lunedì 18 aprile 2016

Repubblica 18.4.16
La minoranza dem ammette la sconfitta “Rivincita al congresso”
“Quella di Renzi è una vittoria di Pirro. I 14 milioni di votanti una “base”per lanciare Speranza”
Cuperlo critica Guerini che esulta per i pochi votanti: “C’è in ballo la democrazia in Italia”
di Giovanna Casadio

ROMA. «Noi abbiamo perso, ma quella di Renzi è una vittoria di Pirro, ottenuta sfruttando la malattia dell’astensione, un frutto marcio di cui pagherà la conseguenza magari già al referendum costituzionale di ottobre». Il fronte anti Renzi ha sperato fino all’ultimo di arrivare al quorum sulle Trivelle, a quel 50% più uno, che sarebbe stato il segnale della sconfitta della linea del premier-segretario. È stata battuta. Ma considera comunque il 32% di votanti nel referendum di ieri un «risultato buono». Per la sinistra dem quei 14 milioni e mezzo di elettori possono aiutare a riaprire la partita anche nel Pd.
Il risultato insomma lascia sul campo una scia di conseguenze. Lancia la corsa per la leadership nel Pd di Michele Emiliano, anche se la Puglia non ha raggiunto il quorum. Il governatore pugliese è stato capofila dei No-Triv. Da settimane al Nazareno, la sede dem, si dice che «Michele» è pronto alla sfida per la segreteria. Nell’ultima Direzione del partito, Renzi lo ha invitato a non agitarsi troppo: «Hai detto parole volgari su di me, non sono da te...ti vogliamo bene».
«Bisogna ammettere che Michele ha un gruzzolo di consensi, in chiave anti renziana », riflette Gotor. Miguel Gotor è sponsor di Roberto Speranza, leader della sinistra del Pd, che vedrebbe volentieri come sfidante di Renzi alla guida del partito. Ma prende atto che il governatore dalla Puglia sta scaldando i muscoli. Però ad avere avuto un successo personale in questa sfida referendaria è proprio Speranza: nella sua città, a Potenza, il quorum è stato sfiorato, nella sua sezione del centro storico sono andati a votare il 75% degli elettori, a Matera c’è il quorum. La Basilicata, la regione di Tempa Rossa, “la mia terra martoriata”, la definisce Speranza, lo ha superato.
Speranza raccoglie insomma i frutti della campagna fatta per il Si, anche in dissenso da Pierluigi Bersani, di cui è il “delfino”, che è andato a votare ma ha votato No. «L’enfasi di Renzi sull’astensione è stata eccessiva. Ha politicizzato il referendum anche oltre misura, non rendendosi conto che molti dei nostri elettori erano sulla posizione del Si, delle energie rinnovabili».
Non vuole sentire parlare delle altre partite che questo risultato si porta dietro, Gianni Cuperlo. Lo sfidante di Renzi alla primarie del 2013 e leader di Sinistradem, invita ad attenersi ai fatti. Bacchetta l’atteggiamento dei renziani. «L’indicazione dell’astensione è stata un errore serio. Davvero non mi è piaciuto il vice segretario Lorenzo Guerini che brinda perché poche persone vanno a votare: in ballo non c’è il congresso del partito ma la democrazia italiana».
A metà giornata elettorale, a poche ore da quel dato delle 19 del 23,49% di votanti, che ha spazzato via l’illusione del quorum, lo scontro si era acceso nel Pd con il tweet di Ernesto Carbone, che ironizzava sul battiquorum, lanciando l’hashtag #ciaone.
Clima surriscaldato. Calcoli sul peso dei votanti. L’altra posta in gioco, intrecciata alle Trivelle, è il referendum costituzionale. «È Renzi ad avere fatto del quesito ambientalista un antipasto di quello costituzionale - ragiona Gotor -Per questo l’astensione è un boomerang, perché i cittadini non vanno a fasi alterne, ora li inviti a non votare poi li chiami alle urne, potrebbero astenersi pure a ottobre».