Corriere 10.4.15
Quando la sinistra applaudiva i togati per le crociate contro Berlusconi
di Pierluigi Battista
Il
procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino Armando
Spataro si chiede come mai oggi faccia tanto scalpore la scelta dei
magistrati di militare, anche con veemenza polemica, per il no
referendario sulla riforma costituzionale, mentre analogo divieto non fu
reclamato nel 2006, quando si doveva bocciare la riforma costituzionale
targata Berlusconi. Sul come mai, ciascuno può trarre le sue
conclusioni. Però bisognerebbe sapere che poche proteste si alzarono
quando Magistratura democratica, corrente politica dei magistrati in
attività, disse veementemente la sua sui tentativi di abolizione
dell’articolo 18 quando la sinistra era contro l’abolizione
dell’articolo 18. Quando Magistratura democratica nell’autunno del ’94
protestò veementemente contro la riforma delle pensioni proposta dal
centrodestra, primo passo per «lo smantellamento dello Stato sociale».
Quando Magistratura democratica prese posizione persino sul referendum
alla Fiat di Pomigliano d’Arco. E sempre nel nome della difesa della
Costituzione offesa, stravolta, violentata.
Nel 2006, poi, il
«pronunciamento» dei magistrati contro la riforma berlusconiana assunse i
toni di una crociata. Presidente del comitato «Salviamo la
Costituzione» era Oscar Luigi Scalfaro. Un altro ex presidente appena
uscito dal Quirinale, Carlo Azeglio Ciampi, prese posizione per una
riforma che portava l’Italia democratica «fuori dalle regole» con la
«smania di liquidare tutto». Ma il bersaglio allora era Silvio
Berlusconi, non Matteo Renzi. E la sinistra non trovava così scandaloso
che i magistrati partecipassero a una crociata con due presidenti
emeriti in prima fila.
Eppure l’intera Magistratura democratica
nel 2006 aderì all’iniziativa per «Ricucire la Costituzione» sbranata
dal governo di centrodestra. Un giudice di Cassazione come Domenico
Gallo parlava di «dittatura del capo del governo» con una riforma che
addirittura provocava l’uscita dell’Italia «dalle esperienze delle
democrazie occidentali». In un convegno padovano dei «Giuristi
democratici» Gallo e altri magistrati paventavano l’avvento di «un nuovo
ordinamento autocratico»: autocratico, addirittura. Si sbeffeggiavano i
testi vergati da «saggi del livello dell’ex ministro Calderoli». Il
Procuratore della Repubblica Pietro Calogero denunciava indignato che
«il bicameralismo, principio cardine della democrazia», venisse
soppiantato da un monocameralismo tipico di «uno Stato autoritario»:
niente di nuovo sotto il sole del 2016, dieci anni dopo. Calogero
accusava le nefandezze di «un sistema tracotante»: nefandezze compiute
dalla politica. Poche voci si alzarono per eccepire che un magistrato
usasse espressioni così dure nei confronti del «tracotante» sistema
politico. Del resto nel ’97 si riteneva assolutamente naturale che un
magistrato prestigioso come Gherardo Colombo bollasse come «Bicamerale
dei ricatti» quella che, per volontà di Massimo D’Alema e Silvio
Berlusconi, in sede parlamentare doveva scrivere riforme di rilievo
costituzionale.
Ma nel 2006, la fantasia referendaria ebbe briglia
sciolta. Magistrati titolati parteciparono a fiaccolate per il no come
«nuova Resistenza», a manifestazioni con titoli suggestivi come «Parole,
musica e Costituzione», a recital con poesie dedicate «ai primi 12
articoli della Costituzione» con Giovanni Puliatti dell’Associazione
nazionale magistrati, Ferdinando Imposimato con una lunga carriera
politica alle spalle ma che poi rientrerà nei ranghi della magistratura
come giudice della Suprema corte di cassazione e che tuonava contro la
democrazia «sfigurata», con Alessandro Nencini, un magistrato di valore e
di esperienza che peraltro come presidente della Corte d’assise di
appello di Firenze chiederà la condanna di Amanda Knox e Raffaele
Sollecito per l’assassinio della povera Meredith e l’onnipresente Franco
Ippolito leader di Magistratura democratica. La stessa Magistratura
democratica che addirittura promosse nei lontani anni Settanta
referendum con i Radicali contro i reati d’opinione. Magistrati come
Elena Paciotti leader dell’Anm che si battè contro un altro referendum
indetto dai Radicali. E nel 2016 non è più vietato vietare?