sabato 16 aprile 2016

Repubblica 16.4.16
Jn Germania governo diviso
Merkel si arrende a Erdogan “Quel comico va processato”
La ragion di Stato uccide la satira
di Michele Serra

CHE la ragion di Stato sembri fatta apposta per intorbidare le questioni di principio, mettendo a dura prova l’azione dei governanti, è cosa nota. Il caso Regeni lo ha appena ricordato agli italiani e al loro governo.
MA una mossa come quella della cancelliera Merkel, che ha elargito al suscettibile capo della Turchia, Erdogan, una sorta di “autorizzazione a procedere” (in Germania) contro il comico Jan Böhmermann, dunque contro un cittadino tedesco, è quasi incredibile per la sua totale indifendibilità di fronte alle opinioni pubbliche europee di ogni ordine e grado. Böhmermann andrà alla sbarra, presso un tribunale tedesco, perché Erdogan non ha gradito una poesia satirica contro di lui. La legge tedesca contempla il reato di “vilipendio di capo di Stato estero”, subordinando però l’iter processuale al nulla osta governativo. Quel nulla osta è stato concesso (non all’unanimità) dal governo tedesco, che si è dunque scomodato per dare udienza al malumore di uno degli autocrati più discussi del globo; e poi ha inteso – con correttezza tedesca – dare rilievo ufficiale alla decisione, con tanto di comunicato della cancelliera.
Oltre a essere reboante e arcaico (la parola “vilipendio”, mi scusino i giuristi, fa ridere già di suo) quel reato è vistosamente ipocrita, perché l’eventuale derisione del re di Tonga, con conseguente protesta formale dello stesso, difficilmente assumerebbe il peso di un affaire diplomatico; mentre l’ingombrante rapporto dell’Europa - e soprattutto della Germania - con la Turchia e con il suo leader musulmano ha caricato una trascurabile disputa legale di un significato simbolico micidiale. Questo: che la libertà di espressione è una bandiera da sventolare fino a che non faccia ombra alla suscettibilità di un alleato potente e agli interessi economici in ballo.
Merkel si è affrettata ad aggiungere che quel reato sarà abolito a breve. Ma intanto ha permesso a Erdogan di snudarlo, come una spada arrugginita, e brandirlo in Europa contro un europeo. A giovarsi di questa inammissibile e incomprensibile debolezza saranno, come è inevitabile che sia, i fautori dell’intransigenza belluina nei confronti dell’Islam e della sua inamovibile suscettibilità nei confronti della satira e della libera critica. Quando si dimentica di esercitare in forme civili la difesa delle nostre prerogative di liberalità, si offre spazio al nazionalismo becero e all’islamofobia da trivio. Nel vuoto lasciato dai ragionevoli, si insinueranno i faziosi: ma la colpa sarà anche dei ragionevoli e della loro abdicazione.
Quanto ai capi di Stato esteri: se Obama oppure Hollande oppure Cameron volessero impugnare la montagna di produzione satirica che li riguarda, i tribunali del mondo non avrebbero altro di cui occuparsi per anni. Qualcuno spieghi a Erdogan, anche se non capisce le battute, che se la Turchia ha ambizioni di grandezza non può avere per capo un tipo così piccino.