martedì 10 maggio 2016

Corriere 10.4.15
Quando la sinistra applaudiva i togati per le crociate contro Berlusconi
di Pierluigi Battista

Il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino Armando Spataro si chiede come mai oggi faccia tanto scalpore la scelta dei magistrati di militare, anche con veemenza polemica, per il no referendario sulla riforma costituzionale, mentre analogo divieto non fu reclamato nel 2006, quando si doveva bocciare la riforma costituzionale targata Berlusconi. Sul come mai, ciascuno può trarre le sue conclusioni. Però bisognerebbe sapere che poche proteste si alzarono quando Magistratura democratica, corrente politica dei magistrati in attività, disse veementemente la sua sui tentativi di abolizione dell’articolo 18 quando la sinistra era contro l’abolizione dell’articolo 18. Quando Magistratura democratica nell’autunno del ’94 protestò veementemente contro la riforma delle pensioni proposta dal centrodestra, primo passo per «lo smantellamento dello Stato sociale». Quando Magistratura democratica prese posizione persino sul referendum alla Fiat di Pomigliano d’Arco. E sempre nel nome della difesa della Costituzione offesa, stravolta, violentata.
Nel 2006, poi, il «pronunciamento» dei magistrati contro la riforma berlusconiana assunse i toni di una crociata. Presidente del comitato «Salviamo la Costituzione» era Oscar Luigi Scalfaro. Un altro ex presidente appena uscito dal Quirinale, Carlo Azeglio Ciampi, prese posizione per una riforma che portava l’Italia democratica «fuori dalle regole» con la «smania di liquidare tutto». Ma il bersaglio allora era Silvio Berlusconi, non Matteo Renzi. E la sinistra non trovava così scandaloso che i magistrati partecipassero a una crociata con due presidenti emeriti in prima fila.
Eppure l’intera Magistratura democratica nel 2006 aderì all’iniziativa per «Ricucire la Costituzione» sbranata dal governo di centrodestra. Un giudice di Cassazione come Domenico Gallo parlava di «dittatura del capo del governo» con una riforma che addirittura provocava l’uscita dell’Italia «dalle esperienze delle democrazie occidentali». In un convegno padovano dei «Giuristi democratici» Gallo e altri magistrati paventavano l’avvento di «un nuovo ordinamento autocratico»: autocratico, addirittura. Si sbeffeggiavano i testi vergati da «saggi del livello dell’ex ministro Calderoli». Il Procuratore della Repubblica Pietro Calogero denunciava indignato che «il bicameralismo, principio cardine della democrazia», venisse soppiantato da un monocameralismo tipico di «uno Stato autoritario»: niente di nuovo sotto il sole del 2016, dieci anni dopo. Calogero accusava le nefandezze di «un sistema tracotante»: nefandezze compiute dalla politica. Poche voci si alzarono per eccepire che un magistrato usasse espressioni così dure nei confronti del «tracotante» sistema politico. Del resto nel ’97 si riteneva assolutamente naturale che un magistrato prestigioso come Gherardo Colombo bollasse come «Bicamerale dei ricatti» quella che, per volontà di Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi, in sede parlamentare doveva scrivere riforme di rilievo costituzionale.
Ma nel 2006, la fantasia referendaria ebbe briglia sciolta. Magistrati titolati parteciparono a fiaccolate per il no come «nuova Resistenza», a manifestazioni con titoli suggestivi come «Parole, musica e Costituzione», a recital con poesie dedicate «ai primi 12 articoli della Costituzione» con Giovanni Puliatti dell’Associazione nazionale magistrati, Ferdinando Imposimato con una lunga carriera politica alle spalle ma che poi rientrerà nei ranghi della magistratura come giudice della Suprema corte di cassazione e che tuonava contro la democrazia «sfigurata», con Alessandro Nencini, un magistrato di valore e di esperienza che peraltro come presidente della Corte d’assise di appello di Firenze chiederà la condanna di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’assassinio della povera Meredith e l’onnipresente Franco Ippolito leader di Magistratura democratica. La stessa Magistratura democratica che addirittura promosse nei lontani anni Settanta referendum con i Radicali contro i reati d’opinione. Magistrati come Elena Paciotti leader dell’Anm che si battè contro un altro referendum indetto dai Radicali. E nel 2016 non è più vietato vietare?