Repubblica 28.4.16
Carrai, la nomina è una anomalia istituzionale
di Gianluca Di Feo
DEMOCRAZIA
e potere invisibile, quelli che un tempo si chiamavano arcana imperii,
sono incompatibili. La democrazia è il governo del potere visibile, il
governo pubblico in pubblico». In materia di servizi segreti Norberto
Bobbio aveva le idee chiare.
MA di trasparenza, nelle procedure
che porteranno nelle prossime ore a designare i vertici di cinque
istituzioni fondamentali per la vita democratica, ce n’è poca. Superati i
tradizionali criteri di anzianità che scandiscono le carriere statali,
adesso la valutazione passa attraverso elementi discrezionali, in cui la
professionalità rischia di intrecciarsi con relazioni politiche e
personali. L’unico punto certo sembra riguardare proprio quest’ultimo
aspetto. Perché se regna l’incertezza sui candidati alla carica di capo
della polizia, comandante della Guardia di Finanza e della Marina,
direttore dell’intelligence e del servizio interno, tutte le
indiscrezioni danno per certo l’arrivo a Palazzo Chigi di Marco Carrai
con l’incarico di occuparsi di cybersecurity, ossia della protezione e
della sorveglianza delle reti telematiche dove scorrono tutte le
comunicazioni del Paese.
Dopo le osservazioni del Quirinale,
l’ipotesi di insediare Carrai al vertice di un nuovo ufficio dei nostri
apparati di intelligence è tramontata. Matteo Renzi però ha confermato
che intende portarlo alla presidenza del Consiglio come suo consigliere.
Stando ai rumors romani, si tratterebbe di un collaboratore dotato di
uno staff, con un’inedita struttura ad personam. Se tale formula dovesse
trovare concretezza, saremmo comunque davanti a un’anomalia
istituzionale. Aggravata dall’assenza nel curriculum di Carrai di
qualunque esperienza nel settore: l’essere amico del premier e godere
della sua totale fiducia è un requisito sufficiente per ottenere la
supervisione del settore più delicato della sicurezza nazionale?