giovedì 21 aprile 2016

Repubblica 21.4.16
I democratici.
In città la Clinton ha avuto il 63,4%. Bernie aspetta tre ore prima di ammettere la sconfitta
Ricchi e poveri per Hillary i giovani in piazza non salvano Sanders
di Federico Rampini

NEW YORK. «Piazze piene, urne vuote ». L’antica maledizione della sinistra ha colpito Bernie Sanders proprio nella sua città. Ha perso malamente contro Hillary Clinton, ormai lanciatissima verso la nomination. Eppure i comizi del senatore socialista hanno fatto il pienone fino alla vigilia del voto, le piazze traboccavano, l’entusiasmo era ai massimi. In 28.000 sono andati ad ascoltarlo al Prospect Park di Brooklyn, soprattutto giovani. Dai ventimila in su hanno affollato tutti i suoi raduni: a Washington Square (zona Village, davanti alla New York University); a Long Island. Che delusione dallo spoglio.
New York City si è svegliata ancora più clintoniana dello Stato che la racchiude. Qui in città Hillary ha stravinto col 63,4% contro il 36,6%. Volano le accuse, infuria la polemica per 125.000 elettori “cancellati” inspiegabilmente dai registri di Brooklyn, proprio il quartiere di Sanders… e del sindaco Bill de Blasio, schierato con la rivale.
Si discute sulla scelta controversa di tenere delle primarie chiuse, mentre in quelle aperte gli indipendenti favoriscono Sanders. Ma la geografia del voto è comunque implacabile verso il sognatore socialista nato in una famiglia ebrea di Brooklyn, poi emigrato a far politica nel nordico Vermont. Dai newyorchesi ricchi dell’Upper East Manhattan agli afroamericani, dagli ispanici fino a Chinatown, il colore delle mappe elettorali è quasi uniforme. La Clinton dilaga con percentuali “bulgare”, 80%, in quella zona opulenta che va da Carnegie Hill fino ai grandi musei Metropolitan e Guggenheim. Commenta un ascoltatore della radio locale Npr: «In quel quartiere abita un ceto sociale che altrove in America sarebbe repubblicano, qui sono democratici perché newyorchesi ». Spaventati dalla prospettiva di un brutale aumento della pressione fiscale, con un socialista alla Casa Bianca.
Però Hillary stravince pure all’estremo opposto della scala sociale: 77% dei voti nel Bronx. I giovani neri che vidi affollare il comizio di Sanders all’Apollo Theater di Harlem non hanno spostato la bilancia: i loro genitori, e soprattutto i neri più poveri e meno colti, stanno con i coniugi Clinton. La politica delle celebrity non funziona: Spike Lee vota Sanders ma non sposta voti. Hillary raccoglie trionfi in altri quartieri popolari e dominati da minoranze etniche: 60% a Chinatown, 64% nella East Harlem South dei portoricani, 70% a Jamaica vicino all’aeroporto JFK, altro insediamento ispanico e anche di immigrati dall’Est europeo. Tra i quartieri dove avanza da anni la “ gentrification”, l’espulsione di ceti popolari con l’aumento dei prezzi immobiliari, Hillary è plebiscitata nell’Upper West Side di Manhattan e nel West Village. Dove La Repubblica ha l’ufficio, e ogni mattina uscendo dal metrò venivo regolarmente volantinato e indottrinato dai ragazzi di Bernie, alla fine ha vinto lei: da Union Square a Chelsea il 68% ha votato Hillary contro 32% per Bernie. I ragazzi che facevano volantinaggio a Union Square nelle pause dei corsi alla New York University, raramente possono permettersi di abitare lì. E infatti i rari distretti dove ha vinto Sanders seguono la tipologia dei “nuovi hipster”, studenti o artisti cacciati lontano dai quartieri chic di Manhattan. Bernie ha vinto col 64% a Greenpoint- Brooklyn e a Staten Island. Smentendo i luoghi comuni, non è la liberal New York City che ha creduto nel suo socialismo.
Sanders è andato meglio in altre zone di questo Stato, classificate come rurali, anche se talvolta si è spostata lì una nuova popolazione giovane: sia per la presenza di tanti campus universitari, sia per trovare abitazioni a costi inferiori. Bernie ha reagito alla pesante disfatta di New York con una caduta di stile: martedì sera è sparito per tre ore prima di sottoporsi al rito della congratulazione alla vincitrice. Cercherà una rivincita nel prossimo Supermartedì sulla East Coast. Ma il mago delle statistiche elettorali Nate Silver fa un calcolo impietoso: per vincere lui dovrebbe travolgere Hillary in California con 20 punti di distacco. A questo punto sembra fanta-politica.