Repubblica 26.4.16
“Immigrazione zero” così la destra populista spaventa Vienna e l’Ue
Norbert Hofer, il candidato Fpö, verso la presidenza “Se eletto, tempi difficili per il governo di Faymann”
di Giampaolo Cadalanu
VIENNA.
La signora asiatica con l’hijab e il lettore mp3 è impegnata a fare
jogging lungo le banchine del Danubio. Non si cura molto degli ultimi
manifesti elettorali rimasti appoggiati ai platani e fradici di pioggia.
In effetti la gran parte dei messaggi non è per lei. Si parla di Patria
da difendere, di sicurezza, di forza, e solo lo slogan del candidato
che alla vigilia era considerato favorito, Alexander van der Bellen,
immagina un’Austria dove ci sia posto per tutti. “Noi tutti insieme”, si
legge sotto il ritratto del settantaduenne ex portavoce dei Verdi. Per
gli altri candidati, il socialdemocratico Rudolf Hundstorfer e il
popolare Andreas Khol, l’inseguimento fuori tempo massimo dei temi cari
all’elettorato di destra si è trasformata in catastrofe.
O forse
la signora velata ha deciso di uscire per correre, nonostante il brutto
tempo, proprio per reagire alle brutte notizie. Dopo tutto siamo nel
centro di Vienna, il cuore liberal di un paese con tentazioni
nostalgiche. Qui l’uomo dei Liberali, quel Norbert Hofer che si sente
già presidente, ha avuto meno consensi che nelle periferie. Qui c’è
ancora chi ha voglia di aggiungere con un pennarello nero un paio di
baffetti hitleriani sui manifesti del Fpö, sia per il candidato che per
il leader del partito, Heinz-Christian Strache, con l’inevitabile
insulto ai “fascisti”. Ma lunedì sera la Vienna aperta e cosmopolita era
chiusa in casa, ad assorbire sotto choc, dopo aver scoperto che l’anima
chiusa e intollerante aveva raccolto le energie e tirato su la testa.
Il
successo del candidato di estrema destra era inatteso persino per i
bookmaker, che ora però hanno adeguato le quote e danno Hofer alla pari
con l’uomo della sinistra ecologista, fino a ieri dato per vincitore
sicuro. I consensi ottenuti al primo turno — rispettivamente il 35 e il
21 per cento — sembrerebbero far pensare addirittura che il liberale
abbia la strada aperta verso il castello di Hofburg (la residenza del
presidente). Ma è troppo presto per disperarsi: al ballottaggio del 22
maggio torneranno in ballo gli elettori dei partiti storici, centro e
sinistra, e il risultato è tutto da vedere. Hofer si sente pronto per la
poltrona presidenziale, ieri parlava già di mettere il veto sulle leggi
sgradite e magari di rimandare a casa il cancelliere socialdemocratico
Werner Faymann. E sicuramente la convivenza con lui sarebbe difficile
per questo esecutivo. «Questo governo vivrà tempi difficili se sarò
eletto. Ma saranno tempi buoni per l’Austria», ha detto Hofer baldanzoso
in una intervista alla tv
Orf.
Se ci fosse bisogno di
individuare i motivi profondi della svolta austriaca, basta ricordare lo
slogan dei liberali sul tema più rovente. “Immigrazione zero”: questa è
la soluzione proposta da Strache e dai suoi. Jörg Haider, fondatore del
partito, se fosse ancora vivo sogghignerebbe. A portare i nostalgici
nel palazzo che fu dell’Imperatore potrebbe bastare la crisi dei
rifugiati, con 90 mila fuggiaschi che si sono fermati nel paese e quasi
dieci volte tanti che sono transitati, diretti verso Germani e nord
Europa. Ma l’emergenza immigrazione rivela malesseri quasi innominabili,
che siano verso gli spacciatori africani della stazione Thaliastrasse o
i maghrebini di Praterstern. Come sempre, più che le reali difficoltà
economiche e logistiche può il richiamo alla pancia, lo sfruttamento del
disagio che l’arrivo in massa dei diversi provoca.
La stampa
popolare cavalca il malumore, dando ampio spazio alle denunce di
violenze che coinvolgono stranieri, come nei giorni scorsi, quando una
studentessa 21enne è stata aggredita e violentata a Vienna da un gruppo
di giovanissimi richiedenti asilo afgani.
E alla fine, la stessa
onda che sta sommergendo i consensi di Angela Merkel in Germania e del
premier Stefan Loefven in Svezia rischia di spazzare via anche
considerazioni più concrete: quelle per esempio sulle reali capacità
amministrative dei Liberali. Nella Carinzia, la regione del fondatore
Haider, la Fpö ha lasciato una voragine di conti in rosso, pari a 25
miliardi di euro, per garantire l’espansione della banca locale, e
adesso i creditori si vogliono rivalere con la regione. Ma questo
finisce per contare poco, di fronte a una minaccia percepita come
inquinamento della cultura locale. Di Patria con la P maiuscola gli
austriaci, entusiasti della prima ora sul sogno europeo, non sentivano
parlare da tempo. Ma non ci sono richiami che valgano. Come hanno
reagito a suo tempo, chiudendosi a riccio quando i partner europei
contestavano all’allora presidente Kurt Waldheim il passato nazista,
così reagiranno adesso, chiudendosi ancora di più se l’Unione li
richiamerà a ideali comuni.