Repubblica 27.4.16
“La nostra sfida nelle viscere della Terra”
di Elena Dusi
Hanno
ricostruito lo scheletro e il teschio dell’uomo di Altamura con la
risoluzione del centesimo di millimetro. I tecnici di Digitarca, impresa
di Mola di Bari specializzata in rilievi laser e ricostruzioni in tre
dimensioni, si sono calati nella grotta di Altamura con i loro strumenti
per la prima volta nel 2006. Lì Leonardo Chiechi, il fondatore, la
mancanza d’aria dice di averla sofferta.
In quali condizioni avete lavorato?
«Per
chi non è speleologo non è facilissimo. Bisogna imbracarsi e poi farsi
calare nella grotta profonda 6 o 7 metri. Non sei lontano dalla
superficie, e lo sai. Eppure hai la sensazione di essere stato
inghiottito dalle viscere della Terra. Devi rannicchiarti, stringere le
spalle, superare una feritoia e concentrarti sulle sensazioni positive.
Il primo pensiero sarebbe: ma chi me l’ha fatto fare? Lì sotto, con uno
spazio di manovra di 40 centimetri, abbiamo lavorato fino a 5 o 6 ore di
seguito».
Come è nata sotto ai vostri occhi la replica dell’uomo di Altamura?
«Con
le scansioni laser abbiamo ricostruito lo scheletro in digitale. Poi lo
abbiamo stampato in 3D, usando un materiale plastico chiamato Abs. Le
difficoltà, in un lavoro simile, nascono dal fatto che ormai osso e
roccia sono diventati tutt’uno. In alcuni casi le ossa sono mancanti o
si sono sovrapposte l’una all’altra. Abbiamo risolto questi ostacoli
grazie all’aiuto dei paleoantropologi».
Avete dovuto usare strumenti particolari?
«Ovviamente
abbiamo scelto i più piccoli fra i nostri apparecchi. Di solito siamo
abituati a ben altre condizioni di lavoro. Abbiamo fatto la scansione
del Duomo di Firenze e collaboriamo regolarmente con il Vaticano.
Effettivamente, lavorare di fronte all’uomo di Altamura non è come
trovarsi comodamente di fronte a una statua. Ma quando ho visto il suo
volto ricostruito, mi è parsa una figura molto familiare. La battuta che
è subito circolata fra noi è che molti abitanti della zona potrebbero
essere suoi parenti. Ora ci sentiamo pronti per un’altra sfida: lavorare
con i dinosauri».