Repubblica 16.4.16
Lucia Uva, sorella di Giuseppe
“Ci fu un abuso, non mi arrendo”
“Gli imputati esultavano e ridevano, ma loro sanno che cosa hanno fatto a mio fratello”
intervista di S. D. R.
MILANO.
Subito dopo la sentenza Lucia Uva, sorella di Giuseppe, indossa una
maglietta rossa. “Assolti perché il fatto non sussiste”, c’è stampato
sopra.
Lucia, se l’aspettava?
«Sì, ero pronta a questa
sentenza. L’ho capito udienza dopo udienza. Il processo si è svolto in
modo anomalo. Il pm è stato sempre dalla parte degli imputati. Non ha
mai cercato la verità».
“Giustizia è stata fatta”, dicono i legali di poliziotti e carabinieri.
«Gli
imputati hanno esultato, si sono messi a ridere e scherzare. Ma loro
sanno cos’hanno fatto a mio fratello. Io continuerò a dire fino alla
fine dei miei giorni che Giuseppe è stato picchiato. Non si è fatto male
da solo».
Cosa farete ora?
«Aspettiamo la motivazione. Ma
non ci fermeremo, adesso più di prima. Combatteremo. Questi abusi di
potere e di divisa devono finire».
Il giudice che ha assolto il medico del pronto soccorso aveva chiesto di indagare sulle ore in caserma.
«Ma
non è stato fatto. Se le indagini sui carabinieri le fanno i
carabinieri, è normale che non si arrivi a nulla. E infatti nella nuova
inchiesta non è emerso niente di nuovo rispetto a quanto già si sapeva.
Un altro processo vuoto come quello che ha portato all’assoluzione del
medico».
Anche l’amico di Giuseppe è stato ritenuto inattendibile.
«Giuseppe
è stato ucciso di botte. Il testimone ha confermato le urla e i colpi
sentiti quella notte. Solo che è stato sentito cinque anni dopo, è
normale non ricordare bene».
Il giudice ha anticipato la sentenza, prevista nella prossima udienza.
«Sapevano
che ci sarebbero stati tutti i parenti delle vittime delle forze di
polizia. Invece tante non erano qui. Ma continueremo a combattere tutti
insieme per arrivare alla verità».