Corriere 17.4.16
«Non so come dire a mia figlia autistica che nessuno vuole dormire con lei in gita»
La madre della tredicenne di Legnano: non partirà per Mauthausen, viaggio sulla discriminazione
intervista di Andrea Galli
Chi è sua figlia?
«Una bambina dolce e ingenua: l’ingenuità è una delle conseguenze peggiori della sindrome».
Più rabbia o più dolore?
«L’arrivo
di nostra figlia è stato un dono del Signore. Ma dirle che è stato
tutto facile no, non me la sento. È dura, è estenuante; è una battaglia
ogni giorno. Da piccola non parlava. Passava il tempo e non parlava.
Però con testardaggine ha fatto le elementari e adesso è in terza media.
Ovvio, con ostacoli nei percorsi cognitivi, la necessità di
un’insegnante di sostegno, con tante ore a casa a fare i compiti insieme
e tentare e ritentare su esercizi apparentemente banali...».
Della
sua classe, a Legnano, nordovest di Milano, questa ragazzina di tredici
anni «è l’unica senza cellulare». Lo può usare soltanto a casa, sotto
gli occhi dei genitori, originari di Vibo Valentia, Calabria, famiglia
semplice, di buone maniere; nell’appartamento ci sono attimi di
disperazione che non vengono celati e continue scuse se nel corso del
colloquio «non utilizziamo le parole giuste».
Dicevamo del
cellulare. Si deve cominciare da qui. Messaggi fra i compagni su
Whatsapp, a febbraio, dopo l’annuncio dei professori di una gita a
Mauthausen.
«Ho saputo della chat e sono riuscita ad avere qualche
messaggio. Una scriveva: “Non voglio stare con lei”. Un’altra: “Non
posso dormirci insieme, ho paura”. Una professoressa ribatteva:
“Qualcuna ci deve pur stare”, nemmeno fosse un animale. I maschi
scrivevano: “Meno male che è femmina e la cosa non ci tocca”. Una
compagna scriveva che mia figlia l’aveva chiusa nell’armadio e
addirittura l’aveva presa prigioniera».
In che senso?
«D’estate
scendiamo in Calabria, nella casa di famiglia, e invitiamo le amiche di
mia figlia. Ad agosto ne abbiamo ospitata una, con i genitori. Le bimbe
dormivano insieme. Mai un problema. Di sera, giocando a nascondino con
altre ragazzine, figlie di amici, mia figlia le aveva consigliato di
mettersi nell’armadio, sicura che non l’avrebbero trovata».
Sua figlia ha mai dormito senza di voi?
«Mia
figlia è negli scout. Con il gruppo sta via anche due, tre giorni.
Dorme con le altre in tenda. Si comporta da persona normale...
Normale... Lo vede che devo giustificarmi? Me l’hanno processata e
condannata da innocente».
La storia di Legnano non è un’inchiesta
giudiziaria. O almeno, non ancora. Eppure ci sono versioni da accertare;
e rimane decisiva la relazione degli ispettori il cui intervento
l’attento provveditore di Milano, Marco Bussetti, ha sollecitato. Gli
ispettori potrebbero andare nella scuola già domani. Non un giorno
qualunque.
«Domattina, la classe, senza mia figlia, partirà per
Mauthausen. Un viaggio importante, per studiare gli orrori della
discriminazione. Tante parole e poi, nei fatti... Nella scuola
organizzano convegni contro il bullismo... Ma davvero, non ce l’ho con i
compagni di classe. I messaggini li considero una ragazzata. Sono gli
adulti che mi hanno deluso e rattristato».
Perché?
«Un mese
fa con mio marito abbiamo inviato una lettera ai genitori. Chiedevamo il
motivo di tale crudeltà. Abbiamo proposto un incontro».
Com’è andato l’incontro?
«Non c’è stato. Non ci ha risposto nessuno».
Dagli
altri genitori non sono mancate telefonate di solidarietà. Ma sovente
di «nascosto», quasi per non offendere il gruppo, coeso. A proposito: i
genitori della ragazzina erano su un gruppo di WhatsApp nel quale si
parlava del «caso»; chiuso quello, è nato un secondo gruppo da cui
«siamo stati esclusi».
E gli insegnanti?
«La vicepreside ci
ha detto che non si tratta di bullismo ma, anzi, di assunzione di
responsabilità, i compagni non si sentono pronti a “gestire” mia
figlia... Noi conosciamo i limiti: l’anno passato, alla settimana bianca
con la scuola, non l’avevamo mandata. Non siamo sprovveduti, non
pretendiamo di stare al centro del mondo».
Cosa fa domani sua figlia?
«In gita non andrà. Devo proteggerla. Non la vogliono, punto. Glielo devo ancora dire e non so come spiegarlo».
L’istituto
attraversa giorni di smarrimento: è venuta a mancare la preside. Il
dolore e la scomparsa d’una guida. In settimana, ai genitori della
ragazzina, è arrivato il sollecito del coordinatore dei docenti per
saldare la prenotazione della gita. Sono 140 euro. Li pagherà la scuola.
L’ha annunciato il provveditore.