilevazione i sì erano al 48,1% e i no al 51,9%». Secondo Paolo Natale, docente di Sociologia politica alla Statale di Milano, il punto è che «finora era informato sul referendum di più chi voleva votare sì. Dopo le trivelle la situazione è cambiata di 10-12 punti di differenza. Anche se attualmente mi risulta che ancora i sì siano al 53% e i no al 47. Se poi dovesse esserci una sconfitta del Pd alle elezioni potrebbe crescere la voglia di “spallata”». Ne fa una questione di affluenza Antonio Noto, direttore di Ipr marketing. «I favorevoli alla riforma sono il 60%, ma non tutti pensano di andare al seggio. Se a votare andasse più del 54% di elettori (sopra la media delle Amministrative) vincerebbe il «sì» con il 53%. Se andasse la metà ci sarebbe un testa a testa. Con meno votanti, invece, vincerebbero i no». Molti individuano come dirimente la sfida di Matteo Renzi, che sta personalizzando il referendum.
Lo spiega Pietro Vento di Demopolis: «Attualmente il 54% voterebbe sì. Ma un italiano su 5 non ne sa nulla. E un terzo ne ha sentito parlare solo genericamente. Se poi la riduzione dei senatori piace all’88%, il Senato con i consiglieri regionali non piace a 3 su 4». Ma Renzi che ci mette la faccia aiuta? «È un rischio, visto che la fiducia, come sempre accade, è scesa dal 50% al 35-40%. La partita, dunque, si giocherà molto sulla comunicazione».