Repubblica 6.4.16
All’ombra del referendum il governo sembra logorato
Tra magistrati e 5 Stelle la calda primavera del premier
Il tema più spinoso è lo scontro con i giudici: un errore pericoloso
Manca ancora un nuovo modello di regole tra i pm e la politica
di Stefano Folli
ALL’OMBRA
del referendum del 17 aprile continua a svilupparsi un gioco ambiguo
dove il merito del quesito proposto agli italiani si appanna e prevale
la manovra politica. Al di là dei toni usati nella direzione del Pd,
appare chiaro che Renzi è in qualche difficoltà, logorato da un attacco
concentrico che viene dai Cinque Stelle, cui è stato fornito su un
piatto d’argento il tema della campagna di primavera, e da una
magistratura che nella sua inchiesta usa senza risparmio l’arma
mediatica, ancor prima di approdare in un’aula di tribunale.
S’intende
che a questo punto c’è bisogno di fatti nuovi per andare oltre e
alimentare lo scandalo, ossia l’attacco al governo. Le dimissioni della
ministra Guidi e la breve audizione della Boschi, sentita dai magistrati
di Potenza, hanno come conseguenza il calo della tensione. Se si vuole
allargare il caso, occorre qualcosa di molto concreto. Il sequestro
delle cartelle cliniche negli ospedali lucani, i sospetti adombrati
sull’insorgenza dei tumori, le ipotesi di disastro ambientale sono punti
da chiarire, ma non rappresentano per ora la “pistola fumante” in grado
di mettere con le spalle al muro il governo, fino a dimostrarne la
collusione con gli interessi inconfessabili delle compagnie petrolifere.
Allo stato delle cose, gli interessi emersi e comunque da verificare
riguardano le operazioni da faccendiere messe in piedi dal fidanzato
dell’ex ministra. Troppo poco per innescare una crisi
politico-istituzionale; abbastanza per ispirare il vignettista di Grillo
che disegna Renzi con le mani grondanti petrolio. A maggior ragione
sembra assai fragile il tentativo di coinvolgere di nuovo la Marina
Militare - e in particolare l’ammiraglio De Giorgi per via della lettera
inoltrata da Federica Guidi nel dicembre del 2014 alla presidente della
Camera. Tema: il programma di ammodernamento della flotta e la
necessità di sbloccare in Parlamento i fondi necessari. In realtà che le
navi della Marina siano in una certa misura obsolete, è cosa nota. È
difficile pretendere un alto grado di efficienza militare nelle crisi
del Mediterraneo e del Nord Africa senza opportuni investimenti. Ma
tutto si mescola: lo sviluppo della flotta e il petrolio in Basilicata,
gli affari del sig. Gemelli e le trivelle.
Nel Pd molti critici di
Renzi restano tali, ma si guardano bene dal farsi travolgere da una
matassa così poco decifrabile. Lo stesso D’Alema preferisce la battaglia
sulle amministrative a Roma. Il “no” di Romano Prodi al quesito
referendario (“la sua vittoria sarebbe un suicidio”), subito ripreso e
citato dal premier, è un richiamo alla storia e alla tradizione del
centrosinistra, nonché al fatto che le norme sulle trivellazioni in mare
erano state approvate a suo tempo dal Pd. In termini generali, chi
vuole la sconfitta politica di Renzi deve scegliere bene il campo di
battaglia. E il referendum del 17, sull’onda dell’offensiva giudiziaria,
non è il terreno propizio. A meno di non voler fare del Pd una corrente
subordinata al movimento grillino, a sua volta lesto a sfruttare le
iniziative della magistratura. Peraltro i sondaggi dicono che
probabilmente il referendum non raggiungerà il “quorum” e in fondo la
pensa così anche il governatore della Puglia, Emiliano, che si è messo a
capo della crociata.
Resta il tema più spinoso. La forte polemica
del presidente del Consiglio contro la magistratura. Polemica che ha
suscitato l’ovvia risposta dell’Anm. Ieri Renzi l’ha attenuata. Ha
parlato di un sistema che non funziona, del suo desiderio di vedere
processi più rapidi e una giustizia più efficiente. In altri termini, ha
capito che una nuova stagione di contrapposizione fra governo e
magistrati sarebbe un errore fatale. Evocherebbe nell’opinione pubblica
il disagio della lunga paralisi che caratterizzò l’era berlusconiana;
sarebbe il contrario del messaggio innovativo che il renzismo si sforza
di trasmettere. Tuttavia in questi due anni non si è fatto forse
abbastanza per creare un nuovo modello di regole, una cornice in cui
collocare, ciascuno nel proprio ambito, la politica e la magistratura.