Repubblica 27.4.16
Scuola, via al concorsone per i precari è l’ultima spiaggia
Domani
le prime prove scritte per gli oltre 165mila candidati già abilitati Ma
tra esclusioni, slittamenti e ricorsi è polemica. Le storie dei nostri
lettori
di Corrado Zunino
ROMA. Ecco il
racconto, approdato a Repubblica via mail, di un supplente che sta per
affidare il proprio futuro in cattedra a una prova scritta, una orale e a
una lezione pratica: «Il concorso 2016 sarà macelleria sociale,
taglierà i due terzi degli insegnanti attualmente sfruttati come
precari. I docenti che affronteranno questo bando hanno titoli identici a
quelli già assunti, ma per avere un posto a tempo indeterminato i primi
dovranno essere giudicati un’altra volta. Una disparità assurda».
Le
lettere a cui Repubblica dà voce in questa pagina sono sei delle decine
arrivate in redazione: lamentano esclusioni e ingiustizie.
Innanzitutto, i 130mila precari di seconda fascia (in gran parte
supplenti che già insegnano) e i 30mila abilitati con il costoso Tfa
(Tirocinio formativo attivo). Non sono entrati con “La buona scuola” nel
2015 e per questo concorso il Miur ha concesso loro punteggi
aggiuntivi: 0,75 punti per ogni anno di servizio, per esempio. Ma il
sindacato Anief dice che non basta, che i supplenti devono essere
trasportati tutti di peso in prima fascia (Gae) per un’assunzione certa a
prescindere dalle prove. E bisogna farlo in queste ore di votazioni al
Senato sul decreto “Funzionamento del sistema scolastico”. Fra i tanti
stressati pre-concorso — si inizia domani con gli scritti di Storia
dell’arte, liuteria e Scienze e si va avanti fino al 31 maggio con
risposte al computer in 2.500 sedi — la categoria a maggior rischio di
tenuta psicologica è quella delle maestre d’infanzia (sono quasi tutte
donne, nel settore). Non riescono a uscire dallo status di “non prese in
considerazione” in cui sono state gettate dalla “Buona scuola”: nessuna
assunzione alle materne e alle elementari l’anno scorso. Per tutelarle,
e tutelare le proprie mancanze, il ministero dell’Istruzione ha
previsto di far scorrere lentamente il concorso 2016 in modo che i
97.719 candidati per insegnare ai bambini non arrivino a giudizio prima
del 15 settembre prossimo e i vincitori finali del bando vengano assunti
solo l’anno successivo. In questo modo in cattedra salirebbero le 15
mila maestre oggi presenti nella prima fascia (Gae) e le 1.720 “Gm”, gli
idonei al concorso del 2012, ancora in attesa. Ma in tre regioni —
Lazio, Campania e Sicilia — ci sono 700 maestre in più dei posti
disponibili e in queste ore si assiste a una battaglia attorno a un
emendamento che aiuterebbe le 700 a restare dentro. “Mors Gm, vita Gae”.
Le
maestre in crisi di nervi — e che a 24 ore dal concorso non sanno se
devono affrontarlo — sono il prodotto delle incrostazioni ventennali
della scuola italiana che la Legge 107, per ora, ha solo parzialmente
intaccato. Il concorso è un segnale di ritorno alla normalità, ma sconta
due problemi: certifica blocchi interi di esclusi per sempre (i 330mila
della terza fascia, per esempio) e si presenta con una striscia lunga
di errori, date spostate, minacce di ricorsi e ricorsi fatti che
mantengono la scuola italiana in fibrillazione perpetua. Il Miur
sostiene che il concorso costerà solo 10 milioni: ieri, però, la
riunione tra i ministri Giannini e Madia non ha sciolto le riserve
sull’aumento ai commissari.