sabato 9 aprile 2016

Repubblica 9.4.16
Emanuele Macaluso, ex direttore dell’Unità
“Si è circondato soprattutto di fedelissimi, e ora è privo di una classe dirigente all’altezza”
“La svolta non c’è stata, ma Matteo resta senza rivali”
L’ex parlamentare Pci vede il governo in difficoltà: “Ma i Cinque Stelle non finiranno a Palazzo Chigi”
intervista di Concetto Vecchio

ROMA. Emanuele Macaluso, Matteo Renzi è in difficoltà?
«È evidente. Vedo due motivi. In primo luogo è che ha messo troppa carne al fuoco, e ora questa carne o si è bruciacchiata o è rimasta cruda. In secondo luogo sta emergendo la pochezza della classe dirigente di cui si è circondato».
Si riferisce al caso Guidi?
«È stata nominata ministra solo per garantirsi il consenso della Confindustria, senza valutare bene se davvero aveva la personalità giusta per reggere l’incarico».
Cosa rivela sul governo lo scandalo di Potenza?
«Temo che Gianluca Gemelli non sia un incidente di percorso, ma la spia di un sistema. L’assenza di un partito strutturato alla lunga favorisce la scalata degli arrampicatori ».
Renzi le metterebbe in fila tutte le riforme approvate. Non ha ragione?
«Gliele riconosco. Ci ha messo molta energia. Era giusto scuotere il Paese, però noto che ora è soprattutto la parte dell’opinione pubblica che aveva sostenuto questo sforzo ad essere più delusa. Una vera svolta nei fatti non c’è stata. Prenda la storia del consulente del ministero Pastena che si vanta con Gemelli di poter ricattare Delrio con le foto dei mafiosi: tramanda l’immagine di un sottobosco più vivo che mai».
Quindi il premier rischia un logoramento irreversibile?
«No, può invertire la rotta. Penso che lo farà. Non c’è in nuce, né dentro il Pd, né fuori, una reale alternativa. Non ha rivali ».
I Cinque Stelle non sono rivali temibili?
«Ma nessuno può davvero pensare che siano in grado di governare l’Italia».
Di Maio non potrebbe essere l’anti-Renzi?
«No, non ne ha la statura».
Che consigli darebbe a Renzi su come uscirne?
«Lui non accetta consigli da nessuno, figuriamoci da me».
E allora come se ne esce?
«Il presidente del Consiglio è ancora convinto che la sua leadership sia sufficiente per mantenere il consenso elettorale, prescindendo dalle reali capacità dei suoi collaboratori».
D’accordo, ma cosa deve fare?
« Fare squadra. Ricostruire il partito. Dotarsi di una classe dirigente competente. Riallacciare un rapporto con la cultura. Riavviare un dialogo con il sindacato. Basta con quelli che dicono sempre sì, scelti in base alla fedeltà».
Non sono tutte ricette novecentesche?
«Guardi, io penso che la continua polemica con il sindacato alla fine abbia alienato le simpatie di un vasto mondo del lavoro che pure aveva salutato la sua ascesa con simpatia. Un conto è essere critici, un altro è usare l’elogio a Sergio Marchionne per delegittimare i sindacati tout court».
I guai della ministra Boschi possono rappresentare il prossimo problema?
«No, fintanto che non sarà dimostrato che ha operato concretamente per garantire il padre».