La Stampa 5.4.16
Tra i fedelissimi, imbarazzi e incertezze
“Noi mai in guerra con i magistrati”
Carbone: “Non scappiamo”. Gotor: “Sì, ma l’audizione è inutile”
di Francesca Schianchi
«Ah,
i pm sentono la Boschi adesso? Non lo sapevo…». Poco prima delle tre,
via Sant’Andrea delle Fratte è un viavai di turisti inconsapevoli che si
destreggiano a fatica fra capannelli di telecamere, poliziotti a
guardia della sede del Pd e dirigenti dem più o meno noti che si
infilano nel portone in fondo alla strada. Già microfonato per un breve
intervento in una trasmissione tv, il deputato Emanuele Fiano scopre in
quel momento che, a duecento metri sì e no da lì, i magistrati stanno
per ascoltare il ministro Maria Elena Boschi come persona informata sui
fatti: «Si vede che i pm hanno deciso così», il neutro commento alla
coincidenza. Che, per quanto insolita, nel lungo pomeriggio della «resa
dei conti» dem (copyright Renzi), passa sotto silenzio. Dimenticata.
Omessa. Completamente rimossa.
«Perché avremmo dovuto parlarne?»,
sospira alla fine della lunga Direzione il super renziano Ernesto
Carbone. Magari perché colpisce la concomitanza degli eventi? La
richiesta dei pm di un colloquio definito «necessario»? «A me quello che
colpisce è che mentre prima c’era chi scappava dai magistrati, noi
abbiamo un ministro che dice “sono disponibile a essere sentita quando
volete” e in 48 ore si siede davanti ai magistrati». Ci resta più di
un’ora e mezzo, mentre a una manciata di passi, al terzo piano della
bella sede Pd, Renzi prima dice che le indagini di Potenza «non arrivano
mai a sentenza» e poi chiarisce di non voler attaccare i magistrati.
Dando la linea a tutti i fedelissimi, che infatti si allontanano alla
spicciolata dal quartier generale del Pd quando ormai è buio ripetendo
che no, mai noi attaccheremmo i magistrati, quando mai ci sentiamo
assediati, le coincidenze sono solo coincidenze, «io non credo alle
dietrologie» (Pina Picierno) e «Matteo nella replica l’ha detto: nessun
problema con i magistrati» (Alessia Rotta) e «come ha detto Renzi siamo a
disposizione quando vogliono» (Andrea Marcucci).
Tentando così di
disinnescare la sensazione del fortino assediato evocata dalla Boschi
nell’intervista di domenica su queste pagine, quei «poteri forti»
scatenati contro il governo. Ed evitando accuratamente di parlare di
quell’audizione, andata in onda a pochi passi da lì, benché in Direzione
si discuta (anche) di Tempa Rossa e dell’ormai famoso emendamento alla
legge di stabilità. «La magistratura avrà fatto le sue valutazioni per
convocare la Boschi, quello che è certo è che la cosa non avrà alcuna
ripercussione sul governo», sorride il sindaco di Prato, Matteo Biffoni,
renziano della prima ora della cerchia toscana. Confermando la grande
cautela dei renziani a parlare di magistratura; mentre le frasi più
dirette arrivano dalla minoranza. È il senatore Miguel Gotor a definire
«una forzatura» l’audizione della Boschi: «Essendo lei ministro dei
rapporti col Parlamento, la frase della Guidi non dovrebbe suscitare
l’attenzione della magistratura, perché è prassi, consuetudine e proprio
del suo ruolo istituzionale valutare tutti gli emendamenti».