Corriere 3.4.16
«Su Roma c’è ancora tempo» Il sondaggio riapre i giochi
Meloni: insieme possiamo vincere. Berlusconi tiene duro su Bertolaso
di Paola Di Caro
ROMA
Giorgia Meloni ci mette un po’ di ottimismo: «Spero sia possibile
vincere una bella battaglia insieme, e penso che alla fine sarà così». E
si capisce che la leader di FdI, nell’appoggio di FI alla sua
candidatura in fondo crede ancora e continuerà a credere fino
all’ultimo, visti i più che lusinghieri sondaggi (della Ipsos di
Pagnoncelli) pubblicati ieri dal Corriere della Sera che la danno non
solo in netto vantaggio su Bertolaso (20% contro il 12%), ma soprattutto
in corsa se dovesse arrivare al ballottaggio con la superfavorita (ad
oggi) Virginia Raggi, visto che finirebbe con un serratissimo testa a
testa. «Credo — aggiunge Meloni — che Berlusconi sia una persona
estremamente lucida, capace di leggere la realtà. Spero che le cose non
finiscano così, c’è ancora tempo».
E però, almeno per ora, non
sembra proprio che i numeri abbiano smosso un granitico Silvio
Berlusconi. Ieri il leader azzurro ha preferito sorvolare sulla
questione, limitandosi ad un «abbiamo candidato uomini del fare,
vinceremo» e a una critica al governo che vuole ritardare la data del
voto nelle città per «paura di perdere».
Nemmeno un accenno a
Meloni o a Bertolaso nel collegamento telefonico con Arezzo dove molti
big del partito si sono riuniti per mostrare, come dice Deborah
Bergamini, il volto «unito della nuova Forza Italia», e dove tutti — da
Brunetta a Matteoli, da Toti a Tajani — hanno lanciato l’invito agli
alleati a «stare uniti», senza perdersi in rincorse «lepeniste». Nella
cerchia ristretta dell’ex premier però assicurano che nulla è cambiato:
«Non ha alcuna intenzione di fare marcia indietro, i sondaggi per lui in
questa fase non contano nulla. Si va avanti così».
È tranchant
Berlusconi, non vuole accodarsi a chi gli ha fatto lo sgarbo
imperdonabile di mettere in discussione non solo una decisione «già
presa da tutti» ma la sua leadership. E dei sondaggi preferisce guardare
il dato che gli sembra incoraggiante di un 11% per FI nella Capitale
che quasi pareggia l’11% di FdI. A sentire Antonio Tajani anzi, sono
proprio questi i numeri che vanno «letti con attenzione» per non andare
fuori strada: «Non è possibile che se il suo partito prende l’11, Meloni
possa prendere il 20. Al primo turno l’elettore medio vota il partito,
semmai è al secondo turno che le cose cambiano. Anche per questo non
abbiamo dubbi sul fatto che si debba andare avanti con Bertolaso».
In
realtà però i numeri del sondaggio hanno colpito gli azzurri, che ieri
nelle tante telefonate incrociate hanno esaminato soprattutto il dato
più clamoroso: la competitività di Meloni in un eventuale ballottaggio
con Raggi. E, ammette Maurizio Gasparri, è «giusto analizzare con calma e
serietà tutti i dati». In fondo mancano ancora due mesi al voto, un
mese alla presentazione delle candidature, e molti pensano che «sarebbe
un errore enorme» gettare al vento l’occasione di arrivare al
ballottaggio con un potenziale 30-35% di voti che andrebbe ai vari
candidati del centrodestra in ordine sparso.
Nell’attesa, si cerca
di salvare il salvabile. Toti conta di portare il centrodestra unito
ovunque nella sua Liguria, e se a Torino e a Bologna resta ardua
un’intesa, Bergamini si dice convinta che «presto torneremo al governo
con Lega e FdI». La volontà di non approfondire il solco insomma c’è, ma
a Roma lo spiraglio è minimo. «Se Meloni arrivasse al ballottaggio da
sola, o se lo mancasse per poco, per FI sarebbe comunque una sconfitta»,
ragionano gli azzurri. E Daniela Santanchè avverte: «Sarebbe un grande
errore dividerci in questo momento, il nemico da battere è Renzi».