La Stampa 3.4.16
Le accuse della Procura: per l’Eni
100 milioni di risparmi irregolari
Indagato anche l’ammiraglio De Giorgi. Le domande dei pm alla Boschi
di Grazia Longo
Siamo
solo all’inizio. I due filoni d’inchiesta sulle estrazioni petrolifere
in Basilicata, avviati nel 2013, sono destinati a riservarci nuove
sorprese. Dai quasi 100 milioni di euro risparmiati dall’Eni per le
pratiche irregolari di reinterramento delle acque reflue all’ipotesi di
disastro ambientale.
E intanto, mentre continuano a infuriare le
polemiche sul piano politico da parte del M5S e della Lega, già la
prossima settimana potrebbero essere interrogate la ministra per i
Rapporti con il Parlamento Maria Elena Boschi e l’ex titolare del
dicastero dello Sviluppo economico Federica Guidi. I magistrati hanno
chiesto alla Boschi di indicare una data utile. «Domani passa
l’emendamento... è d’accordo anche Maria Elena» diceva al telefono la
Guidi al fidanzato il 13 dicembre 2014. L’emendamento alla legge di
stabilità avrebbe favorito le aziende del compagno del ministro Guidi.
È
dunque probabile che alla ministra Boschi venga chiesto se fosse a
conoscenza del fatto che la ministra Guidi era fidanzata con
l’imprenditore petrolifero Gianluca Gemelli. E se sapesse della
convenienza che questi avrebbe avuto dallo sbloccamento dell’operazione
Tempa Rossa della Total. E ancora: perché il ministro Boschi era
convinta della necessità dell’emendamento? Esso era stato
particolarmente sollecitato dall’allora ministra Guidi?
Gli
interessi in gioco sono molteplici. Nel risiko degli affari del Texas
italiano - che si estendono fino al porto di Augusta in Sicilia - si
impongono due aspetti giudiziari. Uno legato ai mancati controlli della
Regione Basilicata sullo smaltimento dei rifiuti connessi alle
estrazioni di greggio. L’altro all’attività corruttiva per appalti e
subappalti. Quest’ultimo ha uno stralcio siciliano - per ora ancora in
mano alla procura di Potenza - che ha per oggetto il supposto sodalizio
tra l’imprenditore Gianluca Gemelli e il capo di Stato maggiore della
Marina Giuseppe De Giorgi, con il coinvolgimento di un altro indagato,
Valter Pastena, dirigente della Ragioneria dello Stato da pochi mesi in
pensione.
In un’intercettazione telefonica emerge un presunto
coinvolgimento dell’ammiraglio per favorire Gemelli nelle sue molteplici
attività al porto di Augusta. in provincia di Siracusa. I reati
contestati all’ammiraglio sono associazione a delinquere finalizzata
all’abuso d’ufficio e traffico d’influenze. Giuseppe De Giorgi ha forse
sponsorizzato le società di approvvigionamento carburanti o di
smaltimento acque connesse al fidanzato dell’ex ministro? I pm di
Potenza Francesco Basentini e Laura Triassi, la pm della Direzione
distrettuale antimafia Elisabetta Pugliese stanno indagando, in
collaborazione con la Squadra mobile del capoluogo lucano, per
ricostruire i reali rapporti tra i due uomini.
Il porto di Augusta
è un importante scalo commerciale, ma la sua natura principale è quella
militare, per la presenza determinante della Marina. Si tratta inoltre
del principale porto petrolifero italiano, con oltre 32 milioni di
tonnellate di carburanti movimentati (il 60% del fabbisogno nazionale è
soddisfatto dalla raffinazione effettuata nel polo petrolchimico
adiacente). Ed è proprio ad Augusta, città natale di Gemelli, che
Gianluca Gemelli ha creato due società. La Its, (Industrial Tecnical
Service srl) risale al 2006 ed è specializzata in manutenzione di
impianti chimici, petrolchimici, petroliferi e produzione di energia. La
Ponterosso invece è una srl che si occupa di ingegneria e management
nei settori dell’energia, petrolio e gas e bonifiche dell’acqua.
L’intraprendente imprenditore nell’ottobre 2014 viene nominato membro
del consiglio direttivo dell’Industria Acqua Siracusana Spa (Ias), che
gestisce il depuratore consortile di Priolo in cui confluiscono gli
scarichi industriali provenienti del polo petrolchimico. Lo Ias si
occupa dello smaltimento di circa 14 milioni di metri cubi di reflui
industriali e circa 6 milioni di reflui civili. De Giorgi nega ogni
addebito: «La cosa mi sorprende e mi amareggia, e tutelerò la mia
reputazione nelle sedi opportune».
I carabinieri del Noe, nel
frattempo, continuano ad indagare su eventuali ipotesi di disastro
ambientale e su omessi controlli da parte della Regione Basilicata.
Finora non ci sono indagati tra gli esponenti politici della Regione:
l’unico colpito da una misura cautelare (divieto di dimora) è il
dirigente regionale Salvatore Lambiase, che fino alla pensione
(raggiunta due mesi fa) guidava l’ufficio compatibilità delle acque. Il
dirigente è accusato di aver concesso autorizzazioni «anomale» che
avrebbero consentito all’Eni di non smaltire in modo adeguato le acque
derivate dai prelievi petroliferi. In questo modo l’Eni avrebbe
risparmiato una cifra che oscilla tra i 44 e i 114 milioni di euro.
Saranno
effettuate nuove analisi epidemiologiche sulle matrici ambientali. Nel
centro oli la produzione è stata sospesa dalla compagnia petrolifera due
giorni fa. La Procura di Potenza, infine, presenterà appello contro il
rigetto da parte del gip del Tribunale del capoluogo lucano della
richiesta di arresto per Gianluca Gemelli. Su di lui gravano le accuse
di concorso in corruzione e millantato credito.