Repubblica 21.4.16
Riforme, l’affondo di Renzi “C’è chi difende la poltrona”
Grande
freddo tra governo e giudici La mediazione del vicepresidente del Csm
Legnini: “No a un nuovo scontro tra politica e magistratura”
di Goffredo De Marchis
ROMA.
Nuovo referendum, nuovo scontro nel Pd. Alcuni parlamentari dem firmano
la richiesta per avere il voto dei cittadini sulla riforma
costituzionale. Altri, il grosso della minoranza, preferisce non farlo.
Matteo Renzi dal Messico fa capire di non digerire l’ennesima frattura.
«Se qualche politico anche del Partito democratico ha cambiato idea, noi
non la cambiamo. Andremo a chiedere ai cittadini la loro opinione».
L’attacco alla sinistra interna è molto esplicito: «Non è una novità, su
alcune questioni si possono avere opinioni diverse, e nel Pd c’è una
parte che ormai fa opposizione su tutto. Ne dobbiamo prendere atto e ce
ne faremo una ragione. Questo referendum toglie poltrone ai politici, è
ovvio che ad alcuni di loro non piaccia».
La risposta di Pierluigi
Bersani è altrettanto tagliente: «Siamo davanti all’ennesima
sgrammaticatura di Renzi. Cominciano a diventare un po’ troppe. Io ho
votato Sì alla riforma in Parlamento. Le firme per il referendum le
raccolgono quelli che hanno votato No, è una garanzia che la
Costituzione prevede per la minoranza. E non mi presto alle
sgrammaticature». Il punto è che i leader della minoranza continuano a
essere molto attendisti nel pronunciarsi sul voto di ottobre. «Ottobre?
Prima c’è maggio, giugno, luglio... », commenta divertito Bersani mentre
prende un caffè alla buvette. Allo stesso modo Gianni Cuperlo (anche
lui non ha firmato) invita il premier a non occuparsi dei comitati per
il Sì perchè «ora dobbiamo combattere e vincere le partite nelle città».
Miguel Gotor e Roberto Speranza rinviano la scelta definitiva a «dopo
le amministrative ». Difficilmente qualcuno di loro si tirerà indietro e
si schiererà per il No dopo aver votato in aula la legge Boschi. Ma se
le comunali vanno male per il Pd, allora le condizioni per arrivare in
sicurezza al referendum potrebbero cambiare.
Resta quindi un clima
avvelenato a Largo del Nazareno. Il bersaniano Nico Stumpo, che non è
un pasdaran, critica l’uscita di Renzi: «Continua a cercare sempre dei
nemici, non sa vivere senza. Si comporta come un bullo di periferia, ma
deve stare tranquillo e permettere alle persone di pensare con la
propria testa». Ma Renzi contesta alla radice questa posizione. «La
scelta del referendum era stata presa tutti insieme, ma se qualcuno ha
cambiato idea mi dispiace. Ciò però non conta, perché tutti insieme
andremo a chiedere il consenso dei cittadini ». Secondo Dario Ginefra,
che infatti ha firmato la richiesta, fin dal governo Letta il Pd aveva
espresso l’intenzione di chiedere in ogni caso il voto degli elettori
sulle riforme costituzionali. Ma non è solo questo il fronte aperto. A
Cuperlo non è piaciuto il discorso di Renzi al Senato, l’altro ieri.
«Non avrei detto quelle parole sulla giustizia», spiega l’ex presidente.
«Il problema tra la politica e la giustizia - aggiunge - non sono mai
stati i giudici, ma l’etica, le regole che ci diamo da soli, al di là
delle inchieste». Poi, sul garantismo e sul rispetto della Costituzione
per la colpevolezza dell’imputato, nulla da ridire, sottolinea Cuperlo.
«Su una materia così delicata il presidente del Consiglio deve fare il
pompiere non il piromane. Ovvero pacificare senza alimentare lo scontro.
Non mi pare sia successo questo». La preoccupazione, dal punto di vista
istituzionale, arriva anche dal vicepresidente del Csm Giovanni
Legnini: «Dobbiamo evitare nuovi scontri tra politica e magistratura».
Semmai,
è l’opinione di una parte del Pd, il governo può accelerare sulle
riforme bloccate al Senato da otto mesi: processo penale,
intercettazioni e prescrizione. Per Davide Ermini, renziano e
responsabile giustizia del Pd, «si arriverà in fondo sulle
intercettazioni. Non vedo veti di Ncd. Entro l’autunno avremo la legge».
Ma nelle sue parole si sente l’eco di una resa sulla prescrizione. «Non
abbiamo i numeri, questo è un governo di coalizione».
Insomma, se
ne riparla la prossima legislatura. «Un altro buon motivo per votare Sì
al referendum costituzionale», scherza ma non troppo Ermini. Quando il
Senato non ci sarà più (o quasi) e quando alla Camera la maggioranza
sarà solida e appannaggio di un solo partito. Qualcuno osserva che
quando vuole Renzi sa come farsi ascoltare dagli alleati. «È che
l’intesa con Verdini, ti fa pagare un prezzo », commenta un bersaniano.