lunedì 4 aprile 2016

La Stampa 4.4.16
Miliardi nei paradisi fiscali
Tremano i potenti della terra
Tra i maxi-evasori gli uomini di Putin, la famiglia Cameron e 72 capi di Stato
di Beniamino Pagliaro

Undici milioni di documenti riservati trafugati dagli archivi di un potente studio legale di Panama rivelano decenni di pratiche illecite per evadere il fisco facendo tremare i grandi del mondo e almeno 800 soggetti italiani. Il lavoro dello studio Mossack Fonseca, noto fino a ieri sera solo agli addetti ai lavori, offre uno sguardo inedito sull’attività di centinaia di migliaia di aziende offshore. Tra le carte emergono i nomi di 72 attuali o ex capi di Stato e di persone vicine al potere, da amici e soci di Vladimir Putin al padre del primo ministro britannico David Cameron. Il primo ministro islandese, Sigmundur Gunnlaugsson, coinvolto, si dovrebbe dimettere oggi.
Ricchi e potenti si sarebbero affidati allo studio considerato - finora, si può dire - tra le società più segrete al mondo principalmente per tre attività: riciclare denaro, evitare le sanzioni e eludere i controlli del fisco. A fruire dei servizi dello studio panamense sono stati migliaia di clienti, più o meno noti e importanti, a partire dalla fondazione dello studio, nel 1977. Oggi Mossack Fonseca è considerato il quarto studio legale del mondo attivo nel settore offshore. Tra i suoi servizi, per esempio, c’è l’amministrazione di una società all’estero in cambio di una fee annuale.
La fuga di notizie risale a più di un anno fa, quando il quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung ha ricevuto i file da una fonte anonima, probabilmente un ex collaboratore dello studio. Il giornale ha deciso di condividere le informazioni con altri media di 78 Paesi grazie al lavoro del Consortium of Investigative Journalists (Icij).
Parliamo del più grande «leak» della storia moderna: 11,5 milioni di file, tanti da pesare 2,6 terabytes di memoria digitale. In termini di dimensioni, più della massa di documenti svelati da WikiLeaks nel 2010 e più di quelli fatti uscire da Edward Snowden nel 2013. Nei documenti, ha spiegato il direttore dell’Icij Gerard Ryle, viene raccontata l’attività giorno per giorno del grande studio.
Le carte contengono informazioni su aziende segrete e con connessioni sospette, dal 1977 al 2015. Si trovano tracce dei fondi di famiglie e uomini dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, del leader libico Muammar Gheddafi e del presidente siriano Bashar al-Assad. Il nome di Vladimir Putin non si trova mai nei documenti ma molti dati, secondo le analisi compiute, suggeriscono che la famiglia e gli amici del presidente russo avrebbero beneficiato di operazioni di riciclaggio eseguite da Rossiya Bank, probabilmente per far uscire fondi dal Paese. Per scoprire i dati bisogna rincorrere le tracce, di società in società, tra partecipazioni e azionisti. Da Panama alla Russia, dalla Svizzera a Cipro. Il giro d’affari tra accordi e prestiti a tassi vantaggiosi che sarebbe riconducibile a Putin supera i due miliardi di dollari, anche grazie al ruolo misterioso di Sergei Roldugin, musicista e soprattutto il migliore amico del presidente russo. Ancora, tra i clienti di «Mossfon» ci sarebbero Leo Messi e l’attore cinese Jackie Chan, il re del Marocco Mohamed VI e quello dell’Arabia Saudita Salman.
Dopo la sorpresa, è facile pensare che ora le procure di mezzo mondo si metteranno a indagare, otterranno i documenti e valuteranno i fatti. Non tutti i servizi offshore sono per definizione illeciti o illegali. In una dichiarazione Mossack Fonseca ha detto di lavorare da sempre con le autorità antiriciclaggio e di provare attivamente a prevenire qualsiasi abuso. Finita l’inchiesta giornalistica, quella giudiziaria parte ora.