il manifesto 17.4.16
Brasile, 8.000 giuristi in campo Appello
Nuova campagna per la legalitá:
Manifesto di giuristi In difesa della Costituzione e dello stato di diritto
di Geraldina Colotti
All´Ecc.ma
Sig. ra Presidente della Repubblica, agli Onn. Sigg. Senatori della
Repubblica, agli Onn. Sigg. Deputati Federali, agli Ecc. mi Sigg.
Giudici del Supremo Tribunale Federale, al Popolo Brasiliano, alla
Comunitá Intarnazionale Noi, sottoscritti, giuristi, avvocatesse e
avvocati, professori e professoresse di diritto di tutto il Brasile, con
la presente nota: Nuova campagna per la legalitá: Manifesto di giuristi
in difesa della Costituzione e dello Stato di Diritto: 1 – Propugnamo
lo Stato Democratico e Costituzionale di Diritto, che deve essere
soggetto alle leggi e realizzarsi attraverso la legge, non ammettendo
violazione di garanzie fondamentali poste, né l’installazione di uno
Stato di Eccezione attraverso un processo di impeachment senza alcun
fondamento giuridico; 2 – Difendiamo l’imparzialità della giustizia, che
deve operare secondo il dettato Costituzionale e le norme del sistema
giuridico, non ammettendo la sua faziosità, il suo funzionamento
selettivo e la persecuzione politica di qualsiasi tipo; 3 – Sosteniamo
la repressione della corruzione, che deve realizzarsi in maniera etica,
repubblicana e trasparente, con mezzi appropriati, senza che, per questo
motivo, siano ristretti o flessibilizzati diritti o siano utilizzati
mezzi di comunicazione di massa in modo irresponsabile per supportare
artificialmente e inidôneamente procedimenti giudiziari. La eliminazione
della corruzione non può corrompere diritti. 4 – Affermiamo che ci
batteremo per preservare la stabilità e il rispetto per le istituzioni
politiche, cosa che, soprattutto in un momento di crisi, appare più
prudente, al fine di rispettare la volontà popolare espressa attraverso
attraverso i mezzi definiti dalla Costituzione, e cioé elezioni dirette
regolari e periodiche. Il Brasile sta vivendo in questo momento una
grave crisi nella sua recente democrazia. Durante gli anni della
dittatura, molte persone hanno sofferto e si sono sacrificate perché
oggi possiamo esercitare pienamente i nostri diritti. La corruzione non è
un fatto nuovo, ma si trascina da tempo in Brasile, e deve essere
fortemente combattuta. Per eliminare la corruzione, tuttavia, non
possiamo retrocedere al livello delle gravi violazioni di diritti dei
cittadini brasiliani dell´epoca della dittatura militare impiantata con
il Golpe del 64, permettendo: la relativizzazione della presunzione di
innocenza; espedienti arbitrari come l´accompagnamento coattivo di
indagati o richieste di carcerazione preventiva senza fondamento legale;
l´uso di detenzione temporanea, quando egualmente assenti le condizioni
previste dalla legge, al fine di ottenere confessioni di nuovi
collaboratori di giustizia; intercettazioni telefoniche illegali che
violano le prerogative di avvocati e della própria Presidenza della
Repubblica. Non possiamo permettere, inoltre, che siano compromessi i
principi democratici che governano il processo, con operazioni
mediatiche e fuga selettiva di notizie, volte a distruggere reputazioni e
a interferire nel dibattito politico, oltre ad esercitare pressioni
sull´opinione pubblica affinché sostenga tali operazioni. Non possiamo
accettare la relativizzazione del principio democratico attraverso una
procedura di impeachment priva di fondamento giuridico. La Costituzione
Brasiliana richiede che il Presidente risponda per “crimine di
responsabilitá”, preventivamente definito in legge ordinaria. Non si
tratta, quindi, di pura e semplice decisione politica, legata ad una
gestione piú o meno soddisfacente. Il voto popolare elegge il Presidente
per un mandato di quattro anni, alla fine del quale lo stesso será
oggetto di analisi e valutazione. Pur volendosi sostenere che
l´impeachment sia una decisione politica, ciò non esclude la sua
necessaria giuridicitá, e cioé il suo carattere di decisione giuridica
ossequiosa della Costituzione. Anche l´approvazione di leggi e la
emanazione di decreti implicano decisioni politiche, ma non per questo
possono confliggere con la Costituzione. Affermare che il processo è
politico non può significare che la Costituzione possa essere violata.
E´ requisito di costituzionalitá dell´impeachment la prova
dell´esistenza del “crimine di responsabilitá”. Anche dal punto di vista
di una analisi strettamente legalista, si deve concludere per
l´inesistenza del reato necessario. La democrazia permette la divergenza
circa la correttezza delle decisioni politiche, ma la decisione finale
su errori e meriti, in un regime democratico, riposa nel voto popolare.
Anche ai parlamentari eletti dal popolo non è dato costituzionalmente il
potere di escludere il capo dell´esecutivo, eletto per suffragio, com
base nel dissenso politico, ma solo nell´ipotesi tassativa ed
eccezionale del crimine di responsabilitá. In questo senso, sosteniamo
che la lotta per preservare la stabilità e il rispetto per le
istituzioni politiche dipende dal rispetto per il mandato popolare
acquisito attraverso il voto in regolari elezioni. Boaventura de Sousa
Santos – Centro de Estudos Sociais – Coimbra Ricardo Cappi – Professor
UEFS – UNEB – UFRB Marcelo da Costa Pinto Neves – Professor Titular de
Direito Público da Faculdade de Direito da Universidade de Brasília,
Visiting Scholar da Faculdade de Direito da Universidade de Yale, EUA
Geraldo Prado – Professor da UFRJ Amilton Bueno de Carvalho –
Desembargador do TJ-RS. Nilo Batista – Professor Titular de Direito
Penal da UERJ Magda Barros Biavaschi, Desembargadora aposentada do TRT4,
pesquisadora no CESIT/IE/UNICAMP Gilberto Bercovici – Professor Titular
de Direito Econômico e Economia Política da Faculdade de Direito da
USP; Francisco de Queiroz Bezerra Cavalcanti – Professor Titular e
Diretor da Faculdade de Direito da UFPE, Desembargador Federal
Aposentado, Advogado