La Stampa TuttoLibri 9.6.16
A inseguire fantasmi tra i matti di Grecia
Una giovane ricercatrice sbarca sull’isola di Leros nel manicomio-lager dove gli esseri umani sono relitti
di Paolo Di Paolo
C’è
prima di tutto una giovane donna, Angela, che cerca di sfidare un
segreto: quello che ha avvolto l’isola di Leros, Dodecaneso, e del suo
manicomio-lager. Istituito nel 1959, negli anni Novanta ospitava ancora
più di mille pazienti psichiatrici. Ancora nel 2010 ce n’erano
trentaquattro. Per molti anni nessuno ha saputo o voluto sapere, nemmeno
in Grecia. Angela invece vuole sapere, va a Leros, indaga. Simona Vinci
è partita dalla suggestione delle fotografie di Antonella Pizzamiglio
scattate nel 1989 e messe in mostra più tardi sotto il titolo «Leros,
anche il nulla ha un nome»; è andata lei stessa più volte sull’isola,
come il personaggio di Angela, ha cercato indizi - mossa da una
ossessione che si svela prima per lampi e poi pienamente nell’ultima
parte del romanzo, sincera, spietata, bellissima.
Vinci lavora su
più piani temporali: ricuce storie diverse, reali, le ricalca, le
reinventa. Testimonia, evoca, immagina. Insegue i fantasmi, le ombre di
quei matti imprigionati: «Loro - scrive - sono ancora tutti lì. Sono lì
quelli che ci sono morti e anche quelli che in un modo o nell’altro se
ne sono andati. E tra quella schiera di fantasmi opachi che si
trascinano avanti e indietro lungo il perimetro del cortile di cemento
oppure su e giù per le rampe di scale con le lampadine fulminate, c’è
anche lei». Lei, ovvero Angela, «la ragazza modello, la brava figlia, la
sorella virtuosa, la studentessa affamata di giustizia, l’usurpatrice
del nome idiota che portava, Angela! Come se gli angeli davvero
esistessero, avessero le ali e preservassero le anime altrui! Ecco
cos’era, un angelo: uno stronzo!». Lei, ovvero Simona, che dice di sé:
«Fin da piccola sono stata sensibile alle dissonanze, mi saltavano
all’occhio soprattutto i difetti: occhi strabici, voci acute o
stentoree, modi di camminare, sproporzioni fisiche di ogni tipo». Lei,
Simona, che mette in gioco la propria stessa «diversità» di bambina
irrequieta, aggressiva, «ineducabile», che vedeva passare i
«mattucchini» per le strade del suo paese natale, Budrio, e aveva una
madre toccata forse anche lei dall’ombra nera della follia. Così la
storia di Basil il gigante sull’isola di Leros dialoga da lontano con
quella di Rosso Malpelo per le vie di Budrio, e quella di Teresa nella
luce greca con la vita della donna detta Pecora piantata alla fermata
della corriera: la membrana che separa le epoche è sottile, i fantasmi
chiamano altri fantasmi - Lina, il poeta Stefanos, che adombra Ghiannis
Ritsos (da un suo verso viene il titolo del romanzo), deportato a Leros
insieme ad altri dissidenti politici negli anni dei colonnelli.
Il
romanzo è avvolgente, Vinci tratta la scrittura come il poeta
Stefanos/Ritsos dice che andrebbe trattata, «come un corpo
delicatissimo» - macchie di colore, versi, accensioni liriche, il
paesaggio greco che palpita, che parla; e una sensazione di stare come
tra incubo e risveglio, o dentro un’allucinazione. L’autrice ci trascina
in ciò che pareva indicibile, sfida sé stessa e trova il lessico per
dire.
Nel solco di Tobino e accanto ai lavori più recenti di
Riccarelli e Celestini, o alle indagini di Borgna, La prima verità
spinge a fare di nuovo i conti con le grandi rimozioni collettive e
individuali, con il concetto di normalità («La normalità non è da
nessuna parte, mi diceva, e poi cosa vuol dire “essere normali»? Non c’è
una risposta, perché è la domanda a essere sbagliata”), con il dolore
sommerso, anonimo, negletto, cancellato. Con una prima e ultima verità
che riguarda il destino di tutti: «A guardare ogni vita da vicino e con
la dovuta attenzione, mi resi conto che si trovavano le tracce, più o
meno evidenti ed estese a seconda dei casi, di depressioni, problemi
dell’alimentazione, manie suicide, paranoie, nevrosi, disturbi della
personalità e qualsiasi declinazione possa assumere la malattia
mentale».ttori più giovani ha pubblicato «Corri, Matilda» (E.Elle) e
«Matildacity» (Adnkronos Libri)