La Stampa 3.4.16
La natura romantica del Papa
di Claudio Gallo
Ci
vuole un certo coraggio a criticare un papa amato da tutti: potenti e
poveri, persino dagli ex mangiapreti. Nel suo Madonna Povertà. Papa
Francesco e la rifondazione del cristianesimo, (Neri Pozza, pp. 96, €12)
Flavio Cuniberto, docente di filosofia all’università di Perugia, lo fa
con garbata determinazione. Il rispetto non maschera tuttavia la
durezza della tesi: la «rifondazione» del cristianesimo di Bergoglio
assomiglierebbe molto alla sua liquidazione.
Cuniberto vede lo
stile apostolico del papa argentino, comunemente percepito come un
salutare ritorno al Vangelo, come un allontanamento dalle radici
cristiane. Su quali elementi si basa una diagnosi così severa? Il
documento sulla povertà, tema prediletto di Bergoglio, poggerebbe su una
contraddizione: la povertà è denunciata come male da sradicare, e nello
stesso tempo esaltata come un «tesoro» da preservare, «porta del
paradiso». Ad andare perduta sarebbe proprio l’accezione evangelica
della povertà: la sua dimensione spirituale come «svuotamento, come
abbandono proteso verso la Grazia, come “fame” e “sete”» della Parola.
Ridotta
a categoria sociologica, la povertà perde la sua valenza metafisica per
entrare in un regime indeciso fra lo sguardo illuministico verso una
miseria-da-sradicare e lo sguardo compassionevole per il povero come
figura Christi.
A questa lettura, «estremamente riduttiva, della
povertà evangelica», farebbe riscontro una visione della natura che
appare più romantica che cristiana. E’ l’idea della natura come realtà
intrinsecamente buona e «salva», ma esposta alla violenza devastatrice
dell’uomo.
L’autore non ignora gli effetti nefasti delle tecnica
moderna, ma obietta «alla soppressione di quell’evento originario che
sfigura la creazione, sottomettendola, come scrive San Paolo, alla
“caducità” (Rm 8,20)». In questa prospettiva, che abolisce di fatto il
Male come realtà metafisica riducendola alla malvagità dell’essere umano
violentatore, l’obiettivo non è più la «redenzione», ossia il
ripristino, attraverso il sacrificio di Cristo, della Natura originaria.
Condivisibile e perfettamente «laico», l’obiettivo diventa la
salvaguardia del pianeta. La prospettiva religiosa e spirituale si
riduce a un’alleanza nella lotta contro i guasti della modernizzazione e
l’ingiustizia sociale. Bergoglio incontra Vattimo? Affascinante ma
forse un po’ radicale.
Alla fine degli Anni 70, il filosofo
cattolico Emanuele Samek Ludovici avvertiva del rischio che la Chiesa
diventasse una sorta di para-Unesco, perdendo così la sua ragione
d’essere. Cuniberto, che di Samek fu allievo e amico, continua a modo
suo quel cammino, scomodo oggi come allora.