lunedì 4 aprile 2016

La Stampa 4.4.16
La scommessa francese: far ripartire gli utili con il greggio della Basilicata
di Alessandro Barbera e Leonardo Martinelli

Fra gli oltre duemila che lavorano già nell’area Total di Tempa Rossa c’è chi ricorda l’avvertimento del primo giorno: «Attenti ai cani randagi». In un’area grande circa trenta campi da calcio da più di tre anni si alternano tecnici, operai, ingegneri eppure di petrolio ancora non ne viene estratta nemmeno una goccia. Gli investimenti petroliferi richiedono tempo e pazienza: le esplorazioni dell’area risalgono al 1988, gli appalti sono iniziati dieci anni fa. La prima inchiesta della magistratura (pubblico ministero John Woodcock) è del 2008. Ci finì coinvolto il deputato Pd Salvatore Margiotta, allora accusato di corruzione e turbativa d’asta. Poco più di un mese fa - il 27 febbraio - è stato assolto con sentenza irrevocabile dalla sesta sezione penale della Cassazione. Oggi il cronoprogramma di Total e dei due soci (gli inglesi di Shell e i giapponesi di Mitsui, entrambi al 25 per cento) prevede l’inizio delle estrazioni a fine 2017: saranno otto pozzi, finora ne sono stati realizzati sei. Nei piani iniziali si sarebbe dovuto partire quest’anno, ma alcuni problemi geologici hanno allungato i tempi per la costruzione del centro di stoccaggio del petrolio grezzo. L’attesa sarà ripagata: il piano economico prevede una spesa di 1,6 miliardi di euro e utili alla fine del terzo anno. Fra le rocce della Valle del Sauro c’è un giacimento che promette di sputare cinquantamila barili al giorno, più o meno la quantità garantita nei primi anni di vita dall’area del Brent nel Mare del Nord, quello che ha dato il nome a una delle due qualità di greggio scambiate sui mercati mondiali. A regime sarà il 40 per cento del petrolio estratto in tutta Italia.
Negli anni dei prezzi alle stelle Total - quarto produttore al mondo - ha puntato tutto sull’aumento delle capacità estrattive. I piani non sono cambiati. Patrick Pouyanné, presidente dal dicembre scorso, lo ha ribadito in febbraio: «Nel 2016 puntiamo ad aumentare la produzione del quattro per cento». Total crede nella ripresa dei prezzi «già nel secondo semestre di quest’anno». Nel frattempo, per tamponare le falle che si stanno aprendo nei suoi conti e in quelli di tutte le compagnie petrolifere, i francesi taglieranno i costi.
Oggi la quotazione del greggio oscilla fra i 37 e i 39 dollari al barile: per Total sotto i 55 significa accumulare perdite. Obiettivo di Pouyanné è portare quel livello a 45 dollari entro la fine dell’anno migliorando la produttività. Nel 2015 il fatturato del gruppo si è ridotto del 30 per cento (a 164,5 miliardi di dollari), ma grazie alla riduzione dei costi operativi e alla tenuta del petrolchimico il colosso francese è comunque riuscito a chiudere il 2015 con 5,1 miliardi di dollari di utili netti, il 20 per cento in più dell’anno precedente. Quest’anno Pouyanné prevede di ridurre i costi di almeno 2,4 miliardi, ma al tempo stesso di continuare ad aumentare la produzione con l’avvio di nuovi pozzi, fra cui quelli di Tempa Rossa. Si tratta del primo giacimento della storia di Total in Italia, fatta eccezione per quelli realizzati dall’assorbita Elf negli Anni ottanta. Ormai da giorni l’azienda si nega a qualunque commento sulla nuova inchiesta, ma l’investimento in Italia è fuori discussione. L’emendamento approvato alla fine dell’anno scorso nella legge di Stabilità era l’ultimo ostacolo alla lunga marcia per vedere uscire dalla terra lucana il primo barile: senza di esso, il petrolio estratto in Basilicata non potrebbe essere trasportato lungo l’oleodotto dell’Eni fino al porto di Taranto, dove verrà raffinato o trasportato altrove.