Repubblica 3.4.16
Molestie in seminario, vescovo indagato
Cassino,
un ex studente accusa monsignor Gerardo Antonazzo, altri sei giovani
sarebbero coinvolti Lui: attacchi infondati. Il dossier della procura
alla Santa Sede che lo difende: scandalo costruito ad arte
di Conchita Sannino
STAVOLTA tocca al vescovo.
Accusato
di presunte molestie su sette seminaristi, indagato dalla procura,
eppure dritto e appena pallido ieri sera mentre sull’altare celebrava le
cresime, come da programma, nella solennità dell’affollata liturgia
vespertina in Chiesa Madre a Cassino, affacciata su piazza Corte. Poco
prima di presentarsi in sacrestia e indossare i paramenti, la surreale
scena di un alto prelato che detta alle agenzie: «Non ho ricevuto alcun
avviso di garanzia. E sento il dovere di dichiarare la totale
infondatezza delle accuse che mi vengono attribuite».
Sempre più
sospesa tra cielo e terra, tra inferno e paradiso, Cassino, la rocca
benedetta, la montagna dei pellegrini già macchiata dall’inchiesta che
travolse l’allora abate Pietro Vittorelli accusato di aver «rubato» i
soldi provenienti dall’8 per mille, deve gestire l’eco di un altro
scandalo. Ancora dentro la chiesa, anche se lontano dall’abbazia più
antica d’Italia. Monsignor Gerardo Antonazzo, il vescovo, l’alto prelato
da tre anni alla guida della diocesi di Sora-Cassino-Aquino-
Pontecorvo, è al centro dell’inchiesta coordinata direttamente dal
procuratore capo Luciano D’Emmanuele. Grave l’ipotesi: molestie
sessuali. Il monsignore viene accusato prima da un ex studente del
pontificio collegio Leoniano di Anagni, che sarà poi respinto dal
prestigioso istituto con «nota di demerito» e risulta ormai lontano
dalla vocazione di diventare prete. Lo chiameremo solo Antonio, per
proteggere la sua identità. Sulla base delle prime dichiarazioni di
Antonio, inviate in una lettera alla giornalista della testata locale
“La Provincia”, Angela Nicoletti, e da quest’ultima affidate agli uffici
giudiziari, il procuratore avrebbe poi ascoltato altri sei testimoni,
anch’essi allievi e seminaristi all’epoca dei fatti, il cui racconto
sarebbe al vaglio degli inquirenti. Tutte le presunte giovani vittime
avevano tra i 18 e i 22 anni.
Ma è il venticello della calunnia,
il temibile peccato della maldicenza o sono le tracce inesorabili di
vizi e segrete tentazioni consumate sui più deboli a lambire ancora una
volta la chiesa di Cassino? Riserbo assoluto sia da parte della polizia,
che negli uffici giudiziari. La cronista che per primo girò ai
magistrati il materiale incandescente con le accuse del giovane figura
ovviamente come “persona informata dei fatti”. Il procuratore
D’Emmanuele è però costretto ad uscire allo scoperto solo smentire, in
serata, che sia mai stato notificato al vescovo un «avviso di chiusura
indagini». Come a dire che l’indagine non è ancora formalmente chiusa.
Ma, evidentemente, è in corso. Rintracciato da Repubblica, il magistrato
alza comprensibilmente le mani: «Non intendo fare dichiarazioni sulla
vicenda. Ma ribadisco che non c’è stato un avviso di chiusura delle
indagini ». Il caso scotta, specie dopo l’inchiesta che a Cassino, lo
scorso autunno, aveva travolto l’abate Pietro Vittorelli, il dom ( deo
optimo massimo) a capo di un tesoro occulto di 500mila euro, amante dei
salotti e delle frequentazioni eccellenti, accusato insieme con suo
fratello di riciclaggio per avere sottratto ingenti fondi dalle
donazioni dell’8 per mille, rivelatosi poi titolare di appartamenti e
beni.
E ora il fascicolo su monsignor Antonazzo è stato trasmesso
per conoscenza anche al Vaticano. Che in serata, di fronte al
diffondersi delle prime indiscrezioni, tiene a precisare che contro il
vescovo sarebbero state mosse contestazioni probabilmente costruite ad
arte da persone «mandate via dal seminario, proprio perché ritenute non
adatte a sostenere quel percorso». Il riferimento è ad Antonio che, dal
canto suo invece, avrebbe spiegato agli inquirenti che la sua espulsione
fu provocata proprio dalle sue prime confidenze sul rapporto «speciale»
a cui lo avrebbe costretto il monsignore. Antonio parla ai pm di
incontri in un «salottino », di «passeggiate solitarie » con il vescovo,
di continue telefonate ed sms. Dal Vaticano non si sottovaluta alcun
elemento, ma non si esclude neanche la pista di una possibile vendetta.
Quel che è certo è che i demoni non hanno abbandonato Cassino.
Il precedente delle spese pazze dell’abate, weekend extra lusso con i soldi destinati alla carità