Repubblica 3.4.16
La paziente morta per un melanoma e la
dottoressa che voleva curarla con la psicoterapia Agli atti
dell’inchiesta tutta la loro corrispondenza
“Liberati dai sensi di colpa e guarirai dal cancro” Le mail shock del medico
di Sarah Martinenghi
TORINO.
«Inizio a essere preoccupata: ho paura di non riuscire a guarire il mio
neo, di non capire quale sia l’origine e di non tornare a ristabilire
l’equilibrio psicologico che richiede la cura. Intanto lui diventa
sempre più grande, si diffonde, mi divora. E temo che non voglia
aspettare i miei tempi». Chi scrive è Marina L., una donna che prova la
paura più grande, l’angoscia di perdere la vita a causa del cancro. È il
gennaio 2013, un anno e mezzo prima di morire. Vede il neo sulla spalla
crescere, diventare un “mostro” di oltre dieci centimetri, sanguinare,
farle sempre più male: il referto dirà che è un melanoma maligno, un
tumore della pelle del tipo peggiore. Per questo aggiorna la sua
dottoressa di continuo sulle proprie condizioni. Le esprime i dubbi che
l’attanagliano: toglierlo, come da anni tutti le dicono di fare. Ma non
la dottoressa Germana Durando, medico di base ed omeopata torinese, che
alla paziente risponde con le teorie del discusso ex medico tedesco,
latitante, Rike Geerd Hamer: rifiuto delle terapie tradizionali per la
lotta contro il cancro, solo cure a base di gocce omeopatiche e un
profondo lavoro psicologico con se stessa per sconfiggere quel tumore
che la sta “mangiando”. «Certo che il tuo neo ti aspetta» le diceva la
dottoressa. La guarigione? «Yes, we can!!! Basta volerlo: prendi la 35k
(un rimedio omeopatico, ndr) per tre volte al giorno, e no ai sensi di
colpa».
Negli atti dell’inchiesta appena chiusa dalla procura di
Torino sulla morte di Marina, che aveva 53 anni e una figlia adolescente
ora rimasta sola, c’è un impressionante scambio di mail tra la donna,
deceduta nel 2014 per le conseguenze di quel neo che le ha portato 13
metastasi al cervello, e il suo medico, che le diceva prima di non
togliere il melanoma, e poi nemmeno i linfonodi che ormai erano
diventati tumorali. Un carteggio che ha fatto scattare per Germana
Durando, difesa dall’avvocato Nicola Ciafardo, l’accusa di omicidio con
l’aggravante della colpa con previsione per aver «incredibilmente
impedito alla sua paziente un approccio diagnostico e terapeutico, che
sarebbe stato necessario sulla base delle più elementari conoscenze
mediche» come si legge nella perizia della procura svolta dal medico
legale Roberto Testi. Le è stato poi contestato dal pm Stefano Demontis
anche il reato di soppressione di atto pubblico, per la sparizione della
cartella clinica che non è stata più trovata durante la perquisizione
nel suo studio nella zona precollinare della Torino bene. A far partire
l’inchiesta è stato il fratello della vittima, assistito dall’avvocato
Marino Careglio, un medico che vive a Roma che ha scoperto quello che
era accaduto quando ormai era troppo tardi.
Nel maggio 2013 Marina
aveva previsto cosa le sarebbe successo di lì a pochi mesi: «Ciao
Germana, ti mando un aggiornamento: il neo non migliora. È ancora più
gonfio, sanguina, ha un cattivo odore, mi fa male ed è sempre più
brutto. Come farò al mare quando tutti mi diranno “cosa aspetti a
togliertelo?”. Io vorrei che si seccasse e cadesse come una crosta, ma
forse non ho capito niente dei segnali che arrivano e lui peggiora.
Forse partiranno tutte le metastasi, morirò e tutti diranno:
”gliel’avevamo detto”. Allora penso che devo subito scrivere al mio ex
perché così guarisco». Dice così perché sulla base delle cinque leggi
biologiche su cui si fondano le teorie hameriane, la guarigione dal
cancro può avvenire solo risolvendo gli choc psicologici che hanno
causato il male. Come era successo ad Hamer colpito da un cancro dopo la
morte del figlio all’isola di Cavallo per un proiettile vagante forse
sparato da Vittorio Emanuele di Savoia. Per questo nelle mail di Marina,
il neo maligno viene anche definito “il maestro”.
La dottoressa
le risponderà: «Cosa stai prendendo come rimedio omeopatico? Ci vediamo
presto, intanto tu lavora sul perdono e cerca di incontrare il tuo ex: è
lui il tuo punto di svolta. Mandami la lettera che vorresti
scrivergli». Ma con il passare dei mesi i dubbi diventano sempre più
forti: «Sono stanca, tu mi parli di perdono e di angeli, mi dici “fai
così o non ti salvi”, ma le tue parole non sono le mie, io cerco di
venirti dietro, ho sempre cercato di seguirti perché temevo che
altrimenti non mi avresti più curato». La implora: «Tu sei la mia
dottoressa, un faro nel buio. Ma ogni seduta con te sto peggio».
Quelle
sedute in cui per guarire dal cancro si parla soltanto, non servono. E
la situazione precipita. Nel novembre 2013 alla sua dottoressa scrive:
«Ho paura che il cancro vinca e che io muoia, faccio tutto quello che mi
dici, non ti voglio rimproverare: mi fido di te». «Accetta ciò che il
tuo corpo ti chiede — è la risposta della Durando — e continua così:
procurati il Sulphur (un rimedio omeopatico a base di cristalli di
zolfo, ndr). Aggiornami fra qualche giorno». I colloqui e le visite
dureranno fino a due settimane prima di morire: la cura del cancro con
gocce di erbe e tante parole non ha funzionato.