Repubblica 30.4.16
Il retroscena
Carrai
L’imprenditore
della sicurezza entrerà nello staff di palazzo Chigi per il Big data,
ma il capo dello Stato ha voluto che il suo incarico non fosse confuso
con quello dei vertici istituzionali
Sull’amico del premier il Colle suggerisce il rinvio “Non c’entra coi servizi”
di Goffredo De Marchis
ROMA.
Un’altra pausa di riflessione su Marco Carrai, imprenditore nel ramo
della sicurezza. Una scelta concordata nella cena di giovedì sera al
Quirinale perché, secondo Sergio Mattarella, la nomina dell’amico
fraterno del premier non poteva essere messa allo stesso livello degli
incarichi istituzionali al vertice dei servizi e delle forze armate. È
un’altra cosa e doveva apparire tale anche nell’individuazione dei
tempi. Carrai farà parte dello staff di Renzi, al pari di un portavoce o
di un capo segreteria. Dunque, non ha bisogno del passaggio in
consiglio dei ministri e non deve in alcun modo essere paragonato ai
vertici di sicurezza dello Stato. Anche perché sul Colle è stato deciso
che Carrai non avrà a sua volta uno staff, o meglio una struttura a
disposizione. Nessun doppione con agenzie e personale già esistenti
all’interno di Aisi (servizio interno) e Aise (servizio estero). Sulla
cybersecurity abbiamo i nostri mezzi, è stato il “richiamo” giunto nei
giorni scorsi dalle reti istituzionali. Carrai può fare il consulente. E
basta.
Renzi dunque porterà Carrai a Palazzo Chigi la prossima
settimana. Un’ascesa che non doveva coincidere temporalmente con le
decisioni di ieri, non si poteva alimentare una confusione di ruoli e di
pesi. Su questo il presidente della Repubblica ha molto insistito.
Senza strappi, senza traumi com’è nel suo stile. Ma specificando bene in
quale contesto va inquadrato l’arrivo dell’imprenditore di Greve in
Chianti nella vita pubblica. Eppoi Renzi, giovedì sera, ha ottenuto
comunque un successo capendo da solo che non era il caso di stravincere.
Grazie
a un criterio spiegato con molta cura, è riuscito infatti a far passare
il generale della Guardia di Finanza Giorgio Toschi come sostituto
dell’attuale comandante delle Fiamme Gialle Saverio Capolupo. In questa
partita, come uomo del premier, Toschi non è mai stato secondo nemmeno a
Carrai. Malgrado i dubbi sollevati da più parti, anche dal Quirinale
secondo voci accreditate. Del resto, Mattarella ha tra i suoi
consiglieri il generale Rolando Mosca Moschin, già comandante generale
della Guardia di Finanza dal ‘97 al 2001. Il criterio è stato quello dei
vice che salgono il gradino finale. Così è per Mario Parente, nuovo
capo dell’Aisi, così è anche per Alessandro Pansa che da capo della
Polizia diventa direttore del Dis (il coordinamento dei servizi) nomina
molto sostenuta dal ministro Angelino Alfano. Anche Toschi era il vice
comandante, anche lui doveva fare lo scatto di carriera. Per dare il
senso di una continuità istituzionale, fuori dalle cordate, Renzi ha
usato anche l’esempio di Franco Gabrielli. «Scelgo il miglior amico di
Enrico Letta, ma è bravo e per me vale solo questo».
Alla fine
Toschi ce l’ha fatta, in cambio però Renzi rallenta ancora su Carrai e
in questa lunga attesa, almeno sulla carta, il ruolo e i poteri di
“Marchino” come lo chiamano gli amici, retrocedono, si sbiadiscono e si
capirà solo quando sarà insediato quali competenze riuscirà a strappare.
In conferenza stampa il premier ha confermato la sua scelta. «Ho
chiesto a Marco Carrai di venire a darmi una mano nel settore dei big
data. Spero che non abbia cambiato idea». Troppi attacchi, dice Renzi.
«Trovo che il modo in cui è stato raccontato sia una delle cose in cui
la stampa ha dato maggior sfoggio di fantasia».
Indietro comunque
non si torna. E non sarebbe nello stile del presidente del Consiglio.
Anche se ridimensionato in teoria, Carrai sarà un uomo chiave del potere
renziano a Palazzo Chigi. «È un mio amico come tante persone che
lavorano con me nel mio staff”. Ecco perché “mi auguro che venga a
lavorare con noi, anche se la sua qualità della vita peggiorerebbe, per
via del blind trust che dovrebbe fare e per tutti i soldi che
perderebbe. Ma quella di palazzo Chigi migliorerebbe». Non c’è dubbio
che sia un uomo di fiducia di Renzi. Con l’ex sindaco di Firenze Carrai
ha fatto anche la sua unica esperienza politica, che risale a molto
prima dell’elezione a presidente della Provincia di Firenze. Renzi
divenne segretario del Ppi fiorentino e chiamò l’amico a fargli da capo
segreteria. Era un partito ridotto in quell’area ai minimi termini
eppure è diventato il trampolino che ha portato Renzi fino alla carica
di capo del governo, passando da Palazzo Vecchio, da Firenze a Roma.
«Spero — dice ancora Renzi — che Carrai non si sia stancato di leggere
il suo nome nel modo in cui l’avete dipinto. Naturalmente la libertà è
la bellezza dell’informazione, ma la realtà è la realtà. I fatti
separati da opinioni ed in questo periodo ho letto molte opinioni e
pochi fatti».