il manifesto 6.4.16
Partito comunista cubano, il congresso del ricambio
L'Avana. Le inquietudini dei militanti nella nuova fase
di Roberto Livi
L'AVANA
Il 16 aprile inizieranno i lavori del VII Congresso del Partito
comunista di Cuba (Pcc), probabilmente l’ultimo che conterà tra i suoi
più alti dirigenti le grandi figure storiche che iniziarono e
parteciparono al processo rivoluzionario, vittorioso nel 1959. Nella
grande maggioranza si tratta infatti di ultraottantenni (Fidel
quest’anno compirà 90 anni).
Raúl Castro ha già annunciato che
lascerà la carica di presidente tra due anni, anche se non è ancora
chiaro se si ritirerà da quella di primo segretario del Pcc. Per questa
ragione, grandi sono le aspettative che i leader e delegati del partito
(unico) affrontino anche il problema del ricambio generazionale, oltre
che quelli delle riforme economico-sociali ed eventualmente politiche
(come si eleggerà il prossimo presidente?).
Un’aspettativa che è
stata molto accresciuta dalla visita del presidente Barack Obama e
dall’impatto favorevole che ha avuto nella popolazione cubana il suo
discorso volto a «guardare al futuro» e a stabilire «una nuova
relazione» con gli Stati Uniti, non «condizionata» dal passato.
Per
questa ragione, si sono levate voci che non ritengono adeguate le sei
tesi che verranno presentate al Congresso e criticano sia la
preparazione sia la discussione delle medesime, affidata quest’ultima a
un migliaio di delegati e non estesa alla base.
Alcuni giorni fa,
Francisco Rodríguez Cruz, giornalista dell’organo del sindacato
Trabajadores, si è fatto carico di rappresentare queste voci in una
«lettera aperta» scritta nel suo blog (paquitoeldecuba) e diretta al
presidente Raúl nella quale ha criticato «la mancanza di discussione»
pubblica dei «documenti centrali» del VII Congresso, affermando anzi che
tali documenti sono «fino a oggi segreti», tanto per i militanti di
base che per il resto dei cittadini.
Rodríguez ha definito questa
situazione «un passo indietro» rispetto ai precedenti congressi e ha
chiesto di spostare i lavori del prossimo a fine di luglio per poter
«discutere con la base del partito e con il resto della popolazione
cubana» i documenti programmatici. Insomma, anche a nome di altre
persone, «militanti e non del partito», il giornalista ritiene che, data
l’importanza delle scelte economiche, sociali e politiche in ballo in
questa fase storica aperta dal processo di normalizzazione con gli Usa,
solo «un dibattito esteso, ampio e partecipativo» darebbe «un maggior
consenso sociale» alle scelte del prossimo congresso.
Rispondendo
alle «inquietudini» dei militanti, il quotidiano del Pc Granma sostiene
che i documenti congressuali sono il risultato di una elaborazione
collettiva alla quale hanno partecipato decine di funzionari,
ricercatori e professori e che essi sono stati in seguito sottoposti al
«profondo scrutinio» dei mille delegati «che rappresentano sia la
militanza del pc che la popolazione».
L’argomentazione di base del
quotidiano è che tre documenti si riferiscono alla «messa in atto»,
alla «attualizzazione» e all’«esame» dei risultati economici del
quinquennio 2011-2015 dei Lineamenti della politica economica e sociale,
ovvero delle riforme varate nel 2011 dal governo di Raúl e approvate
sia dal VI Congresso che dalla Conferenza del partito comunista.
In
sostanza dunque, nelle argomentazioni di Granma, il prossimo congresso
dovrà principalmente verificare il grado di messa in opera e di
efficacia e «attualizzare» le scelte economico- sociali decise in
precedenza.
Mentre la parte politica consisterà in quella che
viene definita la «concettualizzazione del modello economico cubano di
sviluppo socialista», con l’obiettivo conclamato di giungere a un
socialismo «prospero e sostenibile».
La preoccupazione espressa
che i temi pianificati dal vertice del partito costituiscano una sorta
di «camicia di forza» e che non affrontino problemi sentiti dalla base,
soprattutto la richiesta di definire una «hoja de ruta», una mappa, per
il cambio generazionale e per le riforme produttive (sviluppo del lavoro
privato e cooperativo) richieste soprattutto dai giovani, è condivisa
da altri analisti e intellettuali sia del Pc che esterni, specie laici
che fanno riferimento alla Chiesa cattolica.
E’ quanto è emerso,
per esempio, dalla discussione nel Forum per giovani imprenditori
organizzato due giorni fa dal Centro Loyola – che fa riferimento alla
chiesa dei gesutiti in pieno Centro Havana (visitata da papa Francesco
nel corso della sua visita nell’isola l’anno scorso) – nel quale si è
tracciato «un bilancio preliminare delle riforme in corso » e si è
dibattuto delle difficoltà che incontrano gli imprenditori cubani.
L’ombra
lunga della visita di Obama era chiara negli interventi soprattutto dei
giovani che hanno iniziato o intendono aprire un negocio privato.
Proprio
per contrastare questa influenza e «rianimare la base», il governo e il
Pcc hanno moltiplicato gli interventi (che in sostanza ripetono gli
argomenti dell’articolo di Fidel dedicato al «fratello Obama») tendenti a
minimizzare la portata delle visita del presidente nordamericano.
«Nel
partito si sintetizzano i sogni di tutti i rivoluzionari» scriveva ieri
in prima pagina il Granma, citando l’intervento di Fidel al primo
Congresso del Pcc (1975).