Corriere 4.4.16
Panama Papers, dai re ai calciatori
di Stefano Montefiori
PARIGI
Il più grande scandalo finanziario della storia legato all’evasione
fiscale vede coinvolti assieme ministri, re, presidenti, miliardari,
calciatori. I «Panama Papers», gli 11,5 milioni di documenti venuti in
possesso dell’Icij (International Consortium of Investigative
Journalists, di cui fanno parte reporter del Guardian , Le Monde ,
Süddeutsche Zeitung e per l’Italia L’Espresso ), riguardano una
colossale quantità di denaro nascosto offshore: denaro in qualche caso
pulito, spesso sporco (legato all’evasione fiscale), talvolta macchiato
di sangue (quello del crimine organizzato).
Lo studio legale
panamense «Mossack Fonseca» è dal 1977 una delle migliori società al
mondo a cui rivolgersi per sottrarre soldi al Fisco.
Da ieri sera
sappiamo chi sono i clienti eccellenti: decine di migliaia in 200 Paesi,
titolari di 200 mila società con sede in 21 paradisi fiscali. Alcuni
dalla reputazione già macchiata, altri meno prevedibili.
Si tratta
di 12 capi di Stato e di governo (sei dei quali ancora in attività),
128 responsabili politici e funzionari di primo piano, 29 miliardari
presenti nella classifica Forbes dei 500 più ricchi del Pianeta, accanto
ad almeno 33 persone e società finite nella lista nera del governo
americano perché in affari con i cartelli messicani della droga,
organizzazioni terroristiche come Hezbollah o «Stati canaglia» come la
Corea del Nord.
Il presidente russo Vladimir Putin sembra avere
fatto ricorso nel modo più abile e massiccio — due miliardi di dollari —
ai servizi panamensi. Il suo nome non compare mai direttamente nei
documenti, e questo è un aspetto che conterà non poco nella sua difesa.
Ma ci sono i suoi più stretti collaboratori, il circolo degli amici
coperti di denaro, in particolare il violoncellista Sergej Roldugin,
azionista della Bank Rossiya di San Pietroburgo, cassaforte del clan
Putin.
Poi il padre dell’attuale premier britannico David Cameron
(sostenitore di regole più severe contro l’evasione fiscale), la
famiglia del leader cinese Xi Jinping a sua volta promotore di dure
campagne anti-corruzione, i capi di Stato — tra cui il re Salman
dell’Arabia Saudita, il presidente ucraino Petro Poroshenko acerrimo
nemico di Putin, il premier islandese Sigmundur Gunnlaugsson, il
presidente argentino Mauricio Macri, il presidente degli Emirati Arabi
Uniti Khalifa bin Zayed — e le star del calcio come il campione
argentino Lionel Messi e il presidente (sospeso) dell’Uefa, Michel
Platini. Tra gli italiani citati nelle carte ci sono Luca Cordero di
Montezemolo, l’imprenditore latitante Giuseppe Donaldo Nicosia, il
pilota Jarno Trulli. In attesa che i tribunali si esprimano sulla
rilevanza penale degli affari svolti con la Mossack Fonseca, i «Panama
Papers» denunciano una vicinanza imbarazzante tra personalità di
ambienti molti diversi, tutte clienti dei paradisi fiscali.
Lo
scandalo è venuto alla luce grazie a una fonte anonima che all’inizio
del 2015 ha cominciato a trasmettere una quantità colossale di documenti
a due giornalisti della Süddeutsche Zeitung interessati al ruolo della
Mossack Fonseca nel caso Commerzbank, banca tedesca accusata di frode
fiscale. I «Panama Papers» equivalgono a 2.600 G0: ossia 1.500 più
informazioni dei Cables Wikileaks del 2010 (1,7 Go). Per studiare questa
mole di dati, i reporter tedeschi si sono rivolti all’Icij che riunisce
i giornalisti investigativi di oltre 100 media nel mondo (dal
britannico Guardian al francese Le Monde all’italiano L’Espresso ). I
risultati dell’inchiesta, durata nove mesi, continueranno a essere
diffusi nei prossimi giorni.