sabato 9 aprile 2016

La Stampa 9.4.16
Il momento cruciale del premier
Si gioca la scommessa-modernità
Il premier ha tutto l’interesse a mostrarsi tranquillo e pure un po’ spavaldo, com’è nel suo Dna. Vuole che la situazione appaia sotto controllo. Eppure, troppo sereno Renzi non può essere: al posto suo nessuno lo sarebbe, visto cosa sta venendo a galla.
di Ugo Magri

L’inchiesta di Potenza è un giacimento da dove ogni giorno vengono estratti, invece che gas o petrolio, personaggi del sottobosco o di governo.
E per quanto la consistenza dei sospetti sia ancora tutta da dimostrare, l’intreccio di lobbismo e affari rischia di avere un impatto serio sui sentimenti della gente. Potrebbe dare munizioni a chi cavalca cinicamente la protesta. Il voto sulle trivelle, tra otto giorni, sarà un termometro degli umori collettivi. Proprio per questo, non è detto che aver rinviato al 19 aprile il dibattito sulla sfiducia sia stata una brillante idea. La tribuna del Parlamento avrebbe fornito a Renzi la possibilità di parlare solennemente all’Italia, di rivolgersi già prima del referendum a quella parte del Paese che condivide il suo progetto (o non vede alternative rassicuranti) ma è dubbiosa e inquieta. Che condivide l’importanza di competere, approva le grandi opere strategiche e sottoscrive l’impegno anche personale del premier, dall’energia alle infrastrutture. Ma si domanda come sarà possibile evitare in futuro che la politica sia preda delle lobby, vittima di altri scandali, di nuovi cortocircuiti tra affari e potere, col risultato che poi toccherebbe alla magistratura entrare a gamba tesa nel solito discusso ruolo di supplenza. Siamo in un passaggio politicamente delicato non solo per i contraccolpi imprevedibili delle inchieste, ma perché in gioco c’è il progetto di modernità che Renzi considera il suo tratto vincente.
Di quanto sia decisivo raccogliere questa sfida il premier, a quanto si sa, è pienamente consapevole. Non solo lui. La delicatezza del momento è presente a tutti i livelli. Prova ne sia la visita di Renzi al Colle, giovedì scorso. Per quanto poco pubblicizzato, quel colloquio è la spia che siamo a un passaggio politico niente affatto banale, e che il raccordo istituzionale avrà un peso importante. Oggetto della riflessione tra Sergio Mattarella e il capo del governo non può essere stata soltanto una rassegna notarile dei possibili candidati alla poltrona dello Sviluppo, dopo le dimissioni di Federica Guidi. Il discorso è volato più alto. Renzi sa di avere nel Presidente un interlocutore che in tutti i suoi discorsi pubblici e privati colloca sempre al primo posto la stabilità politica. Che considera senza alternative affrontare i prossimi mesi con enorme prudenza, visto che l’Europa precipiterà in un mare di incertezza. Francia e Germania si troveranno in campagna elettorale, il Regno Unito sarà alle prese con la Brexit e la Spagna è un punto interrogativo. Guai se l’Italia si facesse trascinare nel gorgo.