Repubblica 20.4.16
Eterologa a ostacoli e le coppie vanno ancora all’estero
A due anni dal via libera della Consulta attese infinite
Solo tre Regioni permettono di farla nel pubblico
Toscana, Emilia e Friuli le più virtuose: in tutto sono stati fatti poco più di 400 trattamenti
Uno dei problemi è il numero delle donatrici e così in Italia gli ovociti si acquistano da fuori
di Michele Bocci Caterina Pasolini
POCHI
centri pubblici con lunghissime liste di attesa, zero donatrici,
Regioni che stentano a organizzarsi. Il risultato è che le coppie
italiane fanno l’eterologa prevalentemente a pagamento e molto spesso
all’estero. Ancora. A due anni dalla sentenza della Corte Costituzionale
che il 9 aprile del 2014 ha cancellato il divieto di questo trattamento
di procreazione, a guadagnarci sono i privati. Le coppie pagano,
talvolta centri italiani e spesso cliniche straniere. I viaggi in Spagna
e Grecia si fanno ancora.
Solo tre Regioni hanno organizzato
centri per l’eterologa all’interno di strutture pubbliche: la Toscana,
l’Emilia e il Friuli Venezia Giulia, che è stato l’ultimo a partire. In
tutto sono stati fatti poco più di 400 cicli e ci sono migliaia di
persone che aspettano una risposta da queste strutture, dove si pagano
circa 500 euro di ticket. E le attese sono molto lunghe. Per la prima
visita al Careggi di Firenze, il centro che ha fatto il maggior numero
di trattamenti (circa 200), si aspetta un anno e quattro mesi. A
Cattolica più di un anno.
Così, come sempre è accaduto nel campo
della procreazione assistita, i privati si fregano le mani. Alcune delle
70-80 strutture italiane dove i cicli si pagano dai 3mila euro in su
lavorano a buon ritmo. I dati ufficiali dell’Istituto superiore di
sanità sul numero di trattamenti in Italia ancora non sono pronti ma si
stima che i cicli potrebbero essere stati tra i mille e i duemila. In
due anni, sommando pubblico e privato, non ci si avvicina nemmeno alla
metà delle 8mila coppie che prima della sentenza si stimava andassero
all’estero per l’eterologa.
Il grande problema è quello delle
donatrici. In Italia praticamente non ce ne sono e quindi i centri
acquistano gli ovociti dalle cliniche estere. Altri puntano sull’egg
sharing, ossia la donazione di ovociti in sovrannumero da parte di donne
che fanno l’omologa. Oppure la donazione di gameti tra coppie in cui un
partner è fertile: chi riceve l’ovulo ha il marito che dona il seme a
coppie dove il marito è sterile. È il sistema utilizzato nel centro
pubblico di Cattolica diretto da Carlo Bulletti. «Ora abbiamo in lista
di attesa 600 persone, organizziamo i cicli ogni tre mesi anche perché
bisogna avere una quarantina di coppie disponibili e testate prima di
cominciare — spiega — Siamo comunque in attesa del bando per i gameti
esteri che dovrebbe esserci a giugno e allora potremmo dare tempi a
tutti quelli che aspettano ». Nel frattempo emiliani e romagnoli stanchi
di aspettare vanno all’estero e al ritorno chiedono il rimborso alla
loro Asl. È una specie di paradosso: l’Emilia assicura nel servizio
pubblico l’eterologa e proprio per questo deve pagarla ai suoi cittadini
che vanno all’estero per le liste di attesa spesso intasate da coppie
provenienti da altre Regioni. Le amministrazioni che non passano il
trattamento non devono invece pagarlo a chi si sposta. «La situazione in
Italia è la dimostrazione che la sentenza della Corte Costituzionale è
praticamente ignorata — dice Nino Guglielmino del centro privato Hera di
Catania, dove sono stati fatti 300 cicli — da noi, che siamo tra i meno
costosi, 4500 euro, vengono solo persone di reddito medio alto, non ci
sono operai, contadini siciliani, non possono permetterselo. E questo va
contro la legge, i pari diritti sottolineati dalla Consulta. Fino a
quando l’eterologa non verrà messa nei Lea, Livelli essenziali di
assistenza, non ci saranno le convenzioni, continuerà l’ingiustizia e
avere figli sarà roba da ricchi».