Repubblica 17.4.16
La coscienza opaca dei medici obiettori
risponde Corrado Augias
CARO
AUGIAS, l’alta percentuale di medici obiettori sull’aborto è un
paradosso italiano, visto che sono trascorsi 38 anni dall’approvazione
della legge 194 e gli specializzandi in ginecologia e ostetricia degli
ultimi quattro decenni avrebbero ben potuto “accorgersi” che nella loro
professione sono previste anche le interruzioni di gravidanza.
Altrettanto paradossale che quegli stessi medici obiettino anche in
ambito di fecondazione assistita, perché sembra proprio che vogliano
limitare il loro lavoro a quello che potrebbe svolgere una esperta
levatrice: come se un otorino laringoiatra volesse occuparsi soltanto di
tonsille! Tuttavia il vero problema è che Beatrice Lorenzin, donna e
ministra della Salute, si stupisca di fronte al pronunciamento del
Consiglio d’Europa in materia. Dopo aver reso assai impervio l’iter per
accedere all’aborto farmacologico, dopo aver negato l’innegabile e cioè
l’aumento degli aborti illegali, salutato con favore l’aumento della
sanzione per le donne che vi ricorrano, dopo aver nicchiato sul fatto
che il 35% degli ospedali italiani non rispettano la legge 194, oggi
Lorenzin, donna e ministra della Salute, dice che deve approfondire e
che è stupita dai dati diffusi. Cosa aspetta? Che vengano arrestate le
prime “mammane”?
Paolo Izzo, scrittore – Roma - pizzos3@gmail.com
NELLE
righe finali di questa lettera c’è crudamente sintetizzata
l’alternativa netta alla quale l’aborto mette davanti. Una struttura
ospedaliera pubblica con tutte le garanzie igieniche e mediche del caso,
oppure il tavolaccio di qualche scantinato con rudimentali strumenti
abortivi non escluso il famigerato ferro da calza. C’è ovviamente la
terza ipotesi ed è la fuga all’estero. In un mio lontano ricordo di
cronista c’è un pullman che partiva al mattino presto, credo da Savona,
pieno di ragazze italiane incinte; andavano in gita a Cannes, venti
minuti una via l’altra, ritorno in serata. La legge 194/78 fu un balzo
in avanti verso la civiltà, fu una vera conquista tanto più che era
stata saggiamente corredata dall’istituzione dei consultori, tra le cui
finalità c’era anche quella di informare le donne: «sui diritti a lei
garantiti dalla legge e sui servizi di cui può usufruire». Il “diritto” e
il “servizio” oggi sono spesso messi a repentaglio a causa di strutture
carenti e di una classe medica di discutibile livello etico. I medici
obiettori toccano la media del 70% sul piano nazionale con punte del 90%
in certe regioni meridionali. Non c’è bisogno del Consiglio europeo per
capire che una situazione del genere è assurda e «può comportare
notevoli rischi per la salute delle donne interessate». Tanto più che
questo avviene in un Paese nel quale non si dà ai giovani alcuna
educazione sessuale, nessuno insegna metodi e strumenti contraccettivi,
si ostacola la vendita delle pillole del giorno dopo e di quelle
abortive, infine non è mai stata messa in piedi una vera rete di
consultori. Breve: non si è fatto niente per non arrivare al momento
traumatico dell’aborto dove può capitare all’infelice che ne ha bisogno,
di trovarsi con un medico che ha fatto calcoli di carriera
nascondendoli dietro il comodo paravento della sua opaca coscienza.