Repubblica 6.4.16
Fondi neri da Chávez per creare Podemos in Spagna è bufera sul partito di Iglesias
I
media di destra: “Fino al 2010 sette milioni da Caracas per esportare
il progetto bolivariano”. A rischio l’ingresso nel governo
Con quei soldi l’ex presidente del Venezuela ha sostenuto il centro studi dove hanno lavorato i dirigenti della formazione viola
di Alessandro Oppes
MADRID.
Era il sogno di Hugo Chávez: esportare il progetto bolivariano non solo
nel Cono Sur, dove il suo messaggio ha fatto presa rapidamente, ma
anche all’altro lato dell’Atlantico, nel territorio dell’antica
madrepatria spagnola. Non ha fatto in tempo a vederlo realizzato ma, a
tre anni dalla sua morte, un’incessante guerra di dossier dal contenuto
ancora tutto da dimostrare cerca di provare la presenza della longa
manus del “comandante immortale” nella genesi (postuma) della sua
creatura iberica, Podemos. L’ultimo “scoop” sul presunto finanziamento
illecito della formazione di Pablo Iglesias da parte di Caracas arriva
con un bombardamento informativo lanciato in contemporanea dai giornali e
siti web vicini alla destra e più ostili nei confronti del partito
“viola”: Abc, Ok Diario e El Confidencial. Riportano con evidenza un
documento del 2008, firmato dal ministro venezuelano delle Finanze
dell’epoca, Rafael Isea, e controfirmato dallo stesso Chávez. Uno
scritto in cui si sollecita la prosecuzione per tre anni degli aiuti
finanziari (già avviata nel 2003) nei confronti del Ceps, il Centro de
Estudios Políticos y Sociales per il quale hanno lavorato alcuni tra i
più importanti dirigenti dell’attuale Podemos: da Pablo Iglesias a Íñigo
Errejón, Carolina Bescansa, Juan Carlos Monedero, Luis Alegre.
L’obiettivo? Ecco la “prova definitiva”, come la definisce Abc: non solo
i servizi di consulenza al regime chavista, sempre ammessi da Iglesias e
compagni, ma l’avvio di rapporti «con rappresentanti delle scuole di
pensiero di sinistra, fondamentalmente anticapitaliste, che in Spagna
possano creare consensi di forze politiche e movimenti sociali,
propiziando in quel paese cambiamenti politici ancor più affini al
governo bolivariano».
In sintesi: vi paghiamo per creare a Madrid
un partito chavista. In tutto, fondi per 7.168.090 euro, concessi fino
al 2010, cioè quasi il doppio rispetto a quella cifra di 3,7 milioni su
cui lavora la polizia spagnola nella sua inchiesta su presunti
finanziamenti illeciti a Podemos. Il fatto è che quella collaborazione
si conclude nel 2012, Chávez muore nel marzo dell’anno successivo - le
sue spoglie riposano nel mausoleo allestito al Cuartel de la Montaña di
Caracas - l’équipe di politologi della Universidad Complutense rientra a
Madrid (i rapporti con il regime di Nicolás Maduro non solo altrettanto
buoni che quelli stretti con il suo predecessore) e Podemos muove i
primi passi con l’atto di fondazione solo nel gennaio 2014. La perfetta
scelta di tempo nella diffusione di questi documenti “bomba” fa
riflettere. Domani è in programma il primo vertice a tre fra socialisti,
Podemos e Ciudadanos, uno degli ultimi tentativi per arrivare alla
formazione di un governo che eviti il ritorno alle urne (se la Spagna
non avrà un esecutivo entro il prossimo 2 maggio, sarà automatico lo
scioglimento delle Camere e la convocazione di nuove elezioni
legislative per il 26 giugno). Per i popolari di Mariano Rajoy, che
hanno visto frustrate le loro speranze di convincere il Psoe di Pedro
Sánchez a formare una “gran coalición”, il ricorso al voto è ormai
l’ultima speranza di conservare la poltrona della Moncloa. E infatti
ieri sono subito partiti in tromba, a cominciare dalla vice-premier
Sáenz de Santamaría, mettendo in guardia Sánchez e il leader di
Ciudadanos Albert Rivera da inopportuni accordi con Iglesias.
Podemos,
con un tweet del numero due Errejón, ricorda che «la giustizia ha
archiviato già tre volte denunce per finanziamento illegale contro di
noi». Ed è vero. Ma le accuse continuano a fioccare con insistenza. Tra
le ultime, non più di tre settimane fa, un rapporto di origine incerta
fatto arrivare dalla polizia alla Corte dei Conti, in cui si cerca di
dimostrare un finanziamento illecito a Podemos da parte del governo
iraniano attraverso la società di produzione televisiva Hispan Tv. Un
documento «privo di indizi razionali» secondo la procura, che ne chiede
l’archiviazione.