martedì 5 aprile 2016

La Stampa 5.4.16
Tra i fedelissimi, imbarazzi e incertezze
“Noi mai in guerra con i magistrati”
Carbone: “Non scappiamo”. Gotor: “Sì, ma l’audizione è inutile”
di Francesca Schianchi

«Ah, i pm sentono la Boschi adesso? Non lo sapevo…». Poco prima delle tre, via Sant’Andrea delle Fratte è un viavai di turisti inconsapevoli che si destreggiano a fatica fra capannelli di telecamere, poliziotti a guardia della sede del Pd e dirigenti dem più o meno noti che si infilano nel portone in fondo alla strada. Già microfonato per un breve intervento in una trasmissione tv, il deputato Emanuele Fiano scopre in quel momento che, a duecento metri sì e no da lì, i magistrati stanno per ascoltare il ministro Maria Elena Boschi come persona informata sui fatti: «Si vede che i pm hanno deciso così», il neutro commento alla coincidenza. Che, per quanto insolita, nel lungo pomeriggio della «resa dei conti» dem (copyright Renzi), passa sotto silenzio. Dimenticata. Omessa. Completamente rimossa.
«Perché avremmo dovuto parlarne?», sospira alla fine della lunga Direzione il super renziano Ernesto Carbone. Magari perché colpisce la concomitanza degli eventi? La richiesta dei pm di un colloquio definito «necessario»? «A me quello che colpisce è che mentre prima c’era chi scappava dai magistrati, noi abbiamo un ministro che dice “sono disponibile a essere sentita quando volete” e in 48 ore si siede davanti ai magistrati». Ci resta più di un’ora e mezzo, mentre a una manciata di passi, al terzo piano della bella sede Pd, Renzi prima dice che le indagini di Potenza «non arrivano mai a sentenza» e poi chiarisce di non voler attaccare i magistrati. Dando la linea a tutti i fedelissimi, che infatti si allontanano alla spicciolata dal quartier generale del Pd quando ormai è buio ripetendo che no, mai noi attaccheremmo i magistrati, quando mai ci sentiamo assediati, le coincidenze sono solo coincidenze, «io non credo alle dietrologie» (Pina Picierno) e «Matteo nella replica l’ha detto: nessun problema con i magistrati» (Alessia Rotta) e «come ha detto Renzi siamo a disposizione quando vogliono» (Andrea Marcucci).
Tentando così di disinnescare la sensazione del fortino assediato evocata dalla Boschi nell’intervista di domenica su queste pagine, quei «poteri forti» scatenati contro il governo. Ed evitando accuratamente di parlare di quell’audizione, andata in onda a pochi passi da lì, benché in Direzione si discuta (anche) di Tempa Rossa e dell’ormai famoso emendamento alla legge di stabilità. «La magistratura avrà fatto le sue valutazioni per convocare la Boschi, quello che è certo è che la cosa non avrà alcuna ripercussione sul governo», sorride il sindaco di Prato, Matteo Biffoni, renziano della prima ora della cerchia toscana. Confermando la grande cautela dei renziani a parlare di magistratura; mentre le frasi più dirette arrivano dalla minoranza. È il senatore Miguel Gotor a definire «una forzatura» l’audizione della Boschi: «Essendo lei ministro dei rapporti col Parlamento, la frase della Guidi non dovrebbe suscitare l’attenzione della magistratura, perché è prassi, consuetudine e proprio del suo ruolo istituzionale valutare tutti gli emendamenti».