Repubblica 8.4.16
Roma, anche il debito è eterno
Dal sindaco Nathan alle Olimpiadi ’60 il buco da 12 miliardi che affonda Roma
Tasse non riscosse, condoni edilizi arretrati e lo scandalo Affittopoli che risale agli anni ’80
di Laura Serloni
ROMA.
Il peso della Storia portato con orgoglio, la zavorra dei debiti che ne
devasta l’immagine e i conti. E quei crediti milionari che Roma non
riesce a incassare sin dai tempi del maxi-condono del 1985, anno in cui
sulla poltrona da sindaco era seduto Ugo Vetere, il comunista
galantuomo. Un mare magnum di segni meno che ha trasformato la macchina
del Campidoglio in un carrozzone monstre: un miliardo di euro ancora da
versare ai proprietari dei terreni che furono espropriati per realizzare
il Villaggio Olimpico dei Giochi del 1960, o per le centinaia di
acquisizioni sottoscritte per costruire lo Sdo di Pietralata, il sogno
degli anni ‘50 di un quartiere del business ancora mai realizzato. Può
sembrare paradossale, ma il 43% dei creditori che furono titolari di
quei fazzoletti di terra è ancora ignoto.
E poi ci sono i milioni
di euro ancora da incassare: da quelli per le pratiche di condono
edilizio del 1985, ancora in gran parte da lavorare, ai 72 milioni di
Ici mai pagata (fin dagli Novanta) dall’Ater, l’azienda che gestisce le
42mila case popolari del Comune. «Quando ci siamo insediati — ricorda
Walter Veltroni, che la città l’ha guidata dal 2001 al 2008 — ci siamo
accorti che c’erano ancora da saldare debiti legati a Nathan sindaco».
Un salto nel 1907, più di un secolo fa, quando Roma era racchiusa nel
perimetro di quella che oggi è la “città storica”: fuori era terreno di
caccia per i briganti e le pecore al pascolo.
Un buco nero da 12
miliardi di euro solo di debito pregresso le cui origini risalgono,
almeno in parte, ai primi anni del Novecento. Un deficit accumulato
senza sosta da sindaci di destra e di sinistra. E nell’elenco dei
capitoli di spesa che hanno ipotecato i bilanci della capitale d’Italia
ci sono i progetti delle grandi opere, compiute o meno, gli sprechi
dovuti alla mala gestione del patrimonio immobiliare, con appartamenti
vista Colosseo affittati a 10 euro al mese, fino ai tributi non pagati
dal Vaticano enon solo.
Un debito che però potrebbe nascondere
anche altre inquietanti verità, perché «una rappresentazione esaustiva
della situazione finanziaria da risanare antecedente al 2008 non c’è». A
denunciarlo è stata Silvia Scozzese, commissario straordinario per il
piano di rientro del debito. Troppe le incertezze, le partite non ancora
chiuse che non permetterebbero di valutare con precisione l’entità del
deficit. E come ciliegina sulla torta i creditori fantasma: «Per il 43%
delle posizioni presenti nel sistema informatico del Comune di Roma non è
stato individuato direttamente il soggetto creditore», confessa
Scozzese.
La situazione è kafkiana, ma reale: il Campidoglio è
indebitato, ma non sa con chi. Il caso degli espropri è emblematico.
«Roma deve ancora pagare i terreni espropriati nel 1957 per la
costruzione del Villaggio Olimpico», buttò lì en passant, negli a
margine di un convegno, l’ex sindaco Ignazio Marino, a testimonianza del
fatto che i mali di Roma partono da lontano. E più precisamente da
quando il Comune iniziò l’esproprio dietro indennizzo dei terreni in
vista delle Olimpiadi, per costruire gli impianti e le strutture di
accoglienza. Da quel momento è stata una girandola di acquisizioni,
andata avanti per decenni, per costruire interi quartieri di case
popolari: una trafila che si è progressivamente aggrovigliata in una
ridda di ricorsi, eredità e decessi. Fa scuola il caso di Tor Bella
Monaca con i pronipoti del conte Vaselli, proprietari dei terreni, che
solo poco tempo fa hanno chiuso un contenzioso milionario che risaliva
agli anni ‘80, ai tempi del sindaco Luigi Petroselli. E non si può non
ricordare il Sistema direzionale orientale, meglio conosciuto come Sdo:
centinaia di espropri per il maxi-progetto da 800 milioni di euro che
avrebbe dovuto trasformare i quartieri di Tiburtina e Pietralata nel
nuovo polo del business con uffici pubblici, università e ministeri.
L’idea risale agli anni ‘50, ma nel 2016 si stanno ancora eseguendo i
sondaggi archeologici nell’area.
Aprire le porte dell’Ufficio
condoni è un po’ come scoperchiare il vaso di Pandora. Sono 240mila le
pratiche ancora da lavorare per la sanatoria degli abusi edilizi: la
maggior parte degli arretrati risale al 1985, ma ancora completamente
chiuse nei cassetti ci sono le 50mila richieste del 2013. Cosa è
successo? Gli uffici hanno iniziato a esaminare le domande, ma col
passare degli anni è diventato sempre più difficile, quando non
impossibile, rintracciare i proprietari. E così accade che ogni nuovo
sindaco o commissario ricominci il lavoro daccapo: lo scandalo
Affittopoli docet. Il tema era all’ordine del giorno già nel 1988,
quando l’allora sindaco Pietro Giubilo approvò la deliberazione 8580 per
avviare il censimento del patrimonio pubblico del Comune. I dati,
elaborati dal Consorzio Census, vennero pubblicati nel 1991, con Franco
Carraro primo cittadino. Numeri spaventosamente simili a quelli
dell’ultimo rapporto del commissario Francesco Paolo Tronca: 50% di
contratti anomali, 60% di morosi. La lotta di Roma con i suoi conti è
eterna come la città.