martedì 26 aprile 2016

Repubblica 26.3.16
La riforma.
Duecento milioni, ventitremila euro per istituto: è il tesoretto messo in palio dal governo per gratificare chi si è maggiormente distinto. Tra le polemiche
Soldi ai prof più anziani anzi no, ai più tecno il caos nelle scuole per i premi al merito
di Laura Montanari Valeria Strambi

OGNI SCUOLA a modo suo, in piena autonomia e in ordine sparso, fra mugugni e polemiche. Il bonus che premia il merito degli insegnanti è una novità introdotta dalla Buona Scuola, «una riforma culturale » l’ha definita il ministro Giannini. Ora ci siamo. Fra proteste e ritardi, dall’infanzia alle superiori, gli istituti si mettono in moto e cominciano a definire i criteri. Chi vorrebbe premiare il professore di lungo corso, quello che sta per andare in pensione. Chi gli innovatori: quelli che portano i ragazzi a teatro la domenica, che insegnano con le lavagne digitali o fanno partecipare gli studenti a progetti internazionali. Chi preferirebbe assegnare il bonus a quelli che fanno lezioni supplementari di lingua italiana agli stranieri, o organizzano iniziative per i ragazzi svantaggiati o, genericamente, «danno un contributo al miglioramento della vita scolastica».
Da Nord a Sud il puzzle è variegato. Ci sono scuole che preparano griglie a punti con un ricco menù, di voci e incroci, per dare i voti alle cattedre: a fine anno, vincerà chi otterrà la somma più alta, una specie di campionato dell’impegno didattico. Esempio, in una scuola fiorentina daranno fra 12 e 24 punti a chi porterà i ragazzi a una mostra di sabato o domenica, agli animatori digitali, a chi trascriverà i verbali dei consigli di classe, a chi si occuperà di stendere i «curricoli verticali» (cioè i programmi). Altre all’opposto sono meno rigide e tracciano soltanto una cornice di principi ispiratori lasciando che siano i presidi a decidere la “pagella” del buon docente. Insomma ciascuna scuola declina come meglio crede il bonus in arrivo nei prossimi mesi. Il mondo della scuola però è diviso fra il partito del “finalmente”, “era ora” e chi come la Cgil si oppone: «Stiamo raccogliendo le firme per un referendum, fra i quattro punti, uno è proprio sui premi ai docenti. Gli incentivi vanno distribuiti a un tavolo con le Rsu, non certo a discrezione dei dirigenti di istituto» spiega Annamaria Santoro.
Fra i corridoi e le aule cresce la preoccupazione in vista della scadenza del 31 agosto quando i dirigenti scolastici dovranno consegnare al Miur la lista dei premiati. Così le scuole corrono ai ripari, molte sono in ritardo e contano di riunire la commissione nei prossimi giorni. Da oggi il ministero comincerà un monitoraggio per avere la fotografia di quello che sta succedendo e capire eventuali difficoltà. Per venire incontro a queste ultime, sul sito del Miur e anche su quello dell’Indire (Istituto di ricerca e innovazione per la didattica) sarà possibile contattare, tramite una piattaforma web, gli esperti per sciogliere i dubbi o ricevere informazioni sul bonus. Questa sperimentazione andrà avanti per tre anni lasciando piena autonomia agli istituti, poi il ministero «selezionerà i criteri più significativi e stenderà una lista unica uguale per tutti» a cui tutti si dovranno adeguare. «La scuola non può più sottrarsi alla valutazione — sostiene Giovanni Biondi, presidente dell’Indire — è importante valorizzare il lavoro di quegli insegnanti che riescono a fare una didattica innovativa contagiando i colleghi e stimolando gli studenti». Secondo Biondi l’Italia arriva in ritardo, dal momento che negli altri Paesi europei la valutazione esiste da anni: «Per noi è una novità, ma in Francia e in Inghilterra il sistema è rodato. Con la differenza che lì mandano un ispettore esterno ad assistere a una lezione e a giudicare. Qui invece, in maniera molto più trasparente, abbiamo affidato il giudizio all’intera comunità scolastica». Nel comitato che si occupa di valutazione ci sono insegnanti, genitori e, per le superiori, anche un rappresentante degli studenti. Il ministero ha stanziato un fondo di 200 milioni di euro per tutte le scuole italiane: di media 23mila euro lordi a istituto. Quanto riceverà il «buon insegnante», dipenderà dai criteri: si può pensare a una base minima che parte da 500 euro e sale. Voci dalle aule: «Il lavoro docente va valorizzato anche economicamente — spiega un preside di Piacenza, Mario Magnelli del Comprensivo di Fiorenzuola — ma il riconoscimento deve essere condiviso e sereno ». Il rischio è quello di avvelenare il clima. Fra le ipotesi in considerazione, quella di premiare i docenti che hanno fatto da tutor ai neoimmessi in ruolo. «Si può discutere come assegnarle — dice Floriana Buonocore, dell’istituto Tozzi di Siena — ma sono risorse aggiuntive per le scuole. Vanno a premiare chi aiuta i ragazzi a crescere, dipende da noi usarle bene».
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IL MINISTRO
Stefania Giannini, 55 anni, ministro dell’Istruzione