Repubblica 6.4.16
Ha imparato la “lingua del nemico” in carcere
dove ha trascorso vent’anni per aver ucciso un israeliano. Ora ha
aperto una scuola nella Striscia. “Ho cambiato opinione su molte cose
dopo aver letto Oz, Grossman, Yehoshua e molti poeti”
Dalle armi alla cattedra la scommessa di Ahmed “Insegno ebraico a Gaza ora dobbiamo parlarci”
di Fabio Scuto
GAZA
CITY. «Tov», bene, dice l’insegnante alla sua classe di studenti di
varia età dopo aver spiegato alla lavagna il significato della parola
“meayin” (da dove). Una classe di lingua ebraica come un’altra, ma
questo non è un posto come un altro. È Gaza, il fazzoletto di terra che
ha visto quattro guerre con Israele negli ultimi dieci anni. Da qui
partono quasi ogni notte, uno, due razzi verso il sud d’Israele. Tanto
per ricordare che la partita, gli islamisti, non la considerano chiusa,
ma solo temporaneamente sospesa. Siamo al sesto piano di un palazzone
sulla Talafimi Street, a quattro passi dall’Università Al Quds, che
ospita il Nafha Center per lo studio della lingua ebraica. A guidarlo
c’è Ahmed Alfaleet, un uomo alto per la statura media dei palestinesi,
con gli occhi chiari e mani grandi. Alfaleet è un ex guerrigliero della
Jihad islamica che ha passato vent’anni nelle carceri israeliane di
massima sicurezza, venne liberato nel 2011 nell’ambito dello scambio di
1000 prigionieri con il soldati israeliano Gilad Shalit e dopo essere
stato scarcerato ha lasciato la lotta armata e raccolto la sfida di
diffondere la lingua ebraica a Gaza. È così importante, vista la
prossimità territoriale, e pochi arabi la conoscono. Anche a Gaza
l’ebraico non è più la lingua del nemico.
Alfaleet, che oggi ha 42
anni e ha messo su famiglia, venne condannato all’ergastolo per
l’uccisione di un israeliano nelle vicinanze dell’insediamento di Kfar
Darom — che un tempo era al centro della Striscia — e in ventuno anni
passati in cella ha conseguito tre lauree — compresa una in Relazioni
Internazionali — alla Open University di Israele e un master alla Hebrew
University. Racconta del lungo sciopero della fame in cella per
ottenere il permesso dall’Israel Prison Service di studiare a distanza
all’università israeliana e non presso gli istituti arabi. Ma
soprattutto della sua scelta di vita. «Dopo che sono stato rilasciato ho
lavorato un po’ come insegnante privato di lingua ebraica, poi con
qualche soldo e molti aiuti di parenti ho deciso di aprire questa
scuola». Perché? «Come occupante, nemico o semplice vicino, Israele
esiste accanto a Gaza. Non possiamo cambiare la Storia».
«In
cella», racconta Alfaleet, «c’era molto tempo e ho letto qualunque cosa,
libri, giornali, riviste. Poi ho pensato che potevo mettere a frutto
questo interesse e immaginare forse anche un altro futuro». «Guardando
la tv in cella mi sono reso conto che in Israele sapevano tutto di noi e
noi nulla di loro, ho cambiato opinione su molte questioni, dopo aver
letto Amos Oz, Avraham Yehoshua, David Grossman e altri poeti e
scrittori classici in lingua ebraica: da allora le cose non sono state
più le stesse». Lo spiega bene Alfaleet come, lentamente man mano che
mentre studiava e leggeva, anche la visione di Israele cambiava. «Oggi
mi invitano spesso come esperto di Israele in tv e alla radio qui a
Gaza, ma devo stare attento a quello che dico e a come lo dico per non
essere bollato come un “cattivo ragazzo” ma per me tutto è cambiato».
I
suoi studenti, e finora ne ha avuti oltre 1200, sono giornalisti,
medici, farmacisti, avvocati e uomini d’affari che devono comunicare con
gli israeliani. Ed è molto soddisfatto dei risultati ottenuti, la
maggior parte dei suoi allievi adesso parla un ebraico fluente e chiaro.
«Se conosci la lingua non ci sono incomprensioni», dice sorridendo e
pensando agli avvocati palestinesi che devono difendere i loro clienti
davanti alle Corti israeliane dove tutto è redatto in ebraico o ai
farmaci che le Ong mandano nella Striscia e che hanno il bugiardino
stampato in ebraico e in russo. Infatti, spiega, «ci sono 4 canali
specifici di specializzazione per i professionisti che hanno necessità e
vocabolari linguistici diversi».
In passato la gente di Gaza era
piuttosto aperta nei confronti degli israeliani, nonostante le guerre. I
canali tv israeliani — specie Channel 1 e Channel 10 — erano la
stazioni più viste nella Striscia ed era quasi una tradizione ascoltare
alle 6 del pomeriggio il bollettino quotidiano in arabo di Radio
Israele. Migliaia di lavoratori avevano il permesso di uscire dalla
Striscia ed erano una sorta di ponte fra le due comunità. Tutto è
cambiato negli anni 2000 con la seconda intifada e poi l’inesorabile
discesa dopo la presa del potere di Hamas e le 4 guerre
(2006-2009-2012-2014) che hanno ridotto la Striscia ad una terra
maledetta da dove, tutti, vogliono soltanto fuggire. Eyad, è un ragazzo
di 22 anni che studia giornalismo alla Al Quds University, dice che sta
venendo a lezione per imparare l’ebraico per avere più chance per la sua
carriera: «Non si può fare il giornalista a Gaza senza capire e leggere
i media israeliani». Ecco, alla scuola di Alfaleet questa chance non
costa nemmeno cara. Imparare la lingua del “vicino” costa 250 shekel (50
euro) per 40 ore di lezione e 1200 per 140 ore.
E allora “Be-hatzlachah” (Buona fortuna), professor Alfaleet.