martedì 26 aprile 2016

Repubblica 26.4.16
L’intervista/ Pier Ferdinando Casini
“Partito unico con Berlusconi e insieme sosteniamo Renzi”
di T. Ci

ROMA. «La scelta di Bertolaso dimostra che Berlusconi non si rassegna a una sterile subalternità rispetto ai due populisti Salvini e Meloni. I moderati di Forza Italia e quelli che invece sostengono Renzi devono tornare a parlarsi». Nel giorno in cui Silvio Berlusconi detta con una lettera al Giornale la nuova linea centrista («FI è come il Ppe») - e Giorgia Meloni giudica «finita la coalizione» -Pier Ferdinando Casini propone di sfruttare questo strappo per dar vita al Ppe italiano. «Ora o mai più, è l’ultima chiamata».
Casini, il caos di Roma può segnare la svolta?
«Io sostengo Marchini, ma l’aver resistito alla candidatura della Meloni è il segno che Berlusconi non vuole essere subalterno al populismo nazionalista e al becero qualunquismo antipolitico degli alleati. Oggi l’alleanza di centrodestra è sbilanciata a favore delle componenti estreme, che vogliono creare in Italia una succursale del lepenismo. Quelli che plaudono a Davigo sono Salvini e Meloni, dovrebbero riflettere i moderati di Forza Italia che propongono un vassallaggio completo a questi signori. Mi auguro che nasca un ripensamento che eviti la dispersione dei moderati».
Su quale terreno, quello del sostegno al governo?
«Si può discutere se la scelta giusta per un moderato sia sostenere Renzi, come faccio io, o se è meglio un’opposizione non populista al governo. Questi due filoni, in ogni caso, hanno grandi possibilità di incontrarsi, avendo più affinità di quanto si immagini. Pensate ad esempio al Jobs act e alla giustizia».
Quindi dialogo tra FI e Renzi?
«Non so dove porterà, ma certo chi sta oggi all’opposizione ha firmato ieri il Patto del Nazareno. C’è molto su cui lavorare. Ed è l’unica possibilità per Berlusconi di essere protagonista».
Protagonista o leader?
«La sua forza è quella di prendere ancora milioni di voti, però è fuori ormai dal Parlamento. Il tempo passa per me e anche per lui...».
E a Renzi conviene parlare con Berlusconi?
«Il dialogo è essenziale anche per lui, che mi sembra sia impegnato in una marcia tutt’altro che trionfale contro i cinquestelle. La sinistra interna lo boicotta, i costituzionalisti lo combattono. Da solo difficilmente riuscirà a occupare il fronte moderato».
E può farlo con FI, accreditata a un misero 6%?
«Non è un dato reale. Sono al 6% perché non si capisce da che parte sta Forza Italia. Io preferisco il Berlusconi che riceve Weber e dialoga con il Ppe».
Ppe italiano tutti assieme?
«È la mia strada. Il Ppe vive una crisi profonda. O chiude baracca, oppure cerca di costruire contenitori moderati nella singole realtà nazionali».
Lei parla con l’ex Cavaliere?
«L’ho visto due o tre mesi fa a una cena. E sentito per Pasqua. Comunque non servono conciliaboli segreti, ma un percorso di unità dei moderati, sotto le insegne del Ppe, alla luce del sole. E poi scusi: non ha più senso l’incomunicabilità tra Berlusconi e Alfano. Ha visto cosa gli hanno fatto Salvini e Meloni? Molto meglio Angelino...».