La Stampa 9.4.16
Gli inquilini a canone zero della reggia di Caserta:
“Non siamo degli abusivi”
Pagavano affitti da tre euro ma contrattaccano: “Se ce ne andiamo il parco diventa una discarica”
di Maria Corbi
Dodici
inquilini e affitti ridicoli per appartamenti affacciati sulla storia.
Ma anche sul degrado. Tre euro, cinque ero, cinquanta euro al mese per
aprire le finestre sull’ambizione di Carlo III di Borbone che voleva a
Caserta la sua Versailles e su un parco, riconosciuto come Patrimonio
dell’Umanità dall’Unesco, ad oggi è senza manutenzione. Difficile fare
una graduatoria dei comportamenti scandalosi.
Quella scenografia
di panorami, grotte, laghi, piccole cascate, alberi secolari, 120 ettari
di superficie, è abbandonata a se stessa. Erba alta, tronchi caduti,
piante selvatiche che prendono il sopravvento, sterpi che sembrano
pronti per un barbecue. Incuria colpevole. «Ma anche pericolo», ci dice
una delle 12 inquiline sotto tiro dalla Corte dei Conti. «Oggi noi siamo
i “cattivi”, che vivono qui senza averne titolo. Ce ne andremo, ma i
problemi della Reggia di Caserta non saranno risolti, perchè almeno noi
qui ci occupavamo di tenere in ordine».
La signora, scuote la
testa, alza la voce e poi la abbassa, è vedova di un ex dipendente della
sovrintendenza e ripete come un mantra: «non siamo abusivi». È una
delle poche che accetta di spiegare senza aggredire. Il suo affitto? 84
euro dopo l’aumento. E adesso lo sfratto: «entro giugno ce ne andremo,
ma io mi porterò le piante che ho piantato, i termosifoni che ho messo,
tutto...». Non c’è riconoscenza per una vita passata in un luogo magico,
nel quartiere dei Liparoti fatto costruire nella reggia da Ferdinando
IV di Borbone per ospitare i marinai dell’isola di Lipari che dovevano
condurre la sua barca nei giochi di battaglia navale che si svolgevano
nella peschiera, il lago vicino al bosco. E non è la sola «ingrata»
visto che nessuno, a iniziare da chi si è occupato fino ad oggi della
reggia, stuoli di dirigenti sedimentati nel tempo, sembra averne, di
riconoscenza, per questa meraviglia. Il giardino inglese è usato come
una discarica, quello italiano è abbandonato a se stesso. Non si taglia
l’erba figuriamoci se si potano le siepi. E il verde che ti accoglie
quando arrivi davanti alla facciata maestosa è vergognoso. «Purtroppo
non c’è manutenzione del parco», ammette Leonardo Ancona, responsabile
della tutela e della valorizzazione del parco e dell’acquedotto
carolino. Perchè? «Perché siamo all’anno zero e dobbiamo iniziare le
gare di affidamento dei lavori. Per quanto riguarda il verde davanti
alla reggia è del demanio in consegna al Comune». «Ci stiamo impegnando
per cambiare le cose», dice. «A iniziare proprio dal sanare occupazione
non legittime degli spazi».
La pasionaria dei «residenti a canone
zero» è Rosa, dipendente della sovrintendenza che non ci sta a farsi
chiamare abusiva. «Non lo siamo, ci hanno concesso di vivere qui e
abbiamo pagato quanto richiesto». Ossia 86 euro contro i quasi 600 che
avrebbe dovuto secondo il ricalcolo. «E a tutti gli inquilini questa
differenza verrà richiesta», assicura Ancona.
E caro dovranno
pagare i due fratelli che occupano «in eredità» - il padre era un
custode della reggia - l’appartamento accanto al Teatro di Corte,
l’unica sala del palazzo portata a termine dal Vanvitelli. Per entrare
in casa varcano ogni giorno un maestoso portone a due ante con fregi
dorati.
Un parco storico abbandonato dove risiedono da anni
famiglie che non hanno mai pagato neanche l’acqua. E che ospita anche la
Pro loco, «pezzi» di Forze dell’ordine come i Nas e i Ros. Nel passato
qui hanno studiato generazioni di aspiranti ragionieri. Alla Faccia di
Vanvitelli e dei suoi capolavori.