Repubblica 26.3.16
La riforma.
Duecento milioni,
ventitremila euro per istituto: è il tesoretto messo in palio dal
governo per gratificare chi si è maggiormente distinto. Tra le polemiche
Soldi ai prof più anziani anzi no, ai più tecno il caos nelle scuole per i premi al merito
di Laura Montanari Valeria Strambi
OGNI
SCUOLA a modo suo, in piena autonomia e in ordine sparso, fra mugugni e
polemiche. Il bonus che premia il merito degli insegnanti è una novità
introdotta dalla Buona Scuola, «una riforma culturale » l’ha definita il
ministro Giannini. Ora ci siamo. Fra proteste e ritardi, dall’infanzia
alle superiori, gli istituti si mettono in moto e cominciano a definire i
criteri. Chi vorrebbe premiare il professore di lungo corso, quello che
sta per andare in pensione. Chi gli innovatori: quelli che portano i
ragazzi a teatro la domenica, che insegnano con le lavagne digitali o
fanno partecipare gli studenti a progetti internazionali. Chi
preferirebbe assegnare il bonus a quelli che fanno lezioni supplementari
di lingua italiana agli stranieri, o organizzano iniziative per i
ragazzi svantaggiati o, genericamente, «danno un contributo al
miglioramento della vita scolastica».
Da Nord a Sud il puzzle è
variegato. Ci sono scuole che preparano griglie a punti con un ricco
menù, di voci e incroci, per dare i voti alle cattedre: a fine anno,
vincerà chi otterrà la somma più alta, una specie di campionato
dell’impegno didattico. Esempio, in una scuola fiorentina daranno fra 12
e 24 punti a chi porterà i ragazzi a una mostra di sabato o domenica,
agli animatori digitali, a chi trascriverà i verbali dei consigli di
classe, a chi si occuperà di stendere i «curricoli verticali» (cioè i
programmi). Altre all’opposto sono meno rigide e tracciano soltanto una
cornice di principi ispiratori lasciando che siano i presidi a decidere
la “pagella” del buon docente. Insomma ciascuna scuola declina come
meglio crede il bonus in arrivo nei prossimi mesi. Il mondo della scuola
però è diviso fra il partito del “finalmente”, “era ora” e chi come la
Cgil si oppone: «Stiamo raccogliendo le firme per un referendum, fra i
quattro punti, uno è proprio sui premi ai docenti. Gli incentivi vanno
distribuiti a un tavolo con le Rsu, non certo a discrezione dei
dirigenti di istituto» spiega Annamaria Santoro.
Fra i corridoi e
le aule cresce la preoccupazione in vista della scadenza del 31 agosto
quando i dirigenti scolastici dovranno consegnare al Miur la lista dei
premiati. Così le scuole corrono ai ripari, molte sono in ritardo e
contano di riunire la commissione nei prossimi giorni. Da oggi il
ministero comincerà un monitoraggio per avere la fotografia di quello
che sta succedendo e capire eventuali difficoltà. Per venire incontro a
queste ultime, sul sito del Miur e anche su quello dell’Indire (Istituto
di ricerca e innovazione per la didattica) sarà possibile contattare,
tramite una piattaforma web, gli esperti per sciogliere i dubbi o
ricevere informazioni sul bonus. Questa sperimentazione andrà avanti per
tre anni lasciando piena autonomia agli istituti, poi il ministero
«selezionerà i criteri più significativi e stenderà una lista unica
uguale per tutti» a cui tutti si dovranno adeguare. «La scuola non può
più sottrarsi alla valutazione — sostiene Giovanni Biondi, presidente
dell’Indire — è importante valorizzare il lavoro di quegli insegnanti
che riescono a fare una didattica innovativa contagiando i colleghi e
stimolando gli studenti». Secondo Biondi l’Italia arriva in ritardo, dal
momento che negli altri Paesi europei la valutazione esiste da anni:
«Per noi è una novità, ma in Francia e in Inghilterra il sistema è
rodato. Con la differenza che lì mandano un ispettore esterno ad
assistere a una lezione e a giudicare. Qui invece, in maniera molto più
trasparente, abbiamo affidato il giudizio all’intera comunità
scolastica». Nel comitato che si occupa di valutazione ci sono
insegnanti, genitori e, per le superiori, anche un rappresentante degli
studenti. Il ministero ha stanziato un fondo di 200 milioni di euro per
tutte le scuole italiane: di media 23mila euro lordi a istituto. Quanto
riceverà il «buon insegnante», dipenderà dai criteri: si può pensare a
una base minima che parte da 500 euro e sale. Voci dalle aule: «Il
lavoro docente va valorizzato anche economicamente — spiega un preside
di Piacenza, Mario Magnelli del Comprensivo di Fiorenzuola — ma il
riconoscimento deve essere condiviso e sereno ». Il rischio è quello di
avvelenare il clima. Fra le ipotesi in considerazione, quella di
premiare i docenti che hanno fatto da tutor ai neoimmessi in ruolo. «Si
può discutere come assegnarle — dice Floriana Buonocore, dell’istituto
Tozzi di Siena — ma sono risorse aggiuntive per le scuole. Vanno a
premiare chi aiuta i ragazzi a crescere, dipende da noi usarle bene».
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IL MINISTRO
Stefania Giannini, 55 anni, ministro dell’Istruzione