Corriere 16.4.16
Il comico tedesco «sottomesso» alla Turchia
di Pierluigi Battista
Bei
tempi, quando si diceva che la Turchia, per entrare in Europa, avrebbe
dovuto adeguarsi agli standard di libertà e al rispetto dei diritti di
cui il nostro continente si faceva vanto. Bei tempi: ora è l’Europa che
si deve adeguare agli standard autoritari e alla spirale repressiva
della Turchia per non rompere con Ankara. Il governo Merkel si affretta a
dare in pasto giudiziario al premier turco Erdogan, quello che teorizza
apertamente l’inferiorità e la sottomissione della donna, la testa del
comico Jan Boehmermann, che nella sua satira certamente poco sofisticata
ha satireggiato sulla figura del padrone della Turchia. Tra la libertà
d’espressione e la diplomazia con Erdogan, il governo tedesco ha
decisamente optato per la seconda scelta e ha autorizzato un
procedimento giudiziario del tutto inedito nella democrazia tedesca. Ha
calpestato un valore molto caro come la libertà d’espressione rendendo
paradossale la sua partecipazione al corteo di Parigi dopo la
carneficina di Charlie Hebdo. «Je suis Charlie» è solo un ricordo. Oggi è
il turno di «Sto con chi vorrebbe farla finita con Charlie». Un altro
arretramento. Un altro passo indietro. Un’ulteriore prova che l’Europa
non è più capace di tenere duro sui suoi valori e che la difesa dei
diritti umani, dalla Turchia all’Iran all’Arabia Saudita, diventa
piccola e timida quando sono in questione i flussi di scambi economici e
la centralità degli equilibri geo-strategici. Forse però con la scelta
del governo Merkel l’arretramento appare più traumatico, troppo zelante,
troppo accondiscendente con chi occupa militarmente i giornali e mette
in galera gli scrittori che osano discutere la linea del
padrone-premier. Stavolta si poteva dire un secco no per non dover dire
sì ancora più umilianti tra qualche mese o anno. Intanto: «Je suis
Boehmermann».