Repubblica 13.4.16
Elvio Fachinelli
L’inconscio alla ricerca di una nuova lingua
La parte più nascosta di ognuno non è la sede dell’irrazionale. Bensì l’occasione di trasformazione del soggetto
È utopico pensare di costituire nel sociale relazioni di eguaglianza tra non uguali? Delle comunità di non alienati?
di Massimo Recalcati
Una
raccolta di scritti politici ripropone la figura di Elvio Fachinelli,
psicoanalista originale che mette in discussione un pilastro della
lezione freudiana.
La recentissima pubblicazione di alcuni scritti
politici di Elvio Fachinelli, curati con attenzione dal filosofo Dario
Borso, col titolo semplice ma suggestivo “Al cuore delle cose” (Derive
Approdi), suggerisce un bilancio dell’opera di una tra le figure più
notevoli e originali della psicoanalisi italiana. Fachinelli si è
ricollegato per primo in Italia, sebbene in modo mai scolastico, ad
alcune profonde intuizioni di Lacan conferendo loro uno sviluppo
singolare. Fra tutte lo sforzo di costruire una nuova lingua della psicoanalisi.
Il suo codice si è, infatti, logorato, cristallizzato, è divenuto un
tecnicismo privo di vita. Si rilegga in questa luce la breve ma
folgorante introduzione a La freccia ferma (1979) dove Fachinelli
dichiara di mettere tra parentesi la terminologia psicoanalista
classica, al fine di poter seguire il filo di una interrogazione
originale che in quel libro egli muove sul senso del tempo.
Ma il
punto dove più sensibilmente si manifesta il lacanismo originale di
Fachinelli concerne la concezione dell’inconscio. Come per Lacan anche
per lui l’inconscio non è l’istintuale, l’irrazionale, l’animale che un
rafforzamento pianificato dell’Io — posto come obbiettivo principale
della terapia analitica — dovrebbe governare sino a sedare. L’inconscio
non è il luogo di una minaccia che deve essere scongiurata, ma di
un’apertura che può diventare un’occasione di trasformazione del
soggetto. Più radicalmente, per Fachinelli la dottrina psicoanalitica è
stata colpevole di essersi eretta come una vera e propria “difesa” nei
confronti dell’inconscio finendo per perdere il contenuto più specifico
della propria invenzione. La sua tesi diventa sempre più chiara e audace
col passare degli anni. Quello che in La freccia ferma attribuiva a una
certa degenerazione scolastica della psicoanalisi, in
La mente
estatica (1989) viene descritto come un problema già presente
nell’originaria posizione di Freud. Per Fachinelli la psicoanalisi
stessa, già con Freud, tende a difendersi dall’inconscio, non essendo
altro che un tentativo (“infantile”) di arginarne la forza eccedente.
L’apertura
di La mente estatica, nell’intensissimo racconto fenomenologico delle
proprie percezioni sulla spiaggia di San Lorenzo, pone al centro
l’interpretazione della psicoanalisi come barriera, argine, difesa nei
confronti dell’eccedenza dell’inconscio. La sua tesi è chiara: «La
psicoanalisi ha finito per basarsi sul presupposto di una necessità:
quella di difendersi, controllare, stare attenti, allontanare… Ma certo
questo è il suo limite: l’idea di un uomo che sempre deve difendersi,
sin dalla nascita, e forse anche prima, da un pericolo interno. Bardato,
corazzato».
Questa “apologia della difesa” anziché rendere
possibile l’incontro con l’inconscio come occasione, apertura,
desiderio, finisce per sbarrarne l’accesso. È la metafora, giudicata da
Fachinelli “soffocante”, che Freud offre dell’inconscio come “salotto”
borghese separato dall’”anticamera”. Metafora «triste come la sua casa
in Bergstrasse, con la finestra dello studio rivolta a un muro di
cemento».
Come intendere l’inconscio senza ricondurlo
paranoicamente a una minaccia? In diverse occasioni Fachinelli ha
ricordato l’importanza della rilettura lacaniana del famoso detto di
Freud Wo es war soll Ich werden (tradotto da Cesare Musatti in
italiano: «Dove era l’Es, deve subentrare l’Io»). Quello che Fachinelli
trova decisivo di questa lettura è l’accento nuovo che Lacan pone non
tanto sull’Io come istanza deputata a bonificare l’Es, ma sull’Es come
luogo di una apertura inedita, di una possibilità nuova e, al tempo
stesso, antica, scritta da sempre, che chiama il soggetto alla sua
ripresa, alla sua soggettivazione in avanti. Fachinelli si spinge a
pensare, con Lacan, l’inconscio all’avvenire e non più come mera
ripetizione del già stato. Così in La mente estatica può scrivere che il
sogno non è solo la ripetizione di tracce mnestiche già scritte, ma il
testimone di «ciò che vuoi essere» e di «ciò che puoi essere». Si
tratta di cogliere «l’inaudita penetranza dell’inconscio», la sua
capacità di «creare il futuro», di «osare».
Un secondo grande tema
della riflessione di Fachinelli, presente anche in questa raccolta di
scritti politici, è il legame sociale, o, più precisamente, la
possibilità di realizzare una comunità umana non alienata: «È possibile
emancipare le relazioni tra chi gestisce il potere e chi lo subisce
essendone escluso? È utopico pensare di costituire delle relazioni di
eguaglianza tra non uguali?», si chiede Fachinelli. La relazione di
uguaglianza non può essere una relazione che appiattisce le differenze
ma che le emancipa dalla dipendenza. La relazione di uguaglianza non può
mai essere relazione tra uguali. Non si dà, infatti, Comunità possibile
se non sullo sfondo di una impossibilità condivisa: l’impossibilità
della Comunione, di fare e di essere Uno con l’Altro, di scrivere il
rapporto sessuale, direbbe Lacan.
È questo un tema decisivo in
Fachinelli (la sola condizione in comune è l’impossibilità del comune)
che troverà, in anni più recenti sviluppi considerevoli. Ma la
particolarità psicoanalitica della riflessione di Fachinelli consiste
nel mettere in connessione la problematica della Comunità con quella
della femminilità. La versione dell’inconscio di Freud risente, infatti,
di una priorità del “sistema vigilanza-difesa” che denuncia una chiara
“impostazione virile”. La sua alternativa sarà allora quella di dare
ospitalità e accoglienza al femminile come luogo dell’eccesso.
Si
tratta di un movimento di apertura che riguarda innanzitutto gli
psicoanalisti e la psicoanalisi: «Accogliere chi? Un ospite interno.
Accoglierlo prima di esaminarlo ed eventualmente respingerlo.
Intrepidezza, atteggiamento infinitamente più ricco e alla fine forse
più efficace della prudenza di chi edifica muraglie». Questa accoglienza
è un nome del femminile: «Diminuzione della vigilanza, allentamento
della difesa». Si tratta, ancora una volta, di mettere in movimento
“un’altra logica”. Di nuovo risorge forte il problema della lingua, di
un’altra lingua per la psicoanalisi. «Come scrivere tutto questo?», si
chiede Fachinelli. Come dare figura all’eccedenza del femminile?
All’ospite che ci attraversa? «Vento sulla fronte, rombo del mare, luce
torpore, pensiero dell’accettazione, gioia con senso di gratitudine,
verso chi?».
IL LIBRO Fachinelli Al cuore delle cose ( a cura di Dario Borso, Derive Approdi, pagg. 250, euro 18)