Repubblica 1.4.16
L’intervista.
Parla Philippe Martinez, segretario della Cgt primo sindacato francese
“Noi ultimo baluardo Hollande si è schierato con le aziende”
di Anais Ginori
PARIGI.
«Non è distruggendo lo statuto dei lavoratori che si creano posti di
lavoro». Philippe Martinez, segretario generale della Cgt, prima
confederazione sindacale francese con 692mila tesserati, era in piazza
contro la riforma del governo e promette che la mobilitazione
continuerà. «Faremo un’opposizione radicale — annuncia — perché è legge
che neanche Nicolas Sarkozy avrebbe avuto il coraggio di proporre». Il
suo giudizio sulla sinistra al potere è definitivo: «Tra le imprese e i
lavoratori, abbiamo capito chi ha scelto François Hollande», commenta
Martinez, 54 anni, origini spagnole, dipendente di Renault, lunghi baffi
a manubrio e l’aria di chi non è facile al compromesso.
In
Germania le riforme del mercato del lavoro hanno permesso di far
diminuire la disoccupazione. Volete condannare la Francia
all’immobilismo?
«In Germania le riforme hanno creato due classi
di lavoratori: quelli delle grandi imprese con la copertura
previdenziale e sociale, e poi tutti gli altri, spesso nelle piccole
imprese, che non hanno nessuna tutela».
Il Jobs Act del governo Renzi ha creato posti di lavoro. Non le sembra un buon esempio?
«Finora
si tratta di lavoro precario. È presto per capire se tutti i nuovi
posti si tradurranno in contratti di durata indeterminata. Credo invece
che sia l’ennesima tappa nel dumping sociale che prima è avvenuto al
livello globale, poi europeo e ora all’interno dei singoli paesi».
Meglio la disoccupazione che un lavoro seppur precario?
«Trent’anni
fa il capo del Medef (la Confindustria francese, ndr.), che era il papà
dell’attuale presidente Pierre Gattaz, diceva già che i licenziamenti
di oggi sarebbero stati le assunzioni di domani. È un concetto
sbagliato».
Oggi l’85% dei nuovi contratti in Francia è a termine. Proteggete chi è già garantito e non chi entra sul mercato del lavoro?
«Non
è aumentando la precarietà che tuteleremo i giovani. Se siamo tanto
arcaici come dicono perché gli studenti manifestano con noi? La realtà è
che ci sono sempre più lavoratori poveri che non arrivano a fine mese».
Non volete discutere neanche dei contributi sociali che pesano sul costo del lavoro?
«Se
togliamo o diminuiamo i contributi, i lavoratori dovranno pagarsi cure,
pensione? La Francia ha un modello sociale diverso che vogliamo
proteggere».
Volete difendere a oltranza l’eccezione francese?
«Forse
siamo l’ultima avanguardia o retroguardia d’Europa. Ci accusano di
essere tardo- idealisti, ma non vedo esempi radiosi altrove».
Non dovreste fare qualcosa per diminuire la disoccupazione stabile sopra al 10%?
«Quest’anno
registreremo il record di dividendi distribuiti agli azionisti. Quindi i
soldi ci sono, è solo un problema di redistribuzione. Il governo ha
regalato sgravi fiscali alle imprese senza che ci sia stato alcun
impatto sull’occupazione. Infine, le assunzioni ci saranno se
cresceranno i consumi e questo non dipende certo da noi».
Perché siete divisi tra sindacati?
«È
il pluralismo francese. C’è chi, come la Cfdt, ha deciso di discutere
per migliorare la riforma. Per noi non c’è trattativa possibile perché
la riforma è concettualmente sbagliata: non si possono creare tanti
statuti dei lavoratori quante sono le aziende».
Le 35 ore sono intoccabili?
«È
una gigantesca ipocrisia. In Francia, attraverso le deroghe previste,
l’orario medio di lavoro è di quasi 38 ore per operai, impiegati e di 44
ore per i quadri. Le imprese hanno preferito introdurre molte deroghe
anziché creare posti di lavoro».
Il Front National sta prendendo il voto operaio. Non è un fallimento anche per voi?
«Gli
elettori non fanno più differenza tra destra e sinistra: questa è la
conseguenza. Un quarto dei nostri aderenti vota per il Fn. Noi siamo
intransigenti: appena qualcuno del sindacato si presenta su una lista Fn
viene radiato perché pensiamo sia un partito che divide, contrario ai
nostri valori e che mente agli elettori. Ma non possiamo essere gli
unici a condurre questa battaglia».
( © Lena, Leading European Newspaper Alliance)