Repubblica 16.4.16
Sfida finale sul quorum Il Sì: noi a votare presto Renzi: a rischio tanti posti
M5S denuncia il premier per l’invito all’astensione I fratelli Prodi su due fronti: Vittorio contro le trivelle
di Tommaso Ciriaco
ROMA.
La battaglia del quorum deciderà il destino del referendum sulle
trivelle. Si vota domani, dalle 7 alle 23, e la consultazione sarà
valida solo se si recherà alle urne la maggioranza dei 50.631.368 aventi
diritto, vale a dire poco più di 25 milioni di elettori. Alla vigilia,
il duello politico ruota in buona parte attorno alla scelta di Matteo
Renzi di non partecipare al voto, contrastata dalla sinistra dem e dal
Movimento cinque stelle. Proprio i grillini promettono di denunciare il
premier e Giorgio Napolitano per l’invito all’astensione: «È un reato».
L’asticella
dei sostenitori del sì è molto alta, se si guarda al recente passato:
dal 1997 ad oggi sono falliti sei degli ultimi sette referendum. Solo
l’ultimo, quello sull’energia nucleare, ha superato il quorum con il 55%
dei votanti. Secondo i promotori, peserà molto anche il primo giro di
boa, vale a dire l’affluenza delle ore 12, come ricorda Sinistra
Italiana lanciando la campagna “Mezzogiorno di Quorum....”. Per Renzi,
invece, non è con il quesito sulle trivellazioni che si fanno passi
avanti: «Stiamo chiudendo le centrali a carbone – ricorda - ma le
rinnovabili nei prossimi cinque anni non basteranno. Sul referendum, che
riguarda la vita di 11 mila lavoratori, rispetteremo il volere dei
cittadini: chi vuole votare sì ha il diritto di farlo, chi vuole far
fallire il referendum può farlo anche non partecipando, che è una via
più semplice». Cogliendo l’occasione di un’intervista pubblica, il
premier risponde a Gianni Cuperlo, che l’aveva tacciato di arroganza:
«In questo momento sono totalmente disinteressato a quello che la gente
pensa di me, e molto interessato a che l’Italia riparta».
Il
referendum, intanto, provoca una spaccatura anche in casa Prodi. L’ex
premier Romano voterà “no”, mentre suo fratello Vittorio dirà “sì”.
Scriverà “no” sulla scheda anche Arturo Parisi, ma aggiunge:
«L’astensione è assolutamente legittima». Tra le voci critiche che si
levano contro Renzi c’è quella di Roberto Speranza, leader della
minoranza dem: «A votare non bisognerebbe rinunciare mai, è l’essenza
della democrazia. Io voto sì». Come lui, anche Fabrizio Barca e Dario
Ginefra. E un invito a partecipare arriva anche da Filippo Santoro,
arcivescovo di Taranto e responsabile Cei per il lavoro. Mentre il
presidente dei vescovi Angelo Bagnasco frena: «Decido domani se votare.
La Chiesa non si è pronunciata ufficialmente».