Repubblica 9.4.16
L’attacco di Renzi ai pm “Stop alle intercettazioni serve una nuova legge”
Il premier: “Inaccettabile per la sicurezza che si intercetti il capo della Marina militare”
Duro sfogo del premier in consiglio dei ministri sulle toghe di Potenza. Orlando: subito il testo del Senato
di Goffredo De Marchis e Emanuele Lauria
ROMA.
Adesso è tutto più chiaro. Matteo Renzi Renzi gioca a carte scoperte e
l’irritazione manifesta dei primi giorni si trasforma in un duro sfogo
contro la magistratura o meglio contro la Procura di Potenza.
L’occasione è il consiglio dei ministri convocato per approvare il Def.
Nel mirino ci sono le intercettazioni sul caso Tempa Rossa, «una vicenda
condotta in modo incredibile con pezzi dell’inchiesta fatti filtrare un
po’ alla volta». E l’audizione dei pm con il ministro delle Riforme
Maria Elena Boschi. «Un attacco a tutto il Parlamento. Due testimoni
interrogati prima degli arrestati, una cosa assurda. Non è accettabile
che i magistrati convochino un ministro esercitando una sorta di
sindacato sull’azione legislativa».
Il nervo è scoperto. Lo si era
ben capito nei passaggi precedenti, con attacchi e retromarcia. Ora
tutto è più illuminato nella sala di Palazzo Chigi dove Renzi prende la
parola per primo. «Non si può più andare avanti così. Ci sono elementi
di inopportunità politica e istituzionale. E ci sono intercettazioni che
hanno a che fare con la vita privata senza alcun nesso con
l’inchiesta». Attacca a testa bassa, consapevole che l’inchiesta di
Potenza è stata un colpo pesante per il governo e rappresenta una delle
fasi più delicate del suo mandato. L’indagine lucana viene demolita,
quasi pezzo per pezzo. «Intercettare il capo della Marina rappresenta un
pericolo per la sicurezza nazionale. Non solo. Diffondere quelle
conversazioni nel bel mezzo di una crisi internazionale peggiora la
situazione». I ministri ascoltano. Renzi li invita a tenere il profilo
basso, di non alzare i toni con la magistratura. Ma lui non segue il
consiglio. Chiede una reazione: «Ora le cose devono cambiare », dice
concludendo lo sfogo.
Sono parole che chiamano in causa il
Guardasigilli Andrea Orlando. Il ministro della Giustizia condivide,
occorre accelerare. Spiega anche che questo sarebbe il momento migliore
per farlo. «Tante procure hanno adottato un codice di autodisciplina
sulle intercettazioni. Lo ha fatto Spataro, lo ha fatto Pignatone...».
Due magistrati tra i più conosciuti a capo di procure importanti come
Torino e Roma. Insomma, spiega Orlando, questa è l’occasione per una
riforma condivisa, senza strappi con la magistratura. Però non basta.
Non basta lamentarsi che «scappano conversazioni private da tutte le
parti mentre la riforma è ferma al Senato da otto mesi. Non basta dire
che i processi devono essere più veloci quando il processo breve è
bloccato a Palazzo Madama sempre da otto mesi». È un richiamo, quello
del Guardasigilli, anche agli equilibri del governo, al veto dell’Ncd
sulla prescrizione.
Ma la revisione di un sistema non argina
quello che emerge da Potenza e gli effetti sul governo. «Trovo
gravissimo anche il dossieraggio contro Delrio», dice Renzi che ha ben
chiari i rischi che sta correndo l’esecutivo con gli atti dei pm lucani:
ministri contro, fazioni, liti. Anche per questo bisogna andare cauti
con alcune nomine sollecitate dai dicasteri. La ministra della Difesa
Pinotti vorrebbe sostituire subito l’ammiraglio De Giorgi e avviare così
il risiko delle nomine nelle poltrone della sicurezza. Ma Renzi difende
pubblicamente il capo della Marina e sembra deciso ad attendere.
La
polemica, intorno alle indagini su affari e petrolio, comunque non si
arresta e in Parlamento raggiunge toni mai così aspri. I 5stelle
chiedono le dimissioni dell’intero governo additando «una nuova
Tangentopoli» e scrivono a Mattarella chiedendo di essere ricevuti con
urgenza. La speranza è dare un colpo prima del referendum sulle
trivelle. Il Pd passa alle vie giudiziarie e denuncia per diffamazione
Carlo Sibilia, membro del direttorio pentastellato, «per le gravissime
dichiarazioni rilasciate nei confronti di chi riveste ruoli
istituzionali ». Il riferimento è alla frase di Sibilia: «Nessuna
differenza fra ministri e camorristi».
Chiede di essere sentito
dai pubblici ministeri il Capo di stato maggiore della Marina Giuseppe
De Giorgi. Lo stesso fa Gemelli, l’ex compagno di Federica Guidi. Ma le
parole di Gemelli «sull’Antimafia che fa schifo» e sulla Borsellino «da
eliminare» hanno suscitato sdegno. La figlia di Paolo Borsellino, il
giudice ucciso dalla mafia nel 1992, dice di non volere commentare
«parole meschine» ma a chi le sta vicino racconta tutta la sua
insofferenza: «Non capisco perché mi continuino a mettere in mezzo».