giovedì 14 aprile 2016

Repubblica 14.4.16
Christo
“Così vi farò camminare sulle acque”
L’artista bulgaro racconta l’ultima monumentale opera sul Lago d’Iseo “Alzate la testa e riscoprite la realtà”
di Holger Christmann

A undici anni dal suo mega-progetto newyorchese, “The Gates”, l’81enne artista bulgaro residente a New York ci prova ancora. Christo, celebre per i suoi involucri, stenderà sulle acque del lago d’Iseo una passerella percorribile lunga tre chilometri, rivestita di stoffa color giallo zafferano, in esposizione dal 18 giugno fino al 3 luglio. I visitatori potranno fare l’esperienza pressoché biblica di camminare sull’acqua. Anche stavolta, è lo stesso autore a finanziare il suo progetto, del costo di 15 milioni di dollari, grazie ai proventi della vendita dei modellini e disegni preparatori. La galleria zurighese Gmurzynska espone attualmente nella
sua succursale di St.Moritz il materiale all’origine del progetto “Floating Piers”: assemblaggi composti da schizzi, campioni di tessuti e indicazioni manoscritte per l’installazione. Dato il poco tempo disponibile per l’allestimento, non è stato possibile esporre nella mostra più di cinquanta originali. Si tratta però di pezzi davvero straordinari, sia per le dimensioni che per i prezzi: il costo di un disegno originale è di un milione di euro.
Alcuni illustri amici dell’artista, tra cui l’architetto Norman Foster e il divo sale e pepe di Hollywood George Hamilton, non si sono lasciati sfuggire il vernissage. L’artista, in jeans e giacca trapuntata, ha spiegato perché il progetto “Floating Piers” (letteralmente “pontili galleggianti”), sarà portato a buon fine in tempi insolitamente brevi. E ha parlato anche di altre idee che spera di fare in tempo a veder realizzate.
Spesso i suoi progetti devono attendere anni, se non decenni, per tradursi in realtà, a causa delle resistenze politiche e dei dibattiti pubblici, che finiscono per diventare parte integrante dell’opera. Come mai «Floating Piers» non ha incontrato gli stessi ostacoli?
«Di fatto, l’idea di questo progetto ci era venuta fin dai primi anni 1970: gli schizzi iniziali risalgono a quel periodo. Pensavamo di realizzarlo sul Rio de la Plata, nei pressi di Buenos Aires; ma non siamo mai riusciti a ottenere l’autorizzazione. In un secondo tempo abbiamo pensato alla Baia di Tokyo; ci mancava però una soluzione tecnicamente perfetta ».
Eppure non ha mai mollato.
«Sì, quest’idea ci era rimasta nel cuore. Nel 2012 ho detto ai miei collaboratori: ho quasi ottant’anni, e vorrei mettere in cantiere un progetto da realizzare in tempi brevi. Abbiamo lasciato New York per Basilea, dove ho un grande deposito dei miei materiali; e da lì siamo partiti per visitare i laghi dell’Italia del Nord. Il lago d’Iseo si è rivelato ideale, anche perché vanta la più grande isola lacustre d’Europa, con 2000 abitanti, collegati alla terraferma solo da un servizio di traghetti. Ora, con “Floating Piers”, gli isolani avranno per la prima volta – per 16 giorni - la possibilità di attraversare il lago a piedi. Sarà oltre tutto un’esperienza sensoriale insolita, perché camminando si percepirà il movimento dell’acqua sotto i piedi. La sicurezza è comunque garantita dalle dimensioni della passerella, larga 16 metri ».
Quali fattori hanno avuto un ruolo decisivo per la realizzazione accelerata del progetto?
«È stata molto importante l’adesione dell’autorità del Bacino del Lago d’Iseo, così come quella della famiglia Beretta, proprietaria dell’Isola di San Paolo (nonché della nota azienda produttrice di armi da fuoco – ndr). Il progetto è stato facilitato dalle più recenti tecnologie. Uno stabilimento di Brescia sta producendo per noi 200mila cubi in polietilene collegati tra loro, sui quali verrà steso il tessuto color giallo zafferano. Ai tanti che oggi passano gran parte del loro tempo a smanettare sullo smartphone o sul computer, il mio progetto offrirà un’esperienza emozionante: quella di vivere un contatto speciale con la realtà, sotto il sole e nel vento, col brivido e l’eccitazione che si provano muovendo i propri passi sulle acque del lago. A renderla ancora più emozionante contribuisce poi il fatto che un tratto della passerella attraversa le vie del centro di Sulza- no, e da lì si immette direttamente sulle acque del lago».
“Floating Piers” è il primo dei suoi progetti realizzato dopo la scomparsa di sua moglie. Cosa ha significato questo per lei?
«Sento moltissimo la mancanza di Jeanne-Claude. Mi manca soprattutto il suo spirito critico. Lei metteva in dubbio tutto, discuteva su ogni decisione. Per me era una sfida, che mi spingeva a dare sempre il meglio».
I proventi della vendita dei suoi disegni bastano a finanziare i suoi progetti milionari?
«Noi siamo i maggiori raccoglitori di fondi per il nostro proprio lavoro. Mettiamo in vendita non solo i disegni e i modellini, ma anche molti oggetti e il materiale d’archivio di quanto abbiamo fatto in passato. Prima di realizzare “The Gate”, Jeanne-Claude era riuscita a vendere all’istituto Smithsonian 360 oggetti e documenti del progetto californiano “Running Fence” del 1976. Le ricordo che il sistema di finanziamento dei progetti di Christo è oggi materia di studio alla Harvard Business School of Art, accanto ai casi di scuola di grandi successi come quelli di Steve Jobs e di Bill Gates».
Lei ha sempre disposto il riciclaggio dei materiali usati per le sue creazioni dopo il loro smantellamento. Si considera un precursore del movimento ambientalista?
«Il nostro è semplicemente il concetto capitalista di riciclaggio industriale. Per i 7503 Gates di New York ci servivano ben 5000 tonnellate di acciaio: un terzo del quantitativo usato per costruire la Tour Eiffel! Ma quell’acciaio lo abbiamo rivenduto a una società cinese prima ancora di acquistarlo ».
Due dei suoi progetti, i cui disegni sono esposti alla galleria Gmurzynska, vanno avanti a rilento: “Over the River”, previsto per il Colorado, e “Màstaba”, che dovrebbe essere realizzato ad Abu Dhabi, con 410mila barili di petrolio multicolori accatastati per formare la più grande scultura del mondo. Crede ancora che riuscirà a portarlo a buon fine?
«Nel caso di Over the River, tutta l’area interessata è di proprietà dell’amministrazione federale americana. Nel 2011 il governo di Obama aveva autorizzato il progetto, ma ora gli abitanti della valle lo hanno contestato. La decisione finale sarà probabilmente di competenza della Corte Suprema Usa. Quanto al progetto di Abu Dhabi, in questo caso è l’emiro a decidere. Il problema cruciale riguarda la possibilità di usare, oltre all’area occupata dalla màstaba (particolare tipo di tomba monumentale egizia
ndt), anche il territorio circostante, per una superficie di 20 chilometri quadrati che dovrebbero essere parte integrante del progetto. Io sono cautamente ottimista: spero di vivere abbastanza a lungo per veder realizzato anche questo progetto.
© Tages Anzeiger / LENA, Leading European Newspaper Alliance Traduzione di Elisabetta Horvat