La Stampa 4.4.16
Scontri al passo del Brennero fra centri sociali e la polizia austriaca
Attivisti sfidano il blocco alla frontiera imposto da Vienna: 10 feriti
di Matteo Lunelli
La
crisi dell’Europa nella gestione dei migranti, arriva al valico del
Brennero. All’indomani della decisione dell’Austria di inviare i soldati
per rafforzare, quanto sarà necessario, i controlli alla frontiera con
l’Italia, manifestanti pro-rifugiati legati ai centri sociali si sono
scontrati con le forze di polizia austriache. Le autorità tirolesi hanno
riferito che gli attivisti hanno lanciato sassi e fumogeni. contro gli
agenti.
La polizia austriaca ha risposto con cariche e spray
urticanti. A protestare erano gli stessi che il giorno di Pasqua, due
domeniche fa, stavano a Idomeni, la località greca al confine con la
Macedonia diventata tristemente famosa per essere uno dei simboli della
chiusura dell’Europa ai profughi. Lì hanno portato aiuti concreti, da
vestiti a cibo e medicinali, ma soprattutto hanno visto con i loro occhi
gli effetti che ha sulle persone la chiusura di un confine. Così ieri
gli stessi trecento attivisti, ai quali se ne sono aggiunti un altro
migliaio, sono andati fino al valico del Brennero. La marcia
«Overthefortress» ha così legato idealmente Idomeni e Brennero. Con
l’auspicio che la seconda non diventi come la prima.
Sono arrivati
quasi in 1.500: tanti giovani appartenenti a centri sociali del Nord
Italia, Brescia, Treviso, Milano, Vicenza, Trento, ma anche dal Centro e
dal Sud, con delegazioni da Ancona, Napoli e Taranto. Presenti anche
attivisti austriaci e tedeschi, molti dei quali legati a movimenti
ambientalisti tirolesi. Una manifestazione internazionale, con slogan,
cartelli e appelli trilingui, in italiano, inglese e tedesco. «Qui da
noi non si era mai vista una protesta così grande: ho contato 11
pullman, più vari treni e tantissime macchine. C’erano anche ragazzi da
Innsbruck e dal Tirolo. Il messaggio che hanno dato è stato fortissimo, i
telegiornali austriaci non parlano d’altro», spiega Giovanni Pederzini,
ex ferroviere, nato, cresciuto e vissuto nel piccolo paese di Brennero.
La
tensione è esplosa quanto il corteo ha voluto entrare in territorio
austriaco. Un centinaio di poliziotti ha respinto i manifestanti. Almeno
una decina di persone, equamente divise tra forze dell’ordine e
dimostranti, è rimasta leggermente ferita. Sulla vicenda ha preso
posizione il governatore del Tirolo, Günther Platter: «La violenza - ha
affermato - va respinta in ogni modo e non è tollerabile che i
dimostranti abbiano attaccato i poliziotti».
Tre i simboli della
manifestazione: i binari, le tende e i giubbotti salvagente. «Le tende
sono simbolo delle persone ferme, o meglio costrette a fermarsi. I
giubbotti rappresentano il Mediterraneo, un mare che è diventato un
cimitero. E i binari sono un’immagine che torna spesso parlando delle
migrazioni: con “Overthefortress” abbiamo visto uomini, donne e bambini
camminare lungo le rotaie in Croazia, Slovenia, Serbia, Ungheria e
Grecia. Ecco, non vorremmo doverli vedere anche lungo la ferrovia del
Brennero».
Stefano Bleggi del Centro Sociale Bruno di Trento era a
Idomeni due domeniche fa e ieri era al Brennero. «Abbiamo messo le
tende lungo i binari e portato alla frontiera i giubbotti salvagente.
Poi abbiamo piantato tra Austria e Italia cartelli che riportavano
parole che i profughi ci hanno detto la settimana scorsa in Grecia.
Abbiamo voluto portare il loro monito, la loro richiesta di dignità,
anche all’estremo Nord dell’Italia. Oggi abbiamo portato noi quelle
frasi, sperando di non doverle sentire da loro tra qualche settimana qui
al confine. Un confine che deve restare aperto».
«Open the
border» c’era scritto ieri su tanti cartelli e striscioni in mano agli
attivisti dei centri sociali. Ma «Open the border» era anche lo slogan
del corteo organizzato il 20 febbraio scorso, quando al Brennero
andarono a manifestare molti esponenti politici di Trentino e Alto
Adige, tra cui il presidente della Provincia di Trento Ugo Rossi e
l’europarlamentare della Svp, Herbert Dorfmann. Istituzioni e centri
sociali mai così vicini? «Tante persone pensano che il Brennero non vada
chiuso, non è questione di giovani o politici. Come “Overthefortress”
sappiamo che l’Austria non cambierà idea dopo il corteo, ma speriamo che
Vienna si accorga che tante persone la pensano diversamente da loro.
Noi poi continueremo a monitorare la situazione, in nome dei diritti e
della democrazia», conclude Bleggi.