domenica 17 aprile 2016

La Stampa TuttoLibri 17.4.16
Confessione-liberazione
 Abusata da un prete, la bimba si farà suora
di Ferdinando Camon

Libro memorabile, chi lo legge non lo dimenticherà. Purtroppo. Vorremmo che non fosse mai stato scritto, cioè che l’esperienza che racconta non fosse mai avvenuta. Ma è avvenuta, perciò è bene che il libro esista. Chiarisce una volta per tutte cos’è la pedofilia dei preti, come nasce, come cresce, in quali ambienti, con quali astuzie. E quale sia esattamente il rapporto tra il prete (adulto) che compie l’abuso e la bambina (piccola), abusata. Ma non è un saggio. È un memoriale, scritto in prima persona. Quella che fu una bambina abusata adesso è una suora, che racconta a una giornalista (l’autrice che firma il libro, Luisa Bove) la sua storia, con una sincerità straziante, a volte difficile da reggere.
Parlando, con lo scopo di «dire a tutti», quindi all’umanità, questa donna si libera di un peso che credeva di dover portare fino alla tomba. «Tomba» è una parola-chiave, la incontriamo nella prima riga. Raccontare vuol dire uscire dalla tomba. Quindi risorgere. Questa è la storia di una resurrezione. Non è un libro bellissimo, letterariamente parlando. È un libro elementare. Ma proprio questo garantisce la sua autenticità, la sua verità. È come ascoltare questa suora in confessione, sentirne gli slanci, i dubbi, le autoaccuse, le ingenuità di quand’era bambina, il terrore di sentirsi «sporca», morta per sempre, sepolta nel proprio peccato, l’incapacità di capire se era innocente o colpevole, vittima o complice. Ragazza, si sentiva indegna di essere cristiana, di diventare donna, di diventare suora. Morta. Il suo segreto era la sua bara. Rompere quel segreto, confessarlo a qualcuno, e anzitutto a se stessa, «dirselo», era l’operazione sovrumana che lei doveva compiere per tornare alla vita. Il prete che le aveva fatto gli abusi, per sette anni, a partire da quando lei ne aveva 14, è morto, ed è dopo quella morte, e forse a causa di quella morte, che lei riesce a parlare. E questo crea frustrazione in chi legge: si vorrebbe che anche il prete leggesse, e comprendesse la devastazione che ha compiuto in questa bambina-ragazza. La prima domanda che nasce nel lettore è: che cosa voleva questo prete? Sesso?
Non esattamente. Voleva una storia con una donna, che cominciasse prima che la donna fosse donna e proseguisse fin a quando maturava come donna. A un certo punto pretende perfino di regalarle un anello. Lei cerca di tirarsi indietro, sta compiendo 18 anni, ma lui insiste. Vuole il fidanzamento. Non l’ha corteggiata, non sa cos’è il corteggiamento, sente solo il sesso, e comincia dal sesso quando lei ha 14 anni. Vuole il sesso con una donna (una futura donna) che non sa cos’è il sesso, quindi un sesso in cui lui fa tutto e lei non fa niente. Un sesso in cui il ruolo del maschio sia protetto dall’ignoranza di lei. Per questo la sceglie bambina. Come bambina, lei è succube. Come adulto, lui è dominante. Quando lui va a benedire le case e se la porta dietro come chierichetto, mentre salgono in ascensore le mette le mani dappertutto, lei ha paura ad accettare e paura ad opporsi.
Lui ha 30 anni di più, ma è lui l’immaturo. È grande e grosso, quando si spoglia a lei pare una montagna. Abusata dall’età di 14 anni, lei non riesce a capire se quello che le capita è una grazia o una disgrazia. Lui ha scelto lei e non altre, dunque è una privilegiata? Lui la morde di baci, a casa il padre di lei se n’accorge, ma non scopre la verità. Pare che nessuno voglia guardare a fondo e capire tutto. Da novizia confessa tutto a un gesuita, ma non succede niente. Lo dice alla sua maestra spirituale, niente neanche stavolta. Ci sono diversi attori in questo dramma, tutti sanno ma nessuno si muove. Ne parla a un’amica, che svolge con lei un ruolo simile a quello di un terapeuta, e questo le giova. Ma credo che il vero strumento di liberazione sia questo libro, questa confessione a noi. Ha bisogno dell’assoluzione di noi tutti, di noi umanità. Gliela diamo in piena coscienza. A lei sola, però.
fercamon@alice.it