Repubblica 30.4.16
“Titò le stava addosso lei lo ha preso a calci e poi lui l’ha gettata giù”
È
stata un’amichetta della vittima, che ora ha 11 anni, a raccontare
tutto agli inquirenti “La mamma mi ha detto che era un segreto...”
di Conchita Sannino
AVERSA. «E ho visto che lui la buttava giù». Undici anni, testimone d’accusa.
«Quindi,
ricostruiamo, tesoro mio. Ricorda bene, tesoro, questo passaggio è
molto importante». Dicono proprio così la pm della Procura di Aversa,
Claudia Maone, e la psicoterapeuta Rosetta, glielo faranno ripetere più
volte. Con dolcezza, pazienza e un senso di protezione che servirà a
rendere giustizia alla piccola Fortuna detta Chicca, uccisa a sei anni.
Accusato di omicidio e di complessive quattro violenze su minori, è
Raimondo Caputo, il vicino. «L’ha buttata giù dal terrazzo», accusa
Anna, nel racconto di morte e orrore che sono le 130 pagine
dell’ordinanza. Una sua sorellina di 4 anni, Claudia, stessi abusi,
tratteggia serpenti e artigli» nei disegni all’esame dei pm, e dice «gli
uomini hanno tutti i serpenti». Anna, la maggiore, aveva 9 anni quando
tutto è accaduto, oggi 11. Il suo vero nome, forse l’unica cosa che di
autentico resta di una famiglia da cancellare, va protetto. Come quello
degli altri minori, qui nel doppio ruolo di vittime per eccellenza e
preziosi testimoni.
“LUI STAVA ADDOSSO, LEI DAVA I CALCI”
Verbale
del 23 marzo scorso, reso da Anna in un istituto dove ormai vive con le
sorelline e dove «lentamente stanno rifiorendo». La testimonianza di
Anna presenta «elementi assolutamente illuminanti ed inoppugnabili»:
decisivi, anche perché uniti alla mole di indizi raccolti dai
carabinieri coordinati dal colonnello Rino Coppola e dal capitano
Pierangelo Ianniccola. Pm: «Senti, sappiamo che tu e Maria avevate
parlato della morte di Chicca. Maria dice che le hai svelato una cosa»
Anna: «Sì» Psicologa: «Cosa le hai detto, dai».
A.: « Stavamo a
casa (è l’appartamento della nonna, isolato 3, ndr). Mia mamma in
cucina. Io stavo lavando per terra. Chicca è venuta a bussare alla
porta. Mi ha detto: vuoi giocare? Io ho detto: aspe’ sto lavando per
terra. Si è seduta, ha detto “mi fanno male scarpe”, usciva a cambiarle e
risaliva».
Pm: «Quindi c’eri tu e poi, chi?» A.: «Mamma, Chicca, Raimondo».
Pm: «Poi? Chicca con chi è uscita?» A.: «Con Caputo Raimondo».
Pm:
«E poi? Dove vanno?» A.: «Sono saliti su» Pm: «Li hai visti da sola?»
A.: «No, stava anche mia mamma. E poi abbiamo visto che lui la buttava
giù».
Psicologa: «Tesoro. Tu cosa vedi all’ottavo piano? Cosa facevano?» A.: «La violentava».
Psicologa: «Che significa, amore? Dove stava Chicca, come?» A.: «Stava sdraiata. Anche lui sdraiato e si buttava addosso».
Pm: «E Chicca cosa faceva?» A.: «Gli dava i calci».
Psicologa:
«E poi che fanno?» A.: «Poi lui la prende in braccio e la butta giù.
L’ho visto che entrava in quel cancello (che delimita il terrazzo di
copertura, ndr) ». Pm: «Quindi non l’hai visto proprio?»
A: «Ho sentito le urla. Poi (dopo il tonfo sordo, la morte, ndr), poi siamo scese tutte giù, e la mamma di Chicca è svenuta».
“MAGARI UCCIDEVA PURE ME”
Si
riprende dallo stesso verbale. Psicologa: «Tu ci hai già detto. Ma a
te, ti ha violentato poche volte?» A.: «Tutti i giorni! (...) Mamma si
dimenticava la borsa a casa. Lui diceva: accompagnami a casa (...)».
Pm.
«Ma è mai successo che lui abbia parlato di Chicca e abbia detto?» A.:
«Sì, quando mi violentava. Ha detto: “Sì, ho ucciso io a Chicca”».
Psicologa: «Perché lo diceva?» A.: «Non lo so. Ero spaventata. E poi ha scoperto i microspini in casa e lui li ha buttati via».
Pm:
«Le microspie?» A.: «Sì, quelli che mettono le guardie ». Un’altra
impressionante intercettazione tra Anna e la madre rivela che la bimba
dice: «Meno male ma’ che non sono andata la’ sopra, quello uccideva pure
a me». E la donna, compagna del carnefice : «E però io uccidevo pure a
lui».
“TENUTA AL SEGRETO”
Anna era «tenuta al segreto», per
gli inquirenti, sia dalla nonna, sia dalle «martellanti pressioni della
mamma». In un’occasione la donna inveisce contro Anna, dice che «parla
troppo», perché a causa sua emergono le contraddizioni con le altre
versioni. Poi, ancora contro la bimba: «Io sono mamma di quattro figli,
guarda che ci stai facendo passare».
“LUI AVEVA TIMORE DEL DNA”
Agli
atti, anche la conversazione in cui «emerge il timore di Caputo, in
merito al fatto che sul corpo di Fortuna- Chicca gli inquirenti avessero
potuto rinvenire tracce biologiche a sè riconducibili». Per
minimizzare, lui con la compagna dice: «Vuoi vedere che là sopra.. c’è
il sudore... il sudore mio». E in un altro dialogo: «Eh, ma forse la
traccia di quando io le diedi un morso sulla gamba».
LA SCARPETTA NASCOSTA
Raggelante
e omertosa la condotta di una vicina di casa: Rachele D., il cui
appartamento all’ottavo piano confina col terrazzo della morte. Lei «ha
rinvenuto la scarpetta destra della bimba, all’evidenza persa dalla
povera Chicca mentre subiva il feroce assalto», scrive il pm. Ma la
donna «se n’è disfatta al fine di non essere in alcun modo coinvolta».
Rachele parla col figlio e infatti svela: «Eh, ‘o fatto d’’a
scarpetella... Io l’ho buttata io, non lo voglio dire a nessuno, perché
sono venute le guardie e volevano la scarpetella da qua, da me».
“ORA LA VERITÀ, DEVE PAGARE”
Anna,
da quando è stata allontanata dalla famiglia, «coltiva un diario
segreto», scrivono i pm. Su quelle pagine, ad aprile, ha scritto:
«Finalmente ho detto la verità, sono più tranquilla, sono felice, lui
deve pagare per quello che ha fatto».
LE URLA
Ha aperto il
cancello del terrazzo e l’ha lanciata Ho sentito le urla, poi siamo
scese tutte giù, e la mamma di “Chicca” è svenuta
ANCHE IO, VITTIMA
Mi violentava tutti i giorni sul camioncino Un pomeriggio mi ha detto: ho ucciso io “Chicca”. Ero spaventata, triste
IL DIARIO
Finalmente ho detto la verità, sono più tranquilla, sono felice, lui deve pagare per quello che ha fatto
IL TIMORE DI CAPUTO
Vuoi vedere che là sopra... sul corpo di “Chicca” trovano pure il sudore... il sudore mio?
Il papà di Fortuna Loffredo, 6 anni, con il tatuaggio della bimba fatto dopo la morte